La seconda parte del nostro reportage “Storie di tennis” sull’insegnamento del tennis nelle scuole, dopo l’intervista alla professoressa Maria Grazia Maggi, ha riguardato i ragazzi: IlSussidiario.net ha raccolto la voce di alcuni degli alunni del Liceo Linguistico William Shakespeare di Crema, che si stanno cimentando in queste ore di lezione, e ha così potuto farsi un’idea diretta di come stiano andando le cose dal punto di vista dei protagonisti diretti. Nello specifico, abbiamo chiesto quale fosse la loro percezione o conoscenza del tennis prima di praticarlo, e come questa sia cambiata attraverso la pratica; ne sono venute fuori risposte interessanti. In particolare abbiamo raccolto il parere di Alessia e Caterina (classe terza), Sofia (quarta), Adele, Cecilia, Chiara, Gaia e Luca (quinta). Vediamo allora come hanno risposto i ragazzi alle varie domande che abbiamo loro posto.



Qual è stata la vostra reazione alla proposta di fare tennis a scuola?

Alessia: All’inizio non ero molto convinta. L’anno scorso facevamo pallavolo, stavo diventando brava e a un certo punto me l’hanno tolta…

Gaia: Io ero gasata! Ho pensato “non sarò brava”, ma almeno sarebbe stato qualcosa di diverso dalle solite cose che si fanno.



Sofia: Inizialmente ero un po’ preoccupata perché era uno sport che non avevo mai provato e che non conoscevo direttamente. Allo stesso tempo però ero contenta perché alcuni amici che lo praticano me ne avevano parlato e mi sembrava interessante, oltre che divertente. In più avevamo finalmente la possibilità di cambiare un po’ le attività durante l’ora di ginnastica e sperimentare.

Cecilia: Sinceramente, io e lo sport siamo sempre stati due cose completamente diverse. Anche dopo la prima lezione ho pensato che sì, sarà anche divertente, ma io sono completamente negata…

Conoscevate qualcosa del tennis, magari qualche giocatore, prima di iniziare?



Gaia: Io ogni tanto guardo qualche partita con mio papà… so chi sono Federer o Djokovic, ma diciamo che la mia conoscenza si fermava al sapere che ci sono delle racchette, una pallina e un campo!

Sofia: Avevo visto solo qualche minuto di gioco dei tornei più importanti alla televisione, ma non avevo mai capito come funzionasse effettivamente la partita. Inoltre, avevo sentito qualche nome di giocatore importante, come Nadal e Serena Williams.

Dopo aver fatto tennis per circa due mesi, cosa potete dire di questa esperienza?

Sofia: Mi sta piacendo molto come sport. Nonostante non sia semplice e serva molta coordinazione, mi diverto e trovo che sia un modo anche per scaricare la tensione. Tra gli sport che ho avuto la possibilità di conoscere a scuola, probabilmente è quello che mi sta piacendo di più.

Luca: Io purtroppo dopo la prima lezione mi sono fatto male alla caviglia, e non ho più potuto giocare. Però, posso dire di essermi divertito a guardare le lezioni da fuori, e vedere i miei compagni migliorare costantemente mi ha fatto venire voglia di essere in campo con loro!

Chiara: Quello che dà soddisfazione è che sono partita dal nulla, senza conoscere granchè e senza aver mai giocato, e vedere come con l’allenamento si riesca effettivamente a mandare la pallina dall’altra parte della rete!

Adele: Io gioco a tennis da quando ho 8 anni, e da allora non ho mai smesso; ho avuto sempre un allenamento tarato su misura per me. Quello a scuola invece è uguale per tutti, quindi sicuramente c’è un approccio diverso. Solitamente essendo allenata singolarmente da un maestro faccio un allenamento più focalizzato ed intenso, quindi per me le lezioni a scuola sono state più leggere. Sono però state anche utili per tenermi in allenamento,visto che considero ogni occasione buona per imparare qualcosa di nuovo, anche ripartendo dalle basi.

Ci sono dei punti nei quali fate ancora fatica?

Alessia: Sicuramente la coordinazione, il dover tenere la racchetta in mano e capire come colpire la palla, per me è ancora un punto di fatica.

Sofia: Sicuramente come e quando usare i diversi colpi: capire dove andrà la palla (circa il 60% delle palle che colpisco si sparpaglia per la palestra, o non supera la rete) e quindi quale sia il tiro migliore nella circostanza specifica.

Cosa potete dirci dei vostri maestri Aldo e Marco?

Chiara: Sono molto bravi, hanno a che fare con ragazzi che non hanno mai giocato e probabilmente non lo faranno più, ma hanno sempre una parola di incoraggiamento per tutti. Io mi sento valorizzata, anche quando sbaglio, ed è una cosa importante.

Adele: Sono bravi maestri. Ovviamente non si è venuto a creare lo stesso rapporto che si ha con un insegnante che ti segue da anni, ma penso abbiano instaurato un rapporto sereno con noi alunni. Danno consigli e correggono dove necessario, cercando di rendere stimolanti le lezioni con delle sfide e mini-partite.

Sofia: Sono molto bravi e competenti, con stili differenti di approcciarsi con noi ragazzi, oltre che al gioco. Solitamente dividiamo in due la lezione, ogni parte con un maestro diverso ed è divertente vedere i diversi modi di giocare.

In chiusura, siano permessi due brevi racconti che a parere di chi scrive sono estremamente esemplificativi. A Cecilia lo sport piaceva e riusciva talmente poco che due volte su tre la borsa di educazione fisica veniva dimenticata a casa (ci è stato raccontato, ma lei ha confermato). Finchè, il primo voto ottenuto è stato ampiamente oltre la sufficienza e, tornando a casa dopo un’ora e mezza di tennis e raccontando ai genitori come fosse andata, si percepiva la soddisfazione di aver fatto qualcosa di bello a differenza delle altre volte.
Infine Alice, che frequenta la seconda: aveva iniziato a giocare a tennis ma l’anno scorso aveva smesso, l’impostazione però c’era e così ha deciso, stimolata dalle ore di scuola, di iniziare a livello agonistico. Tre allenamenti la settimana comportano fatica, ma è quello che lei vuole: ha ritrovato grande passione e, soprattutto, riesce a organizzarsi meglio nello studio perchè non è necessariamente vero che chi fa sport non riesca a studiare.