L’omaggio di Google alla storia della pizza è stato gradito, anche se non sono mancate le polemiche. Di una ci siamo fatti portavoce anche noi: ci riferiamo al tema degli ingredienti. In alcuni casi, infatti, sono stati proposti esempi che nulla hanno a che fare con la tradizione italiana. Ma le critiche, si sa, devono essere costruttive, allora abbiamo deciso di proporre a Google qualche alternativa più gustosa di quelle proposte. Vogliamo una pizza diversa dal solito ma senza esagerare? C’è quella con pere e Brie. Il gusto di questa pizza si può esaltare anche con un po’ di miele. La frutta ben si abbina con i formaggi, per cui ha preso ormai piede la pizza mele e gorgonzola.



Le noci sono un altro ingrediente molto gradito, anche in forma di salsa. Ma le noci semplici possono essere abbinate a pinoli, rucola e radicchio per una versione “green”. Passiamo a qualcosa di saporito, come scarola, olive e capperi, un tris per arricchire di gusto la pizza. La storia si scrive continuamente, anche quella della pizza, ma per certe varianti, come l’ananas per citare un ingrediente che spesso finisce sulle pizze americane, non siamo ancora pronti e forse non lo saremo mai. (agg. di Silvana Palazzo)



LA PIZZA? UN CIBO VERO E VERACE…

Francesco De Bourcard in “Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti” raccontava come la storia della vera pizza napoletana ebbe ufficiale origine nel 1858, o almeno si ha prova certa di quel periodo. Quando la città era ancora la Capitale del Regno delle Due Sicilia, lo scrittore citava una sorta di pizza Margherita ante litteram con mozzarella e basilico. E il pomodoro? «Si può usare quel che vi viene in testa», sottolineava il trattato napoletano.

In realtà sarebbero bastati pochi anni e la ricetta della vera Margherita sarebbe sbarcata addirittura in America a New York: come ricorda il focus de “La Cucina Italiana”, dopo che i pizzaioli napoletani avevano diffuso diverse qualità di pizza tra la popolazione italiana e mondiale, si arriva alla piena approvazione ufficiale nel 1889, in occasione della storica visita a Napoli degli allora sovrani d’Italia re Umberto I e la regina Margherita. Un cibo vero e verace che meriterebbe finalmente l’assenso dell’Unesco per il pieno riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità. (agg. di Niccolò Magnani)



PIZZA TRA ORIENTE E NAPOLI…

Quella della pizza è una storia millenaria che oggi Google ha deciso di celebrare. Non è solo una tradizione italiana nota in ogni angolo del mondo, ma è pure uno dei nostri simboli più importanti. Sono tante le voci riguardo le origini. Facciamo un balzo nel Neolitico, periodo in cui nel vicino Oriente gli uomini cominciarono a cuocere sulla pietra cereali tostati e macinati o pane azzimo. Gli antichi Egizi però scoprirono il lievito, quindi grazie alla lievitazione gli impasti di cereali schiacciati o macinati dopo la cottura sono diventati morbidi e digeribili, così ha cominciato a diffondersi il pane. Nell’antica Roma incrociarono diversi tipi di farro creando la farina. Impararono a impastarla con chicchi di frumento macinati con acqua, sale ed erbe aromatiche, poi la focaccia rotonda veniva messa a cuocere sul focolare.

Quindi, i dischi di pane sono stati usati dai romani, ma siamo ancora lontani dalla pizza. Verso l’anno Mille cominciano a circolare prodotti da forno in Abruzzo e Molise, ma nel 1535 abbiamo la pizza come la conosciamo e che evidentemente è stata frutto di un’evoluzione. Infatti, l’olio d’oliva prende il posto dello strutto, si aggiunge il formaggio, si ritrovano le erbe aromatiche. La storia moderna della pizza comincia davvero nel 1600, grazie all’arrivo del pomodoro dall’America. La mozzarella arriva invece nel 1800, quando debutta la vera pizza napoletana. (agg. di Silvana Palazzo)

QUALI BEVANDE ABBINARE ALLA PIZZA

Bene, tutti bravi a scegliersi la pizza migliore e più buona secondo i propri gusti: ma spesso ci dimentichiamo che uno dei “segreti” che hanno fatto la storia della pizza è anche il giusto abbinamento su cosa berci assieme durante la scorpacciata di pasta, pomodoro e mozzarella. Qui le teorie e gli “scontri” sono epocali: dall’intramontabile Pizza & Birra al più “recente” Pizza con Coca Cola, passando per gli amanti degli accostamenti pizza-vino fino ai più “salutisti” che vogliono accompagnarsi con sola acqua per meglio godersi il sapore della propria pizza.

Diciamo che il vantaggio dato dalla birra è che con la particolare fermentazione e anidride carbonica presente riesce a “smorzare” il sapore delle pizze anche più sapide, donando al palato un senso di freschezza notevole: di contro, la combo per la digestione tra lievito pizza e lievito birra la raccomandiamo ad un ottimo digestivo post- pasto. Stesso dicasi per Coca & bibite gassate, con nota di merito per gassose o acque toniche che abbinate con le pizze più cariche danno un mix di gusto davvero interessante. Finiamo con l’antichità che richiama alla storia della pizza stessa: vino rosso e con bassa gradazione alcolica era l’abbinamento top già da fine Ottocento quando venne inventata la Margherita. E voi, che gusto scegliete? (agg. di Niccolò Magnani)

CARI DI GOOGLE: BRAVI SULLA STORIA DELLA PIZZA, MENO SUL MENÙ

Siamo grati a Google per averci rispolverato questo bel Doodle sulla storia della pizza, facendoci venire anche una discreta fame solo nell’approcciarci in qualsivoglia ricerca online durante la giornata di oggi. Dobbiamo però fare una piccola tiratina d’orecchie a Big G per la scelta del menù: nell’introdurre il Doodle infatti, dove vengono spiegate a grandi linee le origini e la storia reale della pizza, vengono anche presentati alcuni gusti che vanno per la maggiore nel mondo. Per un italiano leggere quel menù è un semi-colpo al cuore perciò ci prendiamo qualche istante per sfatare alcuni miti. Niente da dire sula “Margherita”, intoccabile e sacra: diciamo invece (e molto) contro la “Pepperoni”: ora, con uno slang che richiama evidentemente l’Italia, la scelta di quella qualità di salame prodotta in Canada e USA non la consigliamo affatto, specie perché non ha nulla della tradizione italica.

Consigliamo al limite una bella pizza al salame piccante, ma quello nostrano non il “fake” anglofono. Altro esempio, in Italia la “Pizza Bianca” non è certo quella che si trova nei baracchini di New York: niente funghi e broccoli dunque, mentre ammettiamo che la “Calabrese” si avvicina quantomeno all’originale con piccante e cipolle a far trionfare i nostri trigliceridi. Solleviamo velo pietoso sulle varie “Teriyaki”, “Magyaros” e “Tom Yum” mentre non possiamo tollerare la “Hawaiian Pizza”: ora, va bene tutto, va bene l’inclusione e il rispetto delle culture altrui. Ma una pizza con formaggio, prosciutto e ananas non la consiglieremmo neanche al nostro peggior nemico: vi prego, in onore della storia della pizza… non chiamatela pizza! (agg. di Niccolò Magnani)

GLI ANEDDOTI DELLA PIZZA

La storia della pizza è ricca di curiosi aneddoti e particolarità, e nel corso degli anni ha portato anche a delle versioni speciali della stessa pietanza tipica dell’Italia. Fra le tante proposte gustose che potrete trovare da nord a sud nei nostri ristoranti, ma anche trattorie, chioschi, bar, pub e via discorrendo, anche una pizza davvero extra lusso, quella rivestita d’oro. E’ l’idea che è venuta al pizza chef Gianfranco Carbonaro, che in quel di Vittoria, comune in provincia di Ragusa, si è inventato la pizza “Oro 24k”. Si tratta di una proposta che si può provare presso il ristorante BassiFondenti, e che oltre ai classici ingredienti prevede appunto anche dell’oro, tutto ovviamente commestibile.

“Ho immaginato una pizza con sopra l’oro commestibile – sono le parole dello stesso Carbonaro riportate da Ragusaoggi.it – e utilizzo un impasto lievitato più di 72 ore. Quindi è impasto leggerissimo e che si ben digerisce. Ho creato un letto di ricotta ragusana al forno mantecata con anice stellato, cioccolato di Modica fondente. In uscita aggiungo farina di cocco assieme a delle delle pepite di cioccolato di Modica fondente con oro 24k commestibile e cocco fresco a fettine sottilissime”. Per altre curiosità sulla storia della pizza vi lasciamo ai focus qui sotto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

VERSIONI DISCUTIBILI: HAWAIANA, BREAKFAST E MAC’N CHEESE

Google celebra oggi la storia della pizza, uno dei tipici piatti italiani, con uno spettacolare Doodle interattivo. Il gigante della tech statunitense, ci ricorda quindi quanto sia popolare questo gustoso food che piace tutti, dai grandi ai piccini, e che assieme alla pasta rappresenta senza dubbio una della grandi firme italiane nel mondo. La storia della pizza racconta di come nel corso degli anni questo piatto si sia evoluto, arrivando fino a proporre delle versioni, assolutamente discutibili. Essendosi infatti diffusa nel mondo in maniera capillare, la nostra amata pizza ha subito delle contaminazioni, come ad esempio la versione hawaiana, divenuta negli ultimi anni ben nota sui social, in quanto a base di ananas, con l’aggiunta di prosciutto cotto o pancetta, con tanto di formaggio filante simili alla mozzarella: c’è qualcosa di peggio?

Un’altra versione della pizza che fa assolutamente storcere il naso è la English Breakfast, che come qualcuno di voi avrà già intuito, è una versione “da colazione” della pizza: bacon, uova, funghi e fagioli tutto assieme… Infine, direttamente dagli Stati Uniti, la pizza “esagerata”, quella che prevede anche la pasta. Oltre oceano vanno matti per la pasta ai quattro formaggi: perchè non unire le due pietanze in una sola? Si chiama Mac’n Cheese e al suo interno prevede anche dei filanti maccheroni al formaggio: per chi ha uno stomaco di ferro. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

STORIA DELLA PIZZA, DALLE ORIGINI DI TREMILA ANNI FA ALLA RINASCITA CON NAPOLI E…

Se accedendo al motore di ricerca di Google avete notato una pizza, il problema non è che non vedete più bene dalla fame… Il colosso di Mountain View ha deciso, infatti, di celebrare la storia della pizza l’alimento italiano più famoso al mondo con il doodle interattivo di oggi in onore appunto della pizza. Era il 6 dicembre 2007 quando l’arte culinaria della pizza è diventata patrimonio Unesco. Per l’occasione, dunque, è stato creato un puzzle di pizza con i condimenti più amati. La sfida è affettare la pizza in base al tipo. Quindi, bisogna tenere d’occhio i condimenti e i numeri di fette: più è accurato è l’ordine, più stelle si guadagnano. Non importa comunque come la tagliate, quel che conta è mangiar la pizza.

In questo senso le aspettative non vengono deluse e la storia della pizza è più viva che mai: si stima che cinque miliardi di pizze sono consumate ogni anno a livello internazionale, circa 350 fette al secondo solo negli Stati Uniti. Un piatto apprezzato e la storia della pizza è di più di tremila anni. Ma anche se la vita è stata consumata per secoli nelle antiche civiltà dall’Egitto a Roma, la città di Napoli è accreditata ampiamente come luogo di nascita della pizza per come è conosciuta oggi.

STORIA DELLA PIZZA: IL DOODLE IN SUO ONORE

Partendo da lontano con la storia della pizza, vediamo che in antichità la pizza era un piatto molto povero fatto con strutto, formaggio e basilico, a volte con scarti di pesce. Quella che conosciamo noi arrivò nel 1889 grazie al cuoco napoletano Raffaele Esposito, che creò la pizza Margherita in onore della Regina di Savoia. Inizialmente era vendute solo tramite bancarelle ambulanti e da venditori di strada fuori dai forni, fino a quando non sono arrivate le pizzerie. Da allora è tradizione mangiarla lì, fuori casa. È consigliabile mangiarla una volta alla settimana, come piatto unico, puntando su condimenti molto semplici, soprattutto se si vuole tenere sotto controllo il proprio peso. Ve ne sono anche con farine integrali, ma in pizzeria stanno spopolando diverse varianti. Ma nella storia della pizza c’è anche la tradizione di fare la pizza a casa, dove si può usare anche il lievito madre per una migliore digestione. Ognuno poi può scegliere il gusto preferito, vista l’ampia personalizzazione, così alla fine si condivide un momento divertente in famiglia. Lo sappiamo bene, anche in virtù dell’emergenza sanitaria.

STORIA DELLA PIZZA: BOOM DURANTE LOCKDOWN

Durante il lockdown la storia della pizza si è rafforzata. Durante quei lunghi mesi, con le pizzerie chiuse, proprio la pizza è tornata alle sue origini, realizzata solo a casa. Gli italiani non hanno saputo rinunciare ad uno dei piatti che li contraddistingue. Infatti il lievito di birra era sparito dagli scaffali dei supermercati. I social si sono riempiti di foto di pizze fatte in casa. Ognuno ha proposto la sua ricetta, qualcuno ha affinato la tecnica… Ma quella napoletana non è di facile realizzazione, visto che è fatta di una pasta morbida e sottile con bordi alti, soffice e tonda. Della storia della pizza fa parte anche la pizza marinata, le cui origini risalirebbero al 1734. Il nome deriva dal fatto che veniva consumata prevalentemente dai pescatori al loro ritorno. La ricetta comunque è semplicissima: pomodoro San Marzano, aglio, origano e olio extravergine di oliva. In onore della pizza, dunque, potete riproporla oggi o gustarvela in pizzeria, col Super Green pass ovviamente, visto che fa il suo debutto proprio oggi.