La Siemens ammette di non poter esprimere oltre quanto già comunicato in merito alla questione della riduzione del gas, dovuta ufficialmente alla manutenzione, che ha interessato dapprima una riduzione del 50% da parte di Gazprom, verso l’Europa e che transitava attraverso il Nord Stream 1. Berlino cominciò a tremare, ma Draghi puntò il dito: “Putin fa un uso politico del gas”. Tutto vero?



Stop gas russo: se lo stop arrivasse a Luglio, l’Europa andrebbe in default?

L’azienda che tiene gli appalti per la manutenzione del Nord Stream 1 e per la costruzione del Nord Stream 2 è l’azienda Siemens, tedesca al 100%.

Non tutte le componenti utilizzate da questa azienda sono però prodotte in Europa, è il caso della famosa turbina della discordia, quella che è stata tenuta in ostaggio in Canada per oltre un mese, benché l’Italia si trovasse con soltanto il 50,04% di stoccaggi riempiti. Veramente poco per poter arrivare a gennaio 2023 secondo il piano di de scalzi, che comunque ammetteva la possibilità per l’Italia di poter resistere anche in caso di stop del gas. Tuttavia lo stop del gas, lo si attendeva verso settembre 2022, non certo a luglio. E questo cambia le carte in tavola.



Ma la turbina che sta arrivando dal Canada, dopo un mese di trattativa e trattenuta dal governo di Troudot a causa dell’applicazione delle sanzioni è stata finalmente sganciata ieri da Montreal, suscitando le ire di Zelensky che, per un giorno, si è concesso preoccupazioni ulteriori a quelle degli armamenti, visto che la Gran Bretagna, pur respirando il default ha stanziato 1,8 miliardi per gli armamenti di Kiev e che oggi chiede un milione di uomini per combattere i russi nel sud del paese. Ma restando alla questione del gas la stessa Gran Bretagna ha chiuso la rete da e verso l’Europa che fungeva per la Gran Bretagna come banca del gas, visto che il Regno Unito non è in grado di stoccare da sé il gas di cui ha bisogno. Qualcuno ha tentato di far capire a Johnson che la mossa era sbagliata, ma lui non ha colto il suggerimento e ha proseguito su questa strada.



Stop gas russo: dalla Germania la Siemens ammette “sono le sanzioni canadesi”

E poi veniamo alla Germania, quella che produce 3,2 miliardi di euro di PIL ed è la più in crescita di tutta l’eurozona che rischia il default in caso di stop del gas russo, come aveva detto la Bundesbank nell’aprile scorso, quando Putin aveva richiesto il pagamento di gas in rubli, scatenando le ire del G7 che commentò: “il pagamento in rubli è contro gli accordi”.

Siemens un mese fa dichiarò: “Le turbine a gas azionano i compressori necessari per la pressurizzazione del gas naturale nel gasdotto Nord stream 1 e sono turbine a gas aereo e derivate, prodotto in Canada e utilizzate da più di 10 anni. Per mantenere il gasdotto operativo, è necessario che queste siano revisionate regolarmente. Una turbina è in fase di revisione a Montréal, per motivi tecnici la revisione di queste può essere eseguita solo a Montreal, in Canada appunto a causa delle sanzioni imposte dal Canada, Siemens Energy non è attualmente in grado di spedire al cliente turbine a gas ricondizionate“.

Dunque erano le sanzioni a tenere in ostaggio la turbina in Canada e dopo una lunga trattativa con il governo canadese l’azienda tedesca è riuscita a riportarla in Europa suscitando così le ire di Zelensky.
Nelle prime ore del mattino del 21 luglio si vedrà davvero chi è che deciderà di fare un uso politico del gas, perché è quello il termine ultimo della manutenzione del Nord stream 1 che qualcuno tenta di riparare da giugno 2022.

Ma perché Zelensky si adira tanto? È nota il Biden gate, la storia del figlio di Joe Biden posto ai vertici di una multinazionale del gas che collabora strettamente con la Russia per l’erogazione e la distribuzione del gas dal territorio ucraino a quello europeo. Gli sarebbero toccati ben 50.000 dollari al mese nonostante il figlio di Biden non avesse la minima competenza in merito. Ma tanto sarebbe bastato a far arrabbiare il Cremlino perché ciò avrebbe dimostrato le ingerenze americane nel tessuto economico russo.