Publichiamo la lettera di don Fabio Coppini, parroco di Pozzo d’Adda (diocesi di Milano), sulla sua esperienza delle benedizioni delle case accompagnato da alcuni chierichetti.

Caro direttore,
in questi giorni mi ha commosso una frase di Mauro Giuseppe Lepori, Abate generale dei cistercensi. Dice così: “La più grande sconfitta del principe di questo mondo non è stata l’eliminazione della notte, ma il vedere il giorno sorgere nel cuore della notte”.



È notte quando non si capisce più quando facciamo bene o male, quando la giovinezza o l’adolescenza diventano scuse per l’imprudenza sistematica sostenuta da alcol e droga. Quando uno Stato accetta la droga e poi paga medici ed educatori per curare chi ne abusa.

È notte la solitudine di genitori che non sanno fare proposte di bellezza ai figli o non sopportano più il loro essere bambini anche problematici.



È notte quando non vediamo che male c’è nell’usare parole che ammazzano sui social o non curarsi della sfida che l’immigrazione ci pone davanti, magari accettando il razzismo edulcorato della politica.

È notte se non mostriamo più il bene che ci può essere rispetto al “Che male c’è?”.

Nei giorni scorsi mi ha sorpreso vedere ragazzini delle elementari accompagnati da adulti seguire un sacerdote che nelle tarde ore pomeridiane visitava le case di un paesino del milanese, un po’ dormitorio. Tanto freddo, poi la fame spezzata da qualche cioccolatino, ma la tenacia di chi sa che sta compiendo un’opera grande. Ogni casa una Gerusalemme e loro dei piccoli asinelli che portano sulle spalle una benedizione per tutti, anche per chi non ti apre o ti deride. Nelle buie e fredde sere d’Avvento è stato come vedere sorgere il giorno nella notte di tante famiglie o persone sole.



Proprio questi piccoli e l’anziano nonno che accompagnano un sacerdote mi sembrano spiegare bene l’avvento di un Giorno che sorge nella notte. È proprio vero: Uno è entrato nel mondo non per fare cose nuove, ma nuove tutte le cose.

(Don Fabio Coppini)