All’inizio del 1942 la situazione in Nordafrica è in continua evoluzione. Tra l’1 e il 27 luglio, in quella che passa alla storia come la prima battaglia di El Alamein, le truppe dell’Asse avanzano verso il Cairo, ma la flotta inglese che opera nel Mediterraneo costituisce una seria minaccia: oltre il 70% dei rifornimenti diretti all’Afrika Korps del generale Rommel e agli alleati italiani sono affondati mentre tentano di attraversare il Mediterraneo. Per continuare a inviare i necessari rifornimenti alle truppe che in Nordafrica avanzano verso ovest, i tedeschi fanno grande uso di trasporti aerei. Per gli inglesi questi aerei e i loro aeroporti diventano quindi un obiettivo primario.
Eliminarli non è però di un problema semplice. Gli aeroporti tedeschi si trovavano molti chilometri alle spalle della linea del fronte. Un eventuale attacco con i bombardieri sarebbe stato probabilmente intercettato dai caccia della Luftwaffe, e per un attacco via terra sarebbe stato necessario impiegare un gran numero di uomini e di mezzi. Un giovane tenente delle Guardie Scozzesi, David Stirling, riesce a convincere il comando generale britannico ad adottare una nuova strategia: creare una unità formata da un piccolo gruppo di uomini specificamente addestrati, una piccola unità d’élite in grado di agire utilizzando metodi poco ortodossi, con costi materiali e umani limitati. Gli incursori si sarebbe furtivamente infiltrati dietro le linee nemiche, operando da basi disperse nel deserto.
Il servizio di controspionaggio britannico in quel periodo stava orchestrando una campagna di disinformazione, cercando di convincere l’Asse dell’esistenza di un reggimento di paracadutisti con numerose unità operanti nella zona. L’idea di Stirling viene quindi supportata dallo spionaggio britannico, in quanto le operazioni del vero reparto sarebbero state per l’Asse la prova dell’esistenza di quello falso. La nuova unità prende il nome di Detachment “L”, 1st SAS Brigade.
Nasce così lo Special Air Service, costituito nel luglio 1941 a Kabrit, un luogo sperduto a circa 65 chilometri a nord di Suez e 125 chilometri a est del Cairo, sotto il comando di David Stirling, ora capitano. Il reparto è inizialmente composto da cinque ufficiali, tra cui il tenente Robert Blair “Paddy” Maine dei Royal Usler Rifles Commando e il tenente John Steel “Jock” Lewes dei Welsh Guards Commando, e 60 tra soldati e sottufficiali. I primi membri del SAS sono volontari britannici provenienti dalle unità commando, che avevano seguito uno specifico addestramento per operare dietro le linee nemiche con missioni di sabotaggio, ai quali in seguito si aggiungono volontari della Francia libera.
Le prime operazioni
Nel novembre 1941 l’unità ha il suo battesimo del fuoco a supporto dell’Operazione Crusader. Il reparto viene paracadutato dietro le linee tedesche. La missione è un completo disastro, a causa di un fortissimo vento che spira sul deserto. I lanci sono dispersi, buona parte del materiale bellico è perduto, l’atterraggio è disastroso perché i paracadute trascinano gli uomini contro le rocce, molti rimangono feriti e 22 uomini, un terzo degli effettivi, sono uccisi o catturati dal nemico. Dopo questo sfortunato inizio, il reparto comincia ad essere impiegato per lo scopo originale per il quale Stirling lo aveva concepito: la distruzione dei caccia tedeschi all’interno delle loro basi.
Sono effettuate alcune missioni notturne di successo in Libia, ma il colpo grosso deve ancora venire. L’obiettivo selezionato da Stirling è l’aeroporto di Sidi Haneish, 235 miglia (378 chilometri) a ovest del Cairo, in Egitto. La base ospita un gran numero di aerei tedeschi la cui possibile perdita costituirebbe un duro colpo per le operazioni di rifornimento pianificate da Rommel. Ci sono però ancora due problemi che devono essere risolti: come attaccare l’obiettivo e come trasportare la squadra degli incursori per raggiungerlo e poi rientrare alle loro basi. Stirling coinvolge quindi un’altra unità delle forze speciali britanniche: il Long Range Desert Group (LRDG), che già dal 1940 svolge missioni di penetrazione profonda dietro le linee nemiche con compiti di ricognizione e spionaggio.
All’epoca sono probabilmente le migliori truppe inglesi tra quelle che operavano in Nordafrica. Abituati a muoversi nel deserto, sono dotati di mezzi di trasporto autonomi e specificamente adattati alle loro esigenze. Si spostano velocemente utilizzando camion Chevrolet o Ford e jeep Willys. I loro veicoli sono armati con mitragliatrici pesanti, dotati di taniche di carburante di riserva e di tappetini in tela arrotolati e fissati sui passaruota anteriori, utili per smuoverli in caso di insabbiamento. Il loro simbolo è lo scorpione del deserto. La collaborazione del LRDG è essenziale per sfruttare la loro esperienza di navigazione nel deserto, al fine di trasportare gli incursori del SAS fino all’obiettivo e ritorno.
Il piano è incredibilmente semplice: usare 18 jeep guidate da uomini del LRDG, con tre o quattro commando britannici o francesi per ciascun veicolo. Ogni Jeep è armata con quattro mitragliatrici Vickers K calibro .303 (equivalenti al munizionamento italiano 7,7 × 56) del tipo utilizzato dalla RAF sugli aerei, caricate con proiettili traccianti, incendiari ed esplosivi. Gli incursori penetrano nel deserto per 50 miglia (80 km) e raggiungono Bir el Quseir, le rovine di un vecchio forte. Da qui sarebbero partiti per attaccare l’aeroporto di Sidi Haneish, che i tedeschi chiamavano Haggag el Qasaba, situato a 378 km a ovest del Cairo. Gli incursori del SAS, addestrati per introdursi furtivamente di notte nelle basi nemiche e piazzare cariche di demolizione, questa volta avrebbero usato una tattica completamente diversa: avrebbero assaltato l’aeroporto a bordo delle Jeep, sparando agli aerei parcheggiati lungo la pista, per poi ritirarsi velocemente con la protezione dell’oscurità e percorrere nuovamente le 50 miglia che li separavano dal loro nascondiglio prima che i tedeschi si riorganizzassero per inseguirli. La potenza di fuoco e la velocità delle jeep erano considerate sufficienti per superare le difese tedesche.
Il raid di Sidi Haneish
La missione inizia la sera del 26 luglio 1942. Le 18 jeep, allineate su due colonne, lasciano il nascondiglio di Bir el Quseir e percorrono senza problemi le 50 miglia che li separano dall’obiettivo. Mentre si avvicinano all’aeroporto, le luci della pista si accendono improvvisamente. Stirling teme che il commando sia stato avvistato, ma il suo timore è fugato pochi istanti dopo, quando si sente il rumore di un aereo. Si tratta di bombardiere tedesco che atterra sulla pista, dopo di che le luci vengono immediatamente spente. Le 18 jeep, in una grande formazione a V, si lanciano a tutta velocità verso l’aeroporto. Le jeep corrono tra gli aerei parcheggiati mentre i commando inglesi fanno fuoco a volontà. Allineati sulla pista e sulle loro piazzuole ci sono aerei da trasporto Junkers Ju52, bombardieri in picchiata Junkers Ju87 Stuka e caccia Messerschmitt Me109. Colpiti dalle mitragliatrici Vickers, sono fatti a pezzi ed esplodono.
I tedeschi, di cui molti sorpresi nel sonno, non si aspettano un attacco di questo tipo, e dopo i primi momenti di confusione cominciano a rispondere al fuoco con cannoni antiaerei da 20 mm e armi leggere. Una delle jeep è colpita e messa fuori uso. John Robson, un soldato di 21 anni che spara con una delle mitragliatrici, è ucciso dal fuoco nemico. È l’unica vittima alleata del raid. Le jeep compiono un secondo giro dell’aeroporto, sparando all’impazzata su qualsiasi obiettivo ancora intatto. Uno dei commando inglesi, Paddy Mayne, riesce a piazzare una bomba nel motore di un bombardiere parcheggiato prima di ritirarsi. Ormai le munizioni sono quasi esaurite. Gli incursori si disimpegnano, si dividono in gruppi di tre o cinque jeep e si allontanano nel buio a tutta velocità verso Bir el Quseir. Si lasciano alle spalle il caos: aerei in fiamme o danneggiati, molti morti e feriti.
Rimangono solo due ore e mezza di buio, e gli inglesi cercano di percorrere quanti più chilometri è possibile: alla luce del giorno le loro jeep sarebbero un bersaglio facile per gli aerei tedeschi. Al sorgere del sole si fermano, mimetizzando i veicoli. La sera successiva quasi tutti hanno raggiunto Bir el Quseir. Solo un gruppo di SAS francesi è rimasto indietro, bloccato da guasti e forature. Sono ancora in viaggio al sorgere del sole la mattina del 27 luglio. Sono sorpresi dagli Stuka tedeschi, che li attaccano prima con le bombe e poi con numerosi passaggi di mitragliamento. Il paracadutista francese André Zirnheld è colpito ed ucciso. Gli Stuka finiscono le munizioni, e i commando francesi, a bordo dell’ultima jeep rimasta, riescono a rientrare alla base.
Il bilancio del raid è positivo, e viene considerato un grande successo, perché gran parte degli aerei distrutti sono proprio i velivoli da trasporto Junkers 52 che costituiscono la principale risorsa per garantire i rifornimenti dell’Asse. Gli uomini del SAS hanno danneggiato o distrutto circa 40 aerei nemici, ma ne rivendicano solo 25, perché era consuetudine sottostimare le perdite nemiche. Le operazioni condotte dal reparto di Stirling contribuiscono alla riduzione del flusso dei rifornimenti alle truppe italo-tedesche, che proprio a causa della carenza di rifornimenti saranno fermate nella seconda battaglia di El Alamein (23 ottobre-5 novembre 1941).
Celebrati in tv
Nel raid a Sidi Haneish le SAS hanno dimostrato che sono all’altezza del loro motto, “Who Dares Win” (Chi osa vince). Il maggiore Archibald David Stirling è in seguito catturato dai tedeschi in Tunisia nel gennaio 1943 e trascorre il resto della guerra in campo di prigionia. Viene sostituito al comando del SAS da Paddy Mayne. Dal 1943 al 1945 il SAS opera in Sicilia, in Italia, nell’Egeo e nel Dodecanneso: nel 1944 viene costituita la brigata SAS, che viene impiegata con missioni di sabotaggio dietro le linee tedesche in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Germania. Nel 1944, quando oltre 800 SAS operano dietro le linee tedesche, Hitler dà ordine che tutti i commandos catturati vengano immediatamente eliminati: 65 membri del SAS saranno giustiziati prima della fine della guerra. Trenta di loro sono sepolti in Francia, in un piccolo cimitero nel villaggio di Rom, a Deux-Sèvres. Sulle lapidi è scritta la data della loro esecuzione: 7 luglio 1944.
David Stirling alla fine del conflitto lascia l’esercito con il grado di colonnello e si ritira in Scozia, dove muore il 4 novembre 1990, a 75 anni. L’ultimo membro del gruppo originario dello Special Air Service e ultimo sopravvissuto del Long Range Desert Group, Mike Sadler, è morto il 4 gennaio 2024, all’età di 103 anni. Nel 2022 la BBC ha realizzato una serie tv sul raid di Sidi Haneisch, dal titolo SAS: Rogue Heroes, curata da Steven Knight e basata sugli eventi reali descritti da Ben MacIntyre nel suo libro omonimo del 2016. La serie è visibile su Prime in lingua inglese.
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