Circa un anno fa, la sera del 19 gennaio 2008, Wanda torna a casa dopo una serata passata con amici a Inverigo, nel cuore della Brianza. Una serata con circa 250 amici. A dire il vero non li conosce tutti. Ma molti sì. Sono gli amici del Banco di Solidarietà “Madre Teresa” che da circa 10 anni portano a lei e a suo marito un pacco di generi alimentari e una compagnia che li ha sostenuti in tanti momenti di difficoltà, quando hanno dovuto fare i conti con malattie, periodi di mancanza di lavoro…

Wanda ha 65 anni, e gli ultimi sono stati davvero difficili. Tante prove, tanti dolori. Meno male che ci sono quegli amici. Lo aveva raccontato anche a una giornalista e le sue parole erano uscite sui giornali: «Avevamo bisogno, e abbiamo trovato tanti amici. Salvatore, Antonello, la Manu, e tutti gli altri… Come faccio a dimenticarli? Stavano con me per ore a chiacchierare. Se non avessi avuto loro, poi, sarei morta di fame».

L’appuntamento da cui ora sta tornando è la cena di gennaio, organizzata dal Banco per passare una serata insieme alle famiglie a cui viene portato il pacco. La cena si è conclusa con un canto “Luntane cchiu luntane”. Wanda torna a casa e ripensa alla serata. È felicissima. Così, chiede a Emanuela, che la sta accompagnando, di poter avere una registrazione di quella canzone, perché, dice: «Non ho mai sentito un canto così bello. E quando lo ascolterò mi ricorderà questa serata straordinaria».

Un anno dopo, inizio di gennaio 2009, dal Banco di Solidarietà “Madre Teresa” parte l’avviso che a metà mese torna l’appuntamento della cena.

Un’altra signora, Elena, quando riceve l’invito tira un sospiro di sollievo: «Meno male che me l’avete detto. In quei giorni avrei dovuto ricoverarmi in ospedale. Ora che lo so, chiederò di spostare più avanti la data del ricovero. La cena non voglio perdermela».

Elena non sa che quest’anno gli amici del Banco hanno in serbo una novità: hanno chiesto a Luca, direttore di un noto e molto apprezzato ristorante brianzolo, il “Camp di cent pertich”, di dare una mano ad organizzare la cena. Luca ha detto di sì, ha coinvolto una parte della sua “squadra” ed essendo un professionista di lungo corso oltre che una persona meticolosa e abituata a misurarsi con una clientela molto esigente, decide che se cena deve essere, sarà una cena di alto livello.

Sabato 17 gennaio la palestra della scuola S. Carlo di Inverigo è pronta ad accogliere oltre 300 persone (circa metà delle quali sono persone assistite, l’altra metà sono i volontari del Banco).

Il colpo d’occhio è straordinario, anche per chi è abituato a frequentare ristoranti di classe. Decine di tavoli rotondi, perfettamente allineati e curati in ogni minimo dettaglio, accolgono un pubblico eterogeneo e variopinto. Molti per l’occasione hanno tirato fuori il vestito migliore, che fa sempre un certo effetto anche quando i risultati non sono impeccabili. Per molti sarà l’unica occasione in tutto l’anno di trascorrere una serata del genere. Due anni prima, una signora era rimasta stupita di trovarsi davanti tre bicchieri, non le era mai successo, e condivideva con tutti il suo stupore per questa cosa; poi per tutta la cena aveva bevuto dal flute, «perché un bicchiere così non l’ho mai avuto in mano in tutta la mia vita».

Il menu di Luca scorre via con leccornie di gran classe: manzo su un letto di melograno e rucola, carpaccio di pesce spada affumicato, risotto al radicchio e quartirolo, il più morbido e saporito dei filetti, e poi i dolci, la frutta… Tutto ottimo, e gli ospiti non trattengono i loro apprezzamenti, anche perché Luca con lungimiranza si è preoccupato non solo del gusto, ma anche delle quantità…

Tutto bello, d’accordo, ma per che cosa? Per sbalordire? Per gusto di perfezione? Per fare restare a bocca aperta chi non è abituato? No, dicono loro. Semplicemente per un affetto, per una cura delle persone incontrate, ma anche per una cura del rapporto con loro. «E per la gratitudine di quello che l’esperienza cristiana ci ha dato e ci dà. Per servire nello stesso modo in cui siamo stati serviti. In fondo stiamo solo condividendo quello che abbiamo ricevuto».

La serata fila via veloce e a un quarto d’ora da mezzanotte ci sono ancora quasi tutti. Ma è tardi, bisogna chiudere. Un saluto, una preghiera, e prima di uscire su alcuni tavoli si scatena l’assalto a mandarini e frutta secca, che finiscono dentro borse, sacchetti, tasche, tasconi. A casa ci sono frigoriferi semivuoti, e il bisogno è il migliore antidopo allo spreco.

Per tutti l’appuntamento è alla primavera, quando ci sarà la gita per trascorrere insieme una giornata intera.

Nella primavera del 2007 il Banco di Solidarietà “Madre Teresa” aveva portato un folto gruppo di famiglie assistite sul Pian dei Resinelli, tra i monti sopra Lecco. Anche in quel caso era stata una giornata bellissima. Una settimana dopo quella gita, due amici erano andati a portare il pacco a una famiglia e avevano trovato la bambina che, mentre giocava, canticchiava una canzone che aveva imparato proprio durante la giornata al Pian dei Resinelli. E la mamma della bambina aveva commentato: «La vita è così: quando si incontra una cosa bella, non la si dimentica più».

(Davide Bartesaghi)