Giorni terribili per il movimento calcistico femminile italiano: solo ieri sera il Consiglio Federale della FIGC ha deciso di fermare il calcio femminile e in primis di stoppare il campionato della Serie A donne, a cui pure mancavano appena 6 giornate per concludere la stagione (più recuperi). Niente scudetto alla Juventus Women (che pure era prima in classifica con un ampio vantaggio) e classifica determinata dall’algoritmo, con le bianconere e la Fiorentina che andranno in Champions League e i club di Orobica e Tavagnacco che saranno retrocesse: verdetti ormai decisi ma che segnano certamente una grave sconfitta per tutto il mondo del calcio. Non si è stati in grado di garantire (come per i primi tre campionati maschili) la disputa in sicurezza di appena sei giornate per chiudere la stagione: senza titolo nè conclusione del campionato, di fatto la Serie A donne come in generale il calcio femminile sarà costretta a ripartire da un altro anno zero. E tutto, questo ricordiamo, a circa un anno dall’esaltante esperienza delle azzurre di Bertolini ai Mondiali, punto fermo della storia del movimento da cui sarebbe dovuta partire una completa rivoluzione del sistema calcio femminile in Italia, orientata verso il riconoscimento del professionismo alla categoria. Rivoluzione e promozione che evidentemente sono ancora ben lontane dall’arrivare, visto che oltre alla miopia della Federcalcio, pure si sono messi anche i club della Serie A donne, a farsi autogol ieri sera.
STOP ALLA SERIE A DONNE: CLUB E GIOCATRICI DIVISE
Perchè se è vero che la decisione della FIGC di stoppare la Serie A donne con solo sei giornate ancora da disputare per concludere regolarmente il campionato ci appare miope, pure non ha favorito il no secco che le calciatrici hanno affermato solo domenica, in tarda serata, all’ipotesi, paventata, di tornare in campo ma solo per disputare play off e play out brevi in un’unica sede a fine luglio, con protocolli sanitari garantiti (e pagati, nota da non trascurare) dalla FIGC. Certo non il miglior scenario visto che la ripresa della Serie A secondo il format originario non era impossibile, ma comunque sempre meglio di niente: anche perchè secondo la proposta della FIGC in tal modo sarebbero stati garantiti gli ultimi incontri decisivi per la stagione e pari protocolli medici degli uomini professionisti, sostenuti economicamente dalla stessa Federazione, come richiesto tempo fa dalle giocatrici stesse. Ma proprio qui si è vista tutta la fragilità del sistema del calcio femminile: club e giocatrici, uniti nel rigettare i play off al grido di “Si gioca tutti o nessuno”, si sono poi rivelati inconsistenti e disorganizzati nel prendere in esame la ripartenza del campionato: una frammentarietà che in sede del Consiglio della FIGC ha portato di fatto a zero discussione sul tema e alla presa di posizione netta della Federcalcio, di stoppare la Serie A donne, con tutte le conseguenze del caso. Ora però, la “frittata è fatta” e il calcio femminile italiano deve ripartire, ancora una volta da zero, con la speranza che da tutto questo, l’intero movimento possa crescere ancor più unito e consapevole. E con la speranza, da parte di tutti gli appassionati che a rimetterci, da tutta questa ben triste vicenda, non sarà la nostra Nazionale, che a settembre tornerà in campo per i tornei di qualificazione ai prossimi Europei.