Un recente rapporto redatto dalla Corte dei conti dell’Unione Europea, citato dal sito Euractiv, ha lanciato un allarme in merito allo stop dei motori a benzina previsto per il 2035. Secondo i revisori, infatti, allo stato attuale della produzione europea sarà impossibile rispettare il vincolo annuale che l’UE ha posto, con il concreto rischio che salti tutto il piano (o ritardi), oppure che l’Europa si trovi ad essere completamente dipendente da una paese estero.



Lo stop dei motori a benzina e diesel è stato proposto già da alcuni mesi, ma sarebbe stato ufficialmente approvato e, di conseguenza, è entrato in vigore. L’obiettivo dell’Unione è quello di ridurre l’impatto ambientale dei paesi membri, puntando ad un azzeramento quasi totale delle emissioni private di gas serra da parte delle automobili grazie all’uso di motori elettrici, sulla carta più green nel lungo termine. Secondo la Corte dei conti, tuttavia, per giungere veramente allo stop dei motori a benzina l’UE dovrà affrontare tre ostacoli importanti: la mancanza di accesso alle materie prime critiche (come il litio, il cobalto e il nichel), l’aumento del costo dell’energia e la concorrenza degli altri attori globali (Cina soprattutto).



Il rapporto: “Stop ai motori a benzina impossibile entro 2035”

Complessivamente, la Corte ritiene che a causa di questi tre problemi lo stop dei motori a benzina e diesel rischia di slittare avanti nel tempo. Infatti, non si tratta di problemi irrisolvibili, ma comunque richiederanno parecchio tempo, specialmente per quanto riguarda l’individuazione, l’estrazione e l’avvio di un articolato sistema di lavorazione delle materie prime critiche, attualmente estratte soprattutto dagli altri continenti.

L’alternativa di acquistare le materie critiche all’estero, continua l’allarme della Corte sullo stop ai motori a benzina, non sarebbe efficiente, perché ciò renderebbe l’Europa meno indipendente, specialmente dal punto di vista dei prezzi delle auto per i consumatori che dipenderebbero in larga parte dal venditore di materie prime. Complessivamente, il rapporto mira ad esporre il fatto che all’Europa servano incentivi per la produzione interna delle batterie fondamentali dopo lo stop ai motori a benzina, ma fino ad ora non è stata prevista nessuna norma in merito. Inoltre, l’UE vorrebbe un diffuso sistema di riciclo delle batterie esauste per recuperare (e riutilizzare) i componenti fondamentali, ma anche in questo senso non è stata adottata nessuna misura per giungere concretamente all’obiettivo. A conti fatti, spiega Annemie Turtelboom ad Euractiv, serviranno “20 o 30 anni” per rendere effettivo l’abbandono dei motori endotermici, con almeno 20 anni di ritardo rispetto agli obiettivi posti.