“Lady Be Good” è il nome di un bombardiere B-24 Liberator in forza al 376th Bomber Group dell’Usaaf. Nell’aprile del 1943 i bombardieri americani partono dal Nord Africa per bombardare gli obiettivi in Italia e nel sud Europa. Durante una missione sul Mediterraneo l’aereo semplicemente scompare. Non essendo rientrato alla base e, in assenza di notizie certe, l’aereo è dato per disperso, e in breve tempo il suo equipaggio e la sua missione sono dimenticati.



Nel 1959, sedici anni dopo, una spedizione petrolifera nel deserto libico si imbatte nei resti di un bombardiere americano. Il relitto si trova ad oltre 650 chilometri più a sud dei vecchi aeroporti dai quali i bombardieri alleati decollavano durante la campagna del Mediterraneo. L’aereo sembra aver fatto un atterraggio di fortuna nel deserto. L’equipaggiamento, le armi e le dotazioni di bordo sono nell’aereo, ma dell’equipaggio non c’è traccia. La scritta ancora visibile sulla fiancata ed i numeri di matricola permettono di identificarlo con certezza: è il “Lady Be Good”.



La spiegazione di come abbia fatto il bombardiere a perdersi nel deserto è frutto di una serie di congetture e supposizioni e sulla ricostruzione dei fatti effettuata da una commissione di indagine dopo il ritrovamento del relitto. Questa è la sua storia.

Parte prima: aprile 1943

Il 376th Bomber Group nasce a seguito dell’attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941. È formato principalmente da volontari e nei tre anni successivi compie diverse missioni, tra le quali il primo raid a bassa quota sulle raffinerie di Ploesti. Mentre l’Afrika Corps di Rommel attacca la Libia, il 376th BG viene dispiegato a Soluch, una località all’interno dalla costa della Cirenaica, a sud di Bengasi. Il reparto subisce alcune perdite e nella primavera del 1943 nuovi aerei e rimpiazzi degli equipaggi arrivano dalla Florida. Tra di loro c’è un B-24D Liberator, matricola Numero 41-24301, che l’equipaggio ha soprannominato “Lady Be Good”. L’aereo, al comando del 2nd Lt. Samuel D. Rose, giunge felicemente in Africa, ma il suo equipaggio viene assegnato ad un altro B-24. Al “Lady Be Good” è assegnato un nuovo equipaggio, al comando del 1st Lt. William J. Hatton, che entra subito in azione per una missione programmata per la notte successiva. Si tratta del bombardamento del porto di Napoli con altri 25 velivoli del 376th BG. La prima missione del “Lady be Good” sarà anche l’ultima. La missione prevede un arrivo di sorpresa sull’obiettivo all’imbrunire, e il ritorno alla base di Soluch protetti dal buio della notte. L’equipaggio del “Lady Be Good” è entusiasta di avere tra le mani un aereo nuovo di zecca, e la missione sembra semplice e ben pianificata.



In realtà fin dall’inizio si evidenziano una serie di complicazioni. La prima sezione decolla senza problemi. La seconda sezione, quella del “Lady Be Good”, decolla in mezzo ad una tempesta di sabbia. Metà dei velivoli rientrano alla base a causa dei danni arrecati dalla sabbia che è entrata nei motori. Il “Lady Be Good” riesce ad alzarsi in volo, ma resta attardato e vola in coda alla formazione, a causa di problemi dovuti alla sabbia entrata nei carburatori attraverso le prese d’aria. L’equipaggio, privo di esperienza, non si accorge della cosa. Volando a velocità ridotta non riesce ad arrivare sul target prima del calare delle tenebre. Hatton, che guida un gruppo di quattro aerei che hanno gli stessi problemi di alimentazione, fa rotta sulla Sardegna per virare poi verso Napoli. Con il buio non riescono a identificare il porto, e sganciano le bombe in mare. Sulla via del rientro, nel buio della notte, i quattro aerei si separano e si trovano soli sopra al Mediterraneo. Il “Lady Be Good” è inquadrato dal radar di un caccia notturno tedesco che prosegue nella direzione del riflesso radar del bombardiere americano, pensando di arrivargli in coda. In realtà i due aerei stanno volando uno verso l’altro. Il B-24 compare all’improvviso davanti al caccia tedesco. Il pilota tedesco apre il fuoco mentre richiama l’aereo per evitare la collisione. Alcuni colpi danneggiano il motore numero due del bombardiere, che riesce ad evadere dirigendosi verso sud, volando con i tre motori rimasti in funzione.

Alla base di Soluch, poco dopo mezzanotte, il “Lady Be Good” ad un certo punto semplicemente scompare. Il giorno seguente viene inviata una missione di ricerca, che però non trova traccia del velivolo. Si pensa che l’aereo sia precipitato inabissandosi nel Mediterraneo, e il mistero della sua scomparsa è presto dimenticato.

Il “Lady Be Good” vola verso sud, in direzione della base. Il volo notturno sopra il deserto è molto impegnativo per un pilota. il deserto e la superficie del mare possono sembrare identiche. Le luci sono pochissime, e così pure i punti di riferimento. È facile andare in disorientamento, non capire se si sta scendendo o salendo, o scambiare le stelle per luci a terra, ed il buio al disotto per il cielo. Hutton ed il suo equipaggio riescono tuttavia a fare una navigazione notturna sorprendentemente accurata. La bussola radio funziona, ma apparentemente non viene usata. Il pilota chiede via radio al controllo di terra di Soluch un vettore di bussola. Quando il pilota segue la rotta basata su un vettore radio, corrispondente alla direzione di bussola fornita da un segnale radio, è indispensabile conoscere la posizione relativa rispetto alla stazione radio che emette il segnale. Un pilota o un navigatore inesperto possono non accorgersi che stanno già sorvolando la stazione radio che emette il segnale, e continuare oltre. Quando chiedono il vettore l’operatore ruota l’antenna circolare del radiogoniometro fino a che la qualità della trasmissione migliora e raggiunge il livello più alto, in modo tale da poter disegnare una linea ideale tra l’aereo in volo e la stazione radio. L’aereo segue quindi la direzione fornita da quella linea.

Il “Lady Be Good” procede con una navigazione sorprendentemente accurata, ma quando riceve il vettore si trova già più a sud della base. Prosegue quindi nella stessa direzione, che lo porta ad allontanandosi sempre più dalla propria base. Possiamo immaginare gli uomini dell’equipaggio con gli occhi rivolti verso il basso ad osservare la nera superficie di quello che credono essere il mare (ma che in realtà è già il deserto) alla ricerca di una qualsiasi luce che possa indicare che stanno finalmente sorvolando la linea della costa. Più tardi quella notte, quando il carburante è quasi terminato, credendo di essere ancora sopra il mare si lanciano con il paracadute ed il salvagente indosso. L’aereo continua a volare senza l’equipaggio ancora per un po’, fino a che il carburante non si esaurisce del tutto, e in volo planato scende lentamente fino a schiantarsi nel deserto. Il Tenente Hatton e i suoi nove uomini d’equipaggio non furono mai più rivisti.

Parte seconda: maggio 1959

Nel mese di maggio 1959, dopo 14 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e 16 anni dopo la scomparsa del “Lady Be Good”, i geologi Ronald G. MacLean e S.V. Sykes stanno facendo prospezioni petrolifere per la D’Arcy Exploration Company, Ltd., di Tripoli e Bengasi nel deserto della Libia. Si trovano in volo sopra il deserto e stanno effettuando una ricognizione aerea a circa 385 miglia a sud di Tobruk. Guardando in basso, MacLean è sorpreso dalla improvvisa apparizione di quello che sembrava il relitto di un bombardiere B-24, adagiato nella sabbia sotto di loro. Chiede quindi al pilota di fare qualche giro sopra di esso. L’aereo, che appare in eccellenti condizioni, sembra aver fatto un atterraggio di emergenza nel deserto. Per quale motivo si trovi in quel luogo, molto più a sud delle basi americane utilizzate durante la Seconda guerra mondiale è tuttavia un mistero. In seguito ad un rapporto che MacLean e Sykes inviano all’Usaf sul ritrovamento dell’aereo, l’aeronautica americana inizia una complessa operazione per chiarire il mistero.

Qualche mese dopo, quando L’Air Force arriva sul luogo dell’impatto, trova l’aereo quasi intatto. Il nome dipinto sul fianco dell’aereo, “Lady Be Good”, ed i numeri di matricola sulla coda, consentono di identificare il velivolo, che secondo la documentazione degli archivi del Macr (Missing Aircrew Reports) era stato dato per abbattuto durante una missione, e l’equipaggio era stato considerato disperso in mare. Ai tecnici dell’Usaf sembra che l’aereo si sia posato senza danni durante un atterraggio di fortuna sulle dune, ma non c’è alcun segno dell’equipaggio. Sull’aereo trovano buona parte delle attrezzature e le dotazioni per la sopravvivenza nel deserto. Malgrado fossero passati 16 anni, a causa della assenza di umidità e del calore del deserto, buona parte dell’equipaggiamento dell’aereo sembra ancora come nuovo. La radio funzionava ancora, le armi in efficienza, il congegno di puntamento al suo posto. Ma non c’è alcuna evidenza che l’equipaggio sia stato ancora a bordo al momento dell’impatto.

(1 – continua)

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