L’Unione Europea non è assolutamente intenzionata a retrocedere sulla questione dello stop alle auto a benzina e diesel, in programma dal 2035. A ribadirlo è stato il commissario al Mercato interno e all’Industria Ue Thierry Breton, che parlando con un gruppo ristretto di media fra cui il Corriere della Sera ha spiegato: «Il passaggio alle auto elettriche comporterà la distruzione di centinaia di migliaia di posti di lavoro lungo tutta la filiera, in tutta l’Ue saranno circa 600 mila. Il settore automobilistico fornisce 12,7 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti in Europa, pari al 6,6% dell’occupazione totale dell’Ue». E ancora: «Non mi sono mai preoccupato della capacità dei produttori di accelerare l’elettrificazione. Le mie preoccupazioni sono sempre state rivolte alle persone: consumatori e lavoratori».
Su eventuali margini di intervento, Breton specifica: «C’è la clausola di revisione al 2026 sugli standard di CO2 per auto e furgoni. Ora dobbiamo monitorare i progressi. In modo da avere il tempo, se necessario, di aggiustare le traiettorie e considerare altre opzioni tecnologiche. Per questo voglio istituire un gruppo, composto dall’intero ecosistema automobilistico — industria, sindacati, consumatori, produttori di elettricità — per fare il punto sui progressi compiuti. Dobbiamo essere molto vigili visto l’attuale contesto economico. Il gruppo si incontrerà ogni tre mesi». Nel dettaglio, l’Ue si concentrerà principalmente su questi aspetti: «Su come produrremo i 150 GW di capacità elettrica necessari entro il 2050; sui punti di ricarica pubblici, ne avremo bisogno di 6,8 milioni al 2030 e oggi ne abbiamo solo 350.000, il 70% dei quali in Francia, Germania e Olanda; sulle materie prime per le batterie; sui posti di lavoro da riconvertire e sull’accessibilità delle auto elettriche, che restano irraggiungibili per la maggior parte degli europei».
STOP AUTO DIESEL E BENZINA, BRETON: “NEL 2050 IL 20% DEI VEICOLI…”
L’Ue in vista di questa trasformazione che sarà decisamente epocale, è pronta ad istituire un fondo di transizione per le industrie del settore: «Ci sono regioni – ha specificato Breton – come l’area intorno a Torino in Italia o altre in Germania che sentiranno un forte impatto. Non solo non abbiamo un budget dedicato, ma non abbiamo nemmeno la struttura o la governance per condividere le buone pratiche e facilitare lo scambio di conoscenze tra le regioni direttamente interessate. Per questo ritengo che serva un nuovo fondo per sostenere una transizione giusta nel settore automobilistico, da prendere in considerazione entro il 2026».
In conclusione di intervista Breton ha spiegato, facendo chiaramente capire come lo stop della circolazione delle auto a benzina e diesel non avverrà da un momento all’altro: «Nonostante il divieto di vendita di veicoli a combustione interna entro il 2035, nel 2050 ci sarà ancora almeno il 20% di auto con motore a combustione sulle strade. E c’è il rischio che il target del 2035 debba slittare. Inoltre, i camion non sono ancora soggetti ai nuovi standard di CO2 e anche i veicoli elettrici continueranno a inquinare, in particolare pneumatici e freni anche delle auto elettriche, che sono molto più pesanti a causa delle batterie. Inoltre i motori a combustione saranno usati dal resto del mondo ancora per molto tempo. Invito i produttori europei a garantire investimenti in questa tecnologia, per contribuire a migliorare la qualità dell’aria e la mitigazione dei cambiamenti climatici anche nei Paesi terzi».