Per quanto riguarda la riforma fiscale 2023 operata dal governo di Giorgia Meloni, è in arrivo la rivoluzione dell’Ires. Gli obiettivi del governo sono quattro: certezze del diritto, riduzione dei contenziosi, semplificazione e diminuzione del carico fiscale.

Inoltre in estate è prevista una tregua Per tutti i contribuenti che non hanno pagato le imposte e gli adempimenti nel mese di agosto, ripresa infatti la scadenza al 10 settembre, data l’impossibilità per l’amministrazione finanziaria di trasmettere gli avvisi bonari e tutti i controlli.



Stop alle tasse d’estate: le misure del governo in favore delle pMI

Inoltre in tema di imposte sarà ridotto l’onere e detassato l’utile in caso di ulteriori investimenti in “beni e servizi 4.0”, quindi digitali oppure investendo nella “forza lavoro”. Questo è quanto dichiarato dal vice ministro Maurizio Leo nel corso di un incontro che si è svolto con la stampa specializzata.



In estate potranno andare in ferie dunque anche gli obblighi relativi al pagamento delle tasse, in particolare una riduzione dell’aliquota Ires che verrà operata in maniera indiretta, attraverso la detassazione di tutti gli utili prodotti dalle imprese oppure attraverso gli investimenti.

Inoltre è prevista la revisione di alcune limitazioni alla deducibilità dei costi attualmente stabiliti nel Tuir, tra cui quello delle auto aziendali. In questo modo si avvicineranno progressivamente il risultato civilistico e la base imponibile fiscale, ma per effettuare ciò le imprese avranno bisogno di avere un bilancio che possa rispondere ad una sorta di visto di conformità, quindi a quel punto, si potrà procedere con l’allineamento civilistico fiscale.



Stop alle tasse d’estate: il governo vuole ridurre i contenziosi

Il lavoro del Ministero non concerne soltanto questo, ma anche l’obiettivo di ridurre i contenziosi tra fisco e contribuenti. Quindi verranno introdotti a tal proposito due sistemi: uno sarà attivo per le piccole e medie imprese, invece un altro per le imprese di grandi dimensioni.

Per la prima categoria si pensa ad un concordato biennale, quindi il contribuente dovrà determinare insieme all’amministrazione finanziaria l’utile della propria attività ed eventuali incrementi o decrementi dello stesso che non avranno rilevanza fiscale.

Per le imprese di grandi dimensioni invece ci sarà una implementazione delle cooperative compliance che comporterà l’abbassamento della soglia di accesso all’istituto. Si pensa dunque ad un modello ispirato al dialogo tra l’amministrazione finanziaria e il contribuente, una misura che in paesi esteri è già adottata, ad esempio in Svizzera.

Si tratta di riorganizzare integralmente un sistema dalle radici per lavorare ad un fisco di fiducia, modificando integralmente la visione dell’opinione pubblica in merito all’ente della riscossione. La certezza del diritto, insieme ad una rafforzata fiducia renderà più stabile il sistema fiscale e garantirà all’Italia l’attrazione di investitori esteri, uno degli obiettivi del governo.