Questa tornata elettorale, con i suoi molti dibattiti su come il nostro paese dovrebbe progredire nel futuro, non è qualcosa di lontano o astratto. Sono infatti in procinto di partire per la guerra.
Come molti miei amici cattolici, considero le prossime elezioni fra le più importanti della nostra vita. Da cattolici profondamente impegnati nel mondo, abbiamo il compito di formare la nostra coscienza attraverso gli insegnamenti della Chiesa. Dobbiamo quindi scegliere con prudenza il candidato da sostenere, in base ai programmi politici proposti. La domanda che occorre farsi è: chi di loro due servirà meglio il bene comune?
Il leader che scegliamo come nostro Presidente deciderà letteralmente il destino di molti americani nati e ancora in grembo. Non possiamo ignorare questa realtà. Ho passato molto tempo a guardare, ascoltare e seguire i candidati. Come tanti, vorrei anch’io creare il mio candidato, così come si costruisce il famoso “Mr. Potato Head” mettendo insieme i vari pezzi del giocattolo; ma questo non è possibile e nemmeno desiderabile, per molte ragioni.
La prima e più importante constatazione è il bisogno di accogliere la realtà per quello che è e non per quello che si vorrebbe che fosse. È facile cadere nella trappola ideologica di cercare di trovare il candidato perfetto, dimenticando la profonda verità antropologica che tutti, uomini e donne, sono peccatori. Quindi, non deve mai essere dimenticato che vi è chi si fa promotore di politiche che non sono molto diverse dal male.
Come dobbiamo procedere allora? Per rispondere a questa domanda, permettetemi di raccontarvi la mia esperienza personale dell’incontro con un uomo che io considero un santo cattolico. Un po’ di anni fa, poco prima della sua morte, ho avuto il privilegio di incontrare e di mangiare “in comunione” con il mio eroe personale, Monsignor Luigi Giussani.. Lasciatemi spiegare perché è il mio “eroe” e perché lo considero un “santo”.
Ho ricercato la Verità per tutta la vita, con un desiderio incessante di conoscere, amare e servire Dio. Un cammino di fede che mi ha portato dal protestantesimo evangelico al buddismo, dall’islam allo spiritualismo dei Native Americans, dalla massoneria all’ortodossia russa e finalmente alla “Pienezza della Verità” che è il cattolicesimo.
Attraverso l’esempio vivente di Don Giussani, Cristo mi ha insegnato ad amare mia moglie e i miei figli con una profondità che sarebbe impossibile senza di Lui. Posso onestamente dire che la mia vocazione come soldato è stata salvata grazie a Don Giussani. Ora posso amare i miei soldati nella profondità del loro essere e ringraziare Dio ogni giorno per come loro mi rendono evidente Cristo. Don Giussani incarna per me ciò che un vero leader deve essere. Un vero leader è prima di tutto uno che serve.
Durante l’incontro, questo Apostolo di Cristo, Don Giussani, mi disse della sua grande speranza e affezione per l’America. Continuò dicendo che considerava l’America come il Sacro Romano Impero. Poi mi guardò dritto negli occhi e mi disse: «I cattolici in America devono essere fedeli al Santo Padre e facendo così salveranno l’America. Non solo l’America come paese ha un grande ruolo di responsabilità in questo mondo, ma ogni cattolico in questo paese ha una grande missione e un grande compito».
La verità di quelle affermazioni sta ancora risuonando in me.Basta considerare le questioni della vita, dall’aborto alla ricerca sulle cellule staminali, dall’eutanasia alla teoria della giusta guerra. Dobbiamo anche considerare cosa insegna la Chiesa attraverso il Santo Padre sul matrimonio e sulla famiglia. Seguiamo la loro guida amorevole su questi temi. Sono convinto che la Madonna intercederà perché Dio guidi la Chiesa e ognuno di noi in questi tempi. Invece di cadere nella disperazione nel tentativo di stabilire quale sia il bene comune, dovremmo avere una grande speranza.
Nella difficoltà di capire quale sia il candidato che sembra più ragionevole votare, ho rivolto ai miei amici questa domanda: «La Madonna è il modello della nostra fede, ci insegna cosa vuol dire essere cattolici, essere umani, e io non posso fare a meno di pensare chi sosterrebbe se fosse al nostro posto. Quali politiche appoggerebbe? Sceglierebbe per la pace o per uno stato di guerra continua? Ignorerebbe la sofferenza dei poveri, di quelli privi di assistenza sanitaria? Predicherebbe l’odio contro gli immigrati? Queste sono cose su cui mi interrogo, cose su cui prego».
Credo che sia di aiuto riflettere sulle parole di Papa Giovanni Paolo II in un’omelia pronunciata il 23 gennaio1999 nella basilica della Madonna di Guadalupe a Città del Messico. Io ho avuto il privilegio di andare due volte in pellegrinaggio a questa incredibile basilica, prima ancora che diventassi cattolico, ma anche allora ho avuto ugualmente la possibilità di riconoscere il miracolo della Madonna. Il titolo di questa parte dell’omelia era: «Benedetta sei tu, America, perchè credi, speri e ami».
«Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore (Lc 1, 45). Queste parole che Elisabetta rivolge a Maria, che porta Cristo nel suo grembo, si possono applicare anche alla Chiesa in questo Continente. Beata sei tu, Chiesa in America, che, accogliendo la Buona Novella del Vangelo, generasti numerosi popoli alla fede! Beata perché credi, beata perché speri, beata perché ami, poiché la promessa del Signore si compirà! Gli eroici sforzi missionari e l’ammirevole impresa evangelizzatrice di questi cinque secoli non sono stati vani. Oggi possiamo dire che, grazie ad essi, la Chiesa in America è la Chiesa della Speranza».
In tutta onestà, l’America di cui il Santo Padre parla nella sua omelia include tutto l’emisfero occidentale. La cosa bella per noi americani è che l’immigrazione ispanica negli Stati Uniti permetterà agli stessi ispanici di diventare maggioranza nel corso della nostra stessa esistenza. Vedo questo fatto demografico come qualcosa di provvidenziale. Ne sono certo per la mia esperienza in Mexico, dove ho studiato per due estati consecutive, ma anche per ciò che ho visto in campus universitari frequentati da studenti ispanici. Abbiamo tanto da imparare da loro e dobbiamo accoglierli e volergli bene.
Nel giudicare questi candidati, dobbiamo considerare il nostro dovere di essere solidali gli uni con gli altri. Chi ha la più grande capacità di unire il popolo americano? Quale candidato ha ferme opinioni e convinzioni, ma è disposto a lavorare con altri sia nel partito che nel Congresso per servire il bene comune? Chi saprà andare oltre la propria ideologia politica e vedere il mondo e gli avvenimenti attuali come essi sono realmente? Chi sono i loro consiglieri e amici fidati che li accompagneranno in questi tempi così difficili? Queste sono le domande che dobbiamo porci nel giudicare quale sia il migliore candidato alla Presidenza.
Concludendo, non dimentichiamo mai che l’America sarà cambiata da Cristo attraverso la fedeltà dei cattolici al Santo Padre. Così come l’Europa sarà cambiata da Cristo, dalla fedeltà dei cattolici al Santo Padre. Infine, anche il mondo verrà cambiato dalla fedeltà dei cattolici al Santo Padre. Come Paolo VI ci ha insegnato nella sua prima enciclica, Ecclesiam Suam, la trasformazione dell’America, dell’Europa e del mondo accadrà prima di tutto attraverso la nostra personale consapevolezza. Consapevolezza di questo eccezionale “incontro” con Cristo, ogni secondo di ogni giorno delle nostre vite, consapevolezza di questo “sguardo” che ci porterà alla conversione personale.
La conversione ci chiama a una più profonda unione con Cristo, perché Lo incontriamo in un modo molto concreto che ci permette di fare esperienza della ragionevolezza della nostra fede cattolica. E ci chiama alla missione. Come affermato dai Padri del Concilio Vaticano II, questo dialogo con gli altri è portato avanti principalmente dai laici, che devono sforzarsi di vivere la fede ogni giorno in una più profonda unione tra le loro famiglie, i colleghi e tutti quelli che incontrano, compresi quelli diversi da sé.
Giovanni Paolo II era fra questi Padri conciliari, così come il nostro Papa attuale, che ha lavorato come perito al Concilio. In questi giorni rimaniamo fedeli all’eredità di Giovanni Paolo II e all’odierna visione di Benedetto XVI. Seguiamo il percorso di ragionevolezza segnato da loro per scegliere chi votare e capire quali politiche occorre sostenere come cattolici che vivono in America.
(Il Maggiore David L. Jones è un ufficiale superiore dell’esercito americano, attualmente in servizio nella base di Fort Riley, Kansas, che si sta preparando a partire per l’Iraq)