70 anni fa a Praga veniva impiccata Milada Horáková (nata Kralová, 1901-1950), a seguito del più grande processo-farsa della storia cecoslovacca. Un processo completamente pilotato dall’Urss che ne scrisse il copione, verdetto incluso. 

Horáková ha sempre difeso con orgoglio le proprie idee contro ogni totalitarismo e contro l’ingiustizia e il male di ogni guerra. Nel 1918, non ancora diciassettenne, fu espulsa dal liceo che frequentava per aver partecipato a una marcia pacifista. 



Laureata in legge alla Karlová Univerzita nel 1926, sposerà l’anno successivo Bohuslav Horák con cui condivise innumerevoli battaglie politiche per i diritti civili, soprattutto delle donne. Nel 1929 entrò nel partito socialista nazionale cecoslovacco. 

Tra il 1927 e il 1940 avrebbe lavorato nel Dipartimento per le attività sociali del comune di Praga e durante l’occupazione nazista si sarebbe impegnata nella resistenza locale. Arrestata insieme al marito dalla Gestapo nel 1940 e condannata nel 1944 a otto anni. 



Dopo la Liberazione, Horáková aumentò sensibilmente il proprio impegno politico: con il partito e con le rappresentanze degli ex prigionieri politici dell’occupazione e con organizzazioni per i diritti delle donne cecoslovacche. Fu anche eletta al parlamento cecoslovacco.

Avrebbe poi rinunciato al proprio mandato a seguito del colpo di Stato comunista del febbraio 1948. Protestò con veemenza per l’assorbimento del proprio partito nel partito comunista, rifiutando di aderire e mantenendosi in contatto con quanti scelsero l’esilio. 

Agli esiliati, Horáková forniva continuamente informazioni concrete su quanto avvenisse realmente nel paese, mantenendo così in vita l’ala clandestina del proprio partito. Nel 1949 fu arrestata e imprigionata. Il processo durò dal 31 maggio all’8 giugno 1950.



Il regime decise di diffondere via radio spezzoni del processo, come strumento di propaganda. Insieme a Horáková, vennero condannate altre 12 persone, di cui tre a morte come lei. La notizia portò a una mobilitazione internazionale per chiedere che Horáková fosse graziata.

Tra gli altri, Eleanor Roosevelt, Winston Churchill e Albert Einstein si attivarono personalmente affinché il presidente cecoslovacco Gottwald graziasse Milada Horáková. Grazia che non venne concessa anche a causa della fermezza con cui Horáková si difese in aula. 

Lei stessa rifiutò personalmente di chiedere la grazia e fu quindi giustiziata quel 27 giugno 1950 nella prigione di Pankrác, a Praga. La famiglia non ne avrebbe mai ricevuto i resti: fu cremata, e le ceneri disperse in luogo sconosciuto.

Riabilitata solo nel 1990 (nel 1968 sarebbe solo stato cancellato il verdetto originale), la sua morte è stata ricordata in questi giorni in Cechia e Slovacchia. In particolare, nella capitale ceca sono comparsi manifesti con il suo ritratto e le parole “uccisa dai comunisti”.

L’attuale partito comunista ceco ha protestato con veemenza contro questa campagna affermando che “piegherebbe la verità storica a favore del fanatismo anticomunista”. Un’affermazione vergognosa e insultante la memoria di tutte le vittime del regime.

Milada Horáková è la personificazione del fallimento dell’ideologia comunista nella storia: donna, progressista, antinazista, anima libera fino alla fine. Assassinata per aver voluto anteporre la libertà dell’individuo alle menzogne ideologiche del regime.

Grazie a upn.gov.sk e ustrcr.cz per la documentazione cui ho attinto per questo thread. Milada Horáková, Ordine T.G. Masaryk di prima classe per meriti acquisiti nella lotta per la democrazia e i diritti umani. In memoriam.