Quella dell’Arandora Star è una storia di guerra che ci parla di pace, un fatto accaduto in mare, oltre 80 anni fa, la cui memoria è rimasta in vita grazie alla luce accesa dalla comunità di un piccolo paese sull’Appenino emiliano. Era il 30 giugno 1940 quando nel porto di Liverpool vennero imbarcati più di 1500 uomini in un transatlantico che, prima della guerra, era stato una lussuosa nave da crociera. Lo scafo tinteggiato di grigio, con tanto di filo spinato e con un cannone a prua e uno a poppa trasportava 86 prigionieri di guerra tedeschi e molti internati civili, di cui 479 tedeschi e 734 italiani, accusati di essere fascisti, costretti alla deportazione in Canada. Il 2 luglio venne silurata nell’Atlantico da un U-Boot tedesco e persero così la vita oltre 400 italiani di cui un centinaio di parmensi e ben 48 capifamiglia originari di Bardi (Parma).
Il tragico epilogo restituisce una memoria collettiva senza bandiere che per molti anni è stata dimenticata ed è riaffiorata all’inizio del terzo millennio grazie alla ricerca di laurea di una studentessa, Maria Serena Balestracci, che ha riannodato i fili dei racconti privati raccolti tra la Lunigiana e le alte valli del Taro e del Ceno. La storia, nascosta dalle autorità e custodita nel silenzio delle famiglie, sembrava destinata al silenzio, ma una volta squarciato il velo sempre più persone si decisero a portare la propria testimonianza. Ogni anno, il 2 luglio, familiari e parenti delle vittime di tutta Italia si davano appuntamento per un momento di preghiera e di raccoglimento nella Cappella eretta a Bardi nel 1969 dal Comitato pro vittime presieduto da Beppe Conti.
Quando la storia ha cominciato a varcare i confini dell’Appennino, il presidente Carlo Azeglio Ciampi ha voluto darle valore inviando una lettera e il presidente Sergio Mattarella nell’80esimo anniversario dell’affondamento ha ricordato “quelle vittime innocenti” con un messaggio ufficiale. La ricerca ha continuato a fare progressi raccogliendo documenti in diverse parti del mondo, portando alla luce nuovi aspetti storici e generando splendidi intrecci umani. Divenne un libro, Arandora Star. Dall’oblio alla memoria, uscito nel 2008 e presentato in anteprima nel giorno del 68esimo anniversario della tragedia a Liverpool, città da cui l’Arandora salpò per il suo ultimo tragico viaggio. In quella storica cerimonia ci fu lo scoprimento di una lapide alla memoria e la commemorazione ufficiale delle vittime, alla presenza dei familiari, degli ultimi sopravvissuti e delle autorità di tutti e tre i Paesi coinvolti, per la prima volta insieme. Il racconto e il documentario che seguirono hanno stimolato discussioni e commemorazioni ufficiali in diverse nazioni coinvolte, unendo le persone in un dialogo aperto sulla storia e sull’importanza di ricordare. Da quei giorni l’Arandora Star non è solo la tragedia di Bardi, ma un evento che ha stretto un legame tra comunità in Italia e oltre i confini, in Scozia, Australia, Canada. Si è trasformata in un’opportunità di pace, con gemellaggi tra luoghi che conservano la memoria di quei tragici eventi.
Nel 2023, il 2 luglio si è celebrata la Prima giornata degli emiliano-romagnoli nel mondo, istituita con atto ufficiale dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, un nuovo omaggio ai morti nella tragedia dell’Arandora Star e un tributo alle comunità emigrate. Intanto continuano ad arrivare nuove voci che ci parlano ancora dell’Arandora Star: il Daily Mirror ha riportato nelle scorse settimane la notizia del ritrovamento in Scozia della tomba di uno dei dispersi in mare dopo l’affondamento. Mentre si moltiplicano le attività nelle scuole, il progetto di un nuovo docufilm ha vinto un bando della regione Emilia-Romagna, ottenendo il sostegno per sviluppare sul tema un soggetto originale.
Le riprese si svolgeranno tra l’Italia, la Gran Bretagna (Londra e la sua Little Italy e il porto di Liverpool) per andare poi in Scozia, dove a Glasgow esiste un Arandora Star Memorial Garden curato anche dalla comunità italo-scozzese, e nelle isole Ebridi, che mesi dopo l’affondamento videro l’ultimo capitolo del dramma con i corpi di alcune vittime ritrovati nelle spiagge. A Colonsay vennero recuperate le spoglie del borgotarese Giuseppe Delgrosso. La comunità locale gli dette sepoltura e ogni anno si rinnova la cerimonia di deposizione di un fiore e di sostituzione della croce di legno rovinata dal vento e dal mare.
Le comunità di Borgotaro e di Colonsay oggi sono unite in un gemellaggio e a tutti i 120 abitanti dell’isola è stata conferita la cittadinanza onoraria. Il passato riaffiora nel presente anche nella spiaggia di Knockvologan nell’isola di Mull, in cui è presente una delle scialuppe di salvataggio semisommersa dalla sabbia e dalle maree. Così la storia dell’Arandora Star sarà raccontata ancora, utilizzando strumenti diversi, ma preservando intatta l’intensità emotiva che la contraddistingue.
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