La prima domanda è: quanti parlamentari europei saranno ancora in sella tra 14 anni? Pochi, la maggior parte sarà a godersi la strameritata e imponente pensione elargita dalla Comunità e non sarà più un loro problema. La seconda è: quanti di loro, potendo ancora guidare, avranno difficoltà a spendere 10 mila euro in più per comprarsi una macchinetta elettrica. Nessuno, visto gli stipendi che prendono e la succitata pensione.



La terza è più importante questione è: cosa gliene impipa ai parlamentari europei degli operai e delle industrie che vivono mettendo insieme motori termici. Questa è la risposta più facile, lapalissiana: non gliene frega niente. Lo hanno dimostrato l’altro ieri sera votando a maggioranza la norma che stabilisce che dalla fine del 2035 in Europa non potranno più essere vendute auto che abbiano anche solo una piccola parte della trazione mossa da un motore a benzina, a gasolio, a gpl o a metano. Tutto elettrico. Et voilà, tiriamo una riga. 



Dopo le sanzioni energetiche che rischiano di mandarci in recessione bloccando le attività produttive, questa è la prova provata che tra i banchi di Strasburgo aleggia un pervicace, inspiegabile e incontenibile istinto suicidario. Salviamo il pianeta anche se mettiamo sul lastrico centinaia di migliaia di concittadini. Salviamo il pianeta anche se sappiamo benissimo che nessun altro in giro per il mondo ci seguirà. Salviamo il pianeta o, almeno, facciamo finta di salvarlo visto che nello stesso momento riapriamo le centrali a carbone, ripensiamo al nucleare e facciamo carte false per avere le terre rare necessarie per le batterie che vengono estratte da schiavi bambini nei posti più inquinati del mondo.



A rimetterci saranno gli automobilisti che dovranno avere a che fare con un mezzo che non soddisfa le loro esigenze, i molti meccanici che abbasseranno le saracinesche perché le auto elettriche sono meno complicate e più pericolose da riparare, i benzinai che da l’altro ieri hanno la data di scadenza come le mozzarelle. I produttori di petrolio, invece, festeggiano perché la maggior parte delle centrali elettriche (l’80% in Italia) vanno a derivati dell’oro nero e se ne consumerà di più, a parità di chilometri percorsi, per alimentarle rispetto a quelle che si utilizzavano per far marciare i motori termici. Come i cinesi che, in un solo colpo e grazie alla disponibilità di materie prime per le batterie, recuperano una posizione di forza, in un mercato dove non erano neanche mai riusciti ad avvicinarsi alla tecnologia occidentale. E come le case automobilistiche che, magari, faranno finta di opporsi, ma continueranno a produrre per il resto del mondo e, soprattutto dopo il Covid, hanno capito che i volumi di vendita contano solo per i fornitori e gli operai. Quindi, anche se la produzione dovesse dimezzarsi, e non accadrà, l’importante è triplicare i margini sui prodotti venduti, anche con l’aiuto degli Stati europei che gentilmente metteranno a disposizione miliardi di euro per rottamare le auto termiche e mettere in strada quelle elettriche. 

Poco importa se tutto il traffico su strada, compreso quello dei mezzi pesanti, rappresenti solo l’11,9% e quello delle auto in particolare il 7,14% delle emissioni di CO2 nell’aria, mentre il riscaldamento degli edifici o l’agricoltura pesano oltre il doppio. E non importa nulla se le emissioni di CO2 di origine umana sono molto, ma molto, più piccole di quelle naturali (oceani, piante vulcani). Vi diranno che da qualche parte bisogna cominciare e che le emissioni umane alterano un equilibrio. È come se vi dicessero che dal 2038 non sarà più possibile vendere alimenti di origine animale (speriamo di non aver dato un’idea ai solerti legislatori europei) visto che persino Greenpeace certifica che in Europa la produzione di carne, latticini e uova ha avuto un impatto climatico superiore a quello di auto e furgoni. Tutti vegani e tutti elettrici. Per forza.

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