“Sono stato ingiustamente imprigionato per più di nove anni, e sono rimasto deluso per aver sopravvalutato l’essenza dell’anima ceca”. Con queste dure parole il prigioniero numero 868 della prigione di Leopoldov (Slovacchia) risponde alla domanda “Quali insuccessi e delusioni hai vissuto?” nel questionario fornito dal carcere per valutare il grado di “rieducabilità” dei detenuti. Il motivo della carcerazione? Aver progettato di fuggire all’estero nel 1948, a regime comunista appena instaurato.



Il carattere e il valore di un uomo si misurano dalla determinazione e dal coraggio dimostrati nell’affrontare le avversità. Questa è la storia di Josef Bryks, un uomo che lottò fino all’ultimo per la propria libertà, dopo aver lottato molto per quella del suo popolo e dell’Europa.

A caccia del nemico – Nato in un piccolo villaggio del distretto di Olomouc, in Moravia, Bryks aveva 23 anni ed era da poco sposato quando nel 1939 Hitler, dopo aver spinto la Slovacchia a dichiarare l’indipendenza, marciando su Praga creava il Protettorato di Boemia e Moravia. Con diversi altri uomini al servizio dell’Aviazione militare cecoslovacca, Bryks considerava una disfatta la liquidazione delle forze armate del proprio paese e il passaggio ai tedeschi delle caserme, delle basi e di tutte le risorse militari (inclusi quindi gli aerei su cui volava insieme ai propri commilitoni).  Per questo motivo si unì a uno dei numerosi gruppi che lasciavano la Cecoslovacchia per andare a rafforzare l’opposizione al nazismo in quei paesi in cui il terrore di Hitler non era ancora arrivato. Nel 1940, raggiunta l’Ungheria attraverso la Slovacchia, Bryks venne arrestato per la prima volta, per aver attraversato illegalmente il confine. Riportato in Slovacchia dai gendarmi ungheresi, Bryks fuggì una seconda volta e raggiunse la Jugoslavia. Dopo essersi arruolato nella Legione Straniera, attraverso Grecia, Turchia e Siria il gruppo di cecoslovacchi di cui faceva parte raggiunse la Francia.



I francesi accolsero con estrema diffidenza i combattenti stranieri, tenendoli sempre nelle retrovie con compiti poco importanti. Gli avieri cecoslovacchi ad esempio erano quasi sempre di pattuglia sui cieli allora tranquilli della Francia meridionale. Ma a Josef Bryks e a quei giovani valorosi non interessava quella noiosa routine: erano fuggiti dal Protettorato con l’obiettivo di combattere il nemico invasore, non certo trastullarsi su un aereo sopra le campagne francesi. E così, il gruppo decise di trasferirsi in Gran Bretagna, dove si era deciso di combattere i nazisti con maggior determinazione.



Vanno sottolineate le parole di Otakar Černý, amico, commilitone e compagno di fuga di Bryks: “In Francia eravamo trattati come stranieri. In Gran Bretagna invece ci trattavano come alleati e amici…Al nostro arrivo trovammo un gruppo numeroso di donne ad attenderci, con vassoi di biscotti, tè, caffè. Ci accolsero e ci trattarono decisamente meglio”.

Nell’aprile del 1941, durante una breve licenza, Josef incontrò la giovane Trudie. La breve parentesi matrimoniale precedente non era stata particolarmente felice. Il nuovo incontro scosse Bryks nel profondo: era decisamente innamorato. Nel frattempo, però, le battaglie sui cieli francesi si facevano sempre più aspre e la supremazia tedesca era sempre più evidente sia per i mezzi tecnici (i Messerschmitt in dotazione alla Luftwaffe erano temutissimi dagli aviatori alleati), sia per le capacità individuali dei piloti tedeschi. Il 242mo squadrone combattente aveva subito perdite pesanti. L’Hurricane di Bryks fu abbattuto solo poche settimane dopo l’incontro con Trudie, durante una missione di scorta a un gruppo di bombardieri nella Francia settentrionale. Dopo una breve fuga, aiutato anche dai contadini francesi della zona, Bryks venne arrestato nei pressi di St. Omer. Con la deportazione nel campo per prigionieri di guerra di Wartburg iniziò per Bryks una lunga storia fatta di campi di prigionia e tentativi di fuga per raggiungere l’amata Trudie. Una storia che sarebbe durata fino alla fine del conflitto.

(1- continua)