Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale policlinico “San Martino” di Genova, ha parlato ai microfoni del “Corriere della Sera”, facendo il punto della situazione sulla pandemia di Coronavirus e sulle misure attuate sin qui. Contrastare il virus è “impossibile, come tentare di fermare un’onda con un castello di sabbia. Tanto più che, secondo l’Imperial College di Londra, sta per arrivare una sottovariante ancora più contagiosa, la BA.2.75, appena comparsa in India, forse la più contagiosa nella storia”.
Secondo Bassetti, è necessario concentrarsi dove il virus fa più danni, val e a dire nei fragili per età e per patologia e negli immunodepressi. Soggetti che, oltre a vaccinarsi, dovrebbero “usare la mascherina al chiuso, non in luoghi inappropriati. Trovo ridicolo andare in spiaggia con naso e bocca coperti, significa sminuire l’importanza di questo strumento“. Allargare la platea dei destinatari della quarta dose ai 60enni è una mossa opportuna o no? “Sono 25 milioni di persone in più cui dedicarsi. Meglio decidere chi mettere in sicurezza, organizzando bene e con chiarezza la campagna vaccinale e procedendo per gradi”.
MATTEO BASSETTI: “DOBBIAMO RICONQUISTARE LA FIDUCIA DELLA GENTE”
Nel prosieguo dell’intervento sul “CorSera”, Matteo Bassetti ha sottolineato altresì la necessità di lasciare circolare liberamente i positivi asintomatici, “raccomandando loro certi comportamenti”, e di eliminare isolamento e quarantene: “Cambiamo la norma dei 7 giorni a casa se sei vaccinato e 10 se non lo sei. Diciamo alla gente di non uscire finché sono presenti sintomi. Poi possono riprendere a circolare indossando la mascherina. Così si riconquista la fiducia della gente. La popolazione ha una scorza immunitaria tale da offrire forte resistenza all’infezione. Il Covid è quello delle bare di Bergamo, delle rianimazioni intasate di pazienti intubati. Non è quello attuale”.
Bassetti ha quindi concluso dicendo: “Non ha senso raccomandare la mascherina, su, per favore. Ascoltiamo gli infettivologi che vedono i pazienti e sanno che dopo due giorni di raffreddore si sta bene. La corsa ai tamponi è ingiustificata. Non ha senso fare il test senza aver sviluppato sintomi, semplicemente perché puoi aver avuto contatti con un positivo”.