«Voi per me siete stati aria pura per poter respirare che senza mi sentivo soffocare», Miriam legge e rilegge la lettera che contiene queste parole un po’ sgrammaticate, scritte da Natalina, una signora che aveva conosciuto due anni prima grazie al Banco di Solidarietà. Forse nemmeno lei si era resa conto di quanto poteva essere importante per Natalina quel rapporto. “Come aria pura”. Cosa era successo?
Miriam e Natalina si erano incontrate nel 2005. L’anno prima Natalina, che allora aveva 26 anni, era salita in Brianza dalla Sicilia con il marito, due figli e quasi nient’altro. Con gravi problemi economici, senza lavoro, Natalina e il marito trovano un povero alloggio di due locali: una camera e una cucina praticamente spogli. Ma quello che pesa più di tutto è la solitudine. Una solitudine terribile e angosciante. Scrive Natalina, nella sua sintetica e disarmante semplicità: «Ero triste e non avevo voglia di star lì».
Un giorno, finalmente, un imprevisto: durante una visita medica ai bambini, conosce un’assistente sociale che segnala il suo caso al Banco di Solidarietà Madre Teresa, che opera in Brianza (e che oggi segue 130 famiglie bisognose). Passano due settimane e Miriam si presenta, assieme a Manuela e Mirko, a bussare alla porta di Natalina. Hanno tra le mani un pacco di generi alimentari: «Se non si offende… Ci hanno raccontato la vostra situazione. Magari possiamo aiutarvi un poco…».
Grazie a quel pacco di generi alimentari, consegnato per anni ogni due settimane, nasce tra loro un rapporto di amicizia. Natalina e il marito si attaccano a loro con tutto il cuore. Lo scrive lei stessa: «Fra di noi si è creata una forte amicizia, loro per me erano un sostegno morale». Infatti le difficoltà continuano. Manca il lavoro, mancano i soldi, a Natalina manca tantissimo anche la madre lontana…
Miriam, Mirko e Manuela li aiutano a trovare dei mobili per arredare la casa e cercano di dare una mano anche su altri fronti; portano spesso dei vestiti per i bambini. Ancora oggi Natalina racconta che ogni volta che fa indossare uno di quei vestiti a uno dei suoi figli, le vengono subito alla mente i volti amici.
Poi nel 2006 arriva una notizia tremenda: a Natalina viene diagnosticato un tumore maligno, un massa tumorale che dal naso si allunga verso l’orecchio. Sono giorni terribili durante i quali la compagnia umana di Miriam, Manuela e Mirko si fa ancora più urgente e preziosa. L’intervento al naso è complesso e delicato. Scrive Natalina: «È stato insieme a loro che mi sostenevano e mi aiutavano in tutto e per tutto, che ho superato anche questo problema».
Al momento del suo ricovero, Miriam le aveva dato una corona, e un libretto scritto da Don Luigi Giussani sul rosario: «Prega che ti aiuterà», e lei aveva preso molto seriamente questa raccomandazione. Alla fine l’intervento sembra riuscito per il meglio. Anche se le cure devono continuare. In ospedale Natalina ha un solo grande cruccio: quello di non poter stare in contatto con il marito, i figli, la madre, i nuovi amici. Loro organizzano una colletta tra gli amici e le regalano un cellulare e una scheda con del traffico prepagato, così Natalina può tenere saldi i nodi di questi legami.
Intanto però il marito perde il lavoro. Così, una volta uscita dall’ospedale Natalina con la sua famiglia deve fare ritorno in Sicilia, dove almeno è più facile vivere di autosussistenza. Miriam la mette in contatto con una Banco di Solidarietà della zona, così può continuare a ricevere generi alimentari e compagnia umana gratuita.
Ma quando sale a Milano per le visite periodiche dopo l’intervento, cerca subito gli amici brianzoli. E quando torna al sud parla continuamente ai suoi figli di quegli amici così lontani, ma così vicini. In Calabria Natalina resta incinta. Ma quando scopre che si tratta di due gemelli subentra la disperazione: «Come fare a mantenerli? Non possiamo. Non possiamo proprio».
Il marito sembra deciso: l’aborto è l’unica soluzione. Ma lei tentenna. Ne parla con Miriam, che le dice: «Non fare cose di cui poi ti pentirai. Prima incontriamoci. Parliamone». Miriam non è convinta, ma proprio durante uno sei suoi viaggi al nord, visitata da un’amica di Miriam, scopre che la diagnosi era stata errata: aspetta un bambino e non due gemelli. Natalina dice subito: «Questo è un segno. Non posso più avere dubbi. Lo devo tenere».
Ora Natalina ha tre figli. Sta ancora in Sicilia. E al nord ha degli amici, di cui aveva scritto in quella sua lettera: «Non finirò mai di ringraziarli, e di ringraziare anche tutti quelli che fanno parte del banco. Spero anche se sono lontana che voi non vi dimenticate di me, perché io sinceramente non potrei mai di voi dimenticarmi… Voi per me siete stati aria pura per poter respirare che senza mi sentivo soffocare».
Ma la gratitudine di Natalina, è la stessa di Miriam. Che racconta: «Solo la certezza di essere amata da Cristo, mi ha reso capace di amare Natalina in questo modo. Per questo oggi sono piena di gratitudine per il rapporto che è nato con lei». Anche per Miriam: «Aria pura…».
(Davide Bartesaghi)