C’è un termine che negli ultimi mesi sta avendo molto successo nella sfera pubblica tedesca: Zeitenwende. Questo lemma, difficilmente traducibile in altre lingue come nella miglior tradizione germanofona, può essere reso in italiano come “svolta epocale”.

I motivi di questa presunta svolta sono facilmente individuabili: la “spetzialnaia vaiennaia operatia”, per usare i termini del Cremlino, iniziata dalle Forze armate russe nella notte del 24 febbraio 2022, ha toccato nel profondo la coscienza di tutti gli europei. E specialmente degli europei tedeschi, con la Germania tra i più grandi amici di Mosca all’interno dell’Unione Europea ma allo stesso tempo dominus quasi assoluto (al netto di alcune velleità francesi in questo senso) della postura internazionale dell’Unione. Effetto ideologico che però comporta, naturalmente, conseguenze pratiche. E tra le varie quanto opinabili misure messe in atto per rispondere alla rinata (se mai effettivamente morta) aggressività dell’Orso Russo, l’avvio di un deciso programma di riarmo per l’esercito della Repubblica Federale è quella che forse più di tutte è riuscita ad avere un concreto impatto sull’immaginario collettivo.



La Bundeswher non ha mai brillato all’interno del panorama militare internazionale per le sue spiccate capacità; ma non lo ha fatto per una pura e conclamata volontà politica, finalizzata ad evitare che i nemici di ieri, stretti alleati di oggi, potessero vedere nelle forze armate della democratica Germania anche soltanto l’ombra di quello che fu la Wehrmacht, con tutte le conseguenze che ciò avrebbe comportato. Ma di fronte alla pressione militare esercitata da Mosca ai confini dell’Europa, le velleità pacifiste di Berlino con annessi i timori delle altre potenze continentali sono state rapidamente messe da parte. Secondo un copione che ricorda molto quello di 70 anni fa.



Anche nel 1950 il timore dell’invasione da Est dominava i pensieri del mondo diplomatico-politico occidentale. Ma la Russia di allora non era la Russia di oggi. Superpotenza mondiale, con il più grande esercito del mondo e una da poco acquisita capacità atomica, l’Unione Sovietica rappresentava una minaccia esponenzialmente maggiore, se paragonata a quella della sua figlioccia odierna. Anche per cercare di contrastare questa minaccia, l’anno precedente era stata creata la North Atlantic Treaty Organization, ad oggi la più longeva tra tutte le alleanze a carattere politico-militare che la storia ricordi. Il suo primo segretario generale, Lord Ismay, riuscì a riassumere perfettamente il senso dell’esistenza della Nato affermando che essa servisse “a tenere gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto all’Europa”. I cittadini di tutto il mondo non avrebbero potuto dimenticare in solo cinque anni l’orgia di violenza e terrore che era stata la Seconda guerra mondiale, scatenata nel 1939 da una Germania imperialista al massimo della sua potenza militare ed economica. Nessuno si sarebbe sognato di permettere alla Germania, divisa e sottomessa, di riottenere la completa sovranità, tantomeno di dotarsi di proprie Forze armate.



Ma mentre gli incubi del passato si affievolivano, quelli del presente prendevano assumevano sempre più vigore. L’Armata Rossa era già dentro l’Europa, pronta a gettarsi in quello slancio militare che in pochi giorni le avrebbe permesso di raggiungere le coste atlantiche. E pur di evitare questo esito, gli alleati occidentali si ritrovarono disposti ad accettare di rimettere in mano le armi al nemico che avevano aspramente combattuto fino a pochi anni prima. Seppur con delle garanzie: la Nato, insieme a quella che sembrava sarebbe diventata la Comunità europea di difesa prima di venire miseramente affossata, avrebbero bloccato politicamente ogni fuga in avanti della Germania Occidentale, la cui potenza economica era solo un vago simulacro di quella dei vent’anni precedenti. E anche l’industria della difesa tedesca sarebbe stata controllata e limitata nel suo sviluppo, per prevenire alla base la possibilità che si creassero le condizioni adeguate ad un ritorno dell’imperialismo militare tedesco. Le opposizioni erano tante e forti, ma anche gli oppositori erano ben consci che quella mossa avrebbe rappresentato, nel breve periodo, una chance in più di salvarsi dalla tempesta sovietica.

Quella mossa ebbe forti conseguenze nel breve periodo sul piano internazionale; come risposta, anche l’Unione Sovietica iniziò a riarmare la Germania Orientale, cercando così di ottenere gli stessi vantaggi operativi seguiti alla nascita della Bundeshwer. Ma le vere conseguenze si sarebbero viste solo sul lungo periodo. Il primo riarmo tedesco può essere considerata la prima tappa di un percorso di autonomizzazione che la Germania intraprenderà per tutta la durata della Guerra fredda, e che culminerà poi nella riunificazione del 1991. Non ci è dato sapere, ad oggi, cosa comporterà la svolta epocale attualmente in corso in Germania. Ma, senza ombra di dubbio, sarà un passaggio pregno di conseguenze per il futuro dell’Europa, e non solo.

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