Fino a qualche anno or sono la tregua di Natale del 1914 era un argomento sconosciuto ai più. Se ne ricomincia a parlare più diffusamente nel 2014, a cento anni da quei fatti e in un periodo caratterizzato da guerre asimmetriche. Ci sono commemorazioni della tregua, articoli sui giornali e anche uno spot pubblicitario della catena di supermercati britannica Sainsbury’s, che un secolo prima aveva fornito le tavolette di cioccolato ai soldati inglesi al fronte. Da qualche anno la storia della tregua viene ripresa con una certa frequenza dai quotidiani in concomitanza con il Natale. Spesso accade che il titolo dell’articolo, per leggerezza, per superficialità, per la fretta di andare in stampa o per altri motivi, ne esca in qualche modo “sbagliato”. Lo scorso 25 dicembre un quotidiano a tiratura nazionale pubblica un articolo dal titolo “Tregua di Natale: quando il calcio fece silenziare le armi”. Lo citiamo qui a puro titolo di esempio tra i tanti, per sottolineare come sia facile in particolare per questo argomento, con un titolo o una foto incongruente probabilmente magari scelte dalla redazione e non dall’autore del pezzo, dare al lettore una visione distorta dei fatti. L’articolo racconta correttamente alcuni dettagli della storia, ma il titolo e le fotografie pubblicate, invece di aiutarne una corretta collocazione storica, la sviano, perché non sono la documentazione di quell’evento.
Parliamo dunque delle due foto presenti nell’articolo: la prima, spesso identificata come una foto di una partita di calcio fra soldati inglesi e tedeschi durante la Tregua di Natale, ritrae soltanto soldati inglesi (non appaiono divise tedesche). Per giunta i militari vestono divise estive, alquanto improbabili nelle Fiandre nel dicembre del 1914. La foto, infatti, è stata scattata il giorno di Natale ma quello di un anno dopo, nel 1915, a Salonicco, durante una partita di calcio nelle retrovie tra militari della 26esima divisione britannica appartenenti ad un reparto logistico addetto al trasporto delle munizioni. La seconda foto si riferisce invece ad una manifestazione di reenactment (rievocazione storica con divise d’epoca). Entrambe le foto sono state pubblicate senza didascalia, con una modalità che in questo è inappropriata. Vale allora la pena fare alcuni approfondimenti per ricordare non solo come si sono svolti i fatti narrati, ma anche le ragioni in virtù delle quali sono avvenuti.
La Tregua di Natale del 1914 è una tregua spontanea decisa dai soldati, un fatto eccezionale mai più ripetutosi nella storia, sia per le modalità con le quali è avvenuta sia per la sua estensione lungo il fronte. Per togliere ogni dubbio va sottolineato che non si tratta di una leggenda, ma di avvenimenti provati sia dalle numerose testimonianze giunte fino a noi attraverso le lettere scritte dai soldati e in seguito pubblicate sui giornali inglesi, sia dai diari dei sopravvissuti al conflitto, sia da alcune rare foto d’epoca. La ricerca storica ha potuto accertare in modo inequivocabile e preciso almeno uno dei luoghi dove la tregua è avvenuta: Plogsteert Wood, a sud di Ypres. Ne parlano due diverse testimonianze, scritte in momenti diversi, di un inglese e di un tedesco che, pur assistendo agli stessi fatti nello stesso luogo e nello stesso momento probabilmente non si sono mai incontrati. Le loro testimonianze, insieme a quelle di molti altri, ci permettono di comprendere perché la tregua è avvenuta.
Come è potuto accadere? Certamente ci sono state alcune circostanze concomitanti che l’hanno in qualche modo facilitata. I combattimenti del mese di dicembre si erano arrestati e le condizioni atmosferiche erano ideali: era una notte fredda e serena. Nei giorni precedenti aveva smesso di piovere ed era nevicato. Il chiarore della luna si rifletteva sui campi gelati, creando un’ottima visibilità tra le linee del fronte. Le trincee erano poco distanti tra loro e i soldati potevano quindi parlarsi. Molti dei tedeschi prima della guerra avevano lavorato a Londra, e conoscevano l’inglese. I soldati nelle trincee opposte condividevano le stesse dure condizioni di vita: freddo, fango, malattie, la presenza dei topi e dei cadaveri dei compagni uccisi nella terra di nessuno: era facile identificarsi nel nemico che avevano di fronte più che con le famiglie che avevano lasciato nelle loro case.
La guerra, poi, era cominciata solo da quattro mesi. I gas, i lanciafiamme, i massacri delle grandi battaglie della Somme e di Passchendaele sarebbero venuti in seguito, e l’odio non aveva ancora preso possesso dei loro cuori. Ma soprattutto uno fu il motivo scatenante: era la notte di Natale, e le testimonianze delle lettere dei soldati sono chiarissime a questo proposito. La perdita di umanità e gli orrori della guerra ancora non avevano fatto presa nelle loro anime, e la memoria del Natale aveva ancora spazio nei loro cuori. Le radici cristiane dell’Europa erano ancora un patrimonio comune e una cosa viva. Le testimonianze documentano in modo inoppugnabile lo stupore dei soldati per quanto i loro occhi, le loro orecchie e i loro cuori stavano registrando, chiedendosi le ragioni di un evento così straordinario. La risposta era semplice e disarmante: tutto ciò poteva accadere soltanto a causa di un Evento accaduto la notte di Natale di quasi duemila anni prima. E così i soldati uscirono dalle trincee e si incontrarono nella terra di nessuno, scoprendo che il nemico che avevano davanti aveva la loro stessa umanità e custodiva nel cuore gli stessi desideri. A quel punto si accorsero che non era più il loro nemico, semplicemente non poteva più esserlo.
E la partita di calcio? Anche se le testimonianze spesso sono incomplete, frammentarie, o per sentito dire, sembra di poter affermare che almeno in un caso i nemici del 133esimo reggimento sassone e del 93esimo reggimento scozzese giocarono insieme a calcio. Avvenne qualche chilometro più a sud, nei pressi di Armentières, tra Houplines e Freilingen.
E allora perché abbiamo iniziato questo articolo parlando di un titolo sbagliato? Perché nel titolo c’era qualcosa di stridente. Talvolta si sente dire che il calcio unisce. Questo può essere forse vero all’interno di una stessa squadra, come per qualsiasi altro sport. Ma il calcio non è mai stato capace di fermare un conflitto. Può essere una visione affascinante e romantica, ma non si tratta della verità. Non solo nella storia non si trova traccia di simili eventi, ma la cosa è ancora oggi evidente da quanto accade dentro e fuori dagli stadi tra tifoserie avversarie. Ed è qualcosa che spesso si avvicina pericolosamente ai connotati di una guerra.
Affidare il merito della tregua di Natale del 1914 ad una partita di calcio non fa un buon servizio alla verità. La tregua di Natale merita di essere ricordata ogni anno perché è un sostegno alla speranza: episodi di pace sui fronti di guerra (ma anche negli stadi) possono accadere anche oggi, ogni volta che gli uomini lasciano loro nuovamente spazio nel loro cuore.
–
Antonio Besana è autore del volume 1914: qualcosa di nuovo sul fronte occidentale: viaggio sui campi di battaglia della Tregua di Natale (Ares, 2000) e il curatore della mostra omonima presentata al Meeting di Rimini 2024, già esposta già in quattordici località italiane. La mostra sarà presente a Novara dal 17 febbraio al 2 marzo, e sarà preceduta da un convegno nel quale il cardinale Angelo Bagnasco e il maestro Giuseppe Vessicchio dialogheranno con il curatore.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.