Le PMI italiane che vogliono accedere ai fondi del Pnrr fanno sempre più ricorso alla consulenza. Nel districarsi tra bandi regionali, incentivi nazionali e opportunità europee, la consulenza aziendale è divenuta il terzo polo del manifatturiero. Warrant Hub, associata a UCIMU da oltre un anno, si propone come punto di riferimento per i produttori di macchinari. Ne abbiamo parlato con Alessio Manfrin, Sales Manager in Enhancers – Warrant Hub S.p.A.



Perché un’azienda come Warrant Hub, leader indiscusso in tema di consulenza alle imprese, decide di “lanciarsi” nel complesso mondo del digital manufacturing?

Fare consulenza oggi presuppone livelli di integrazione dei servizi offerti al cliente che solo una decina di anni fa nessuno immaginava. L’arena competitiva in cui operano le imprese è sempre più ricca di agguerriti competitors. Warrant Hub è nata nel 1995 a Correggio per offrire assistenza alle imprese nelle operazioni di finanza agevolata a sostegno dei progetti di innovazione e ricerca & sviluppo. Da allora il processo di crescita dell’azienda è stato continuo, sia attraverso la creazione di nuove business line, sia tramite importanti acquisizioni. Abbiamo seguito le dinamiche del mercato divenute via via sempre più fluide e integrate. Così oggi, in aggiunta all’area finance & grants, abbiamo una divisione dedicata a skills & training 4.0, una dedicata a sustainability & energy, una a export & markets, e “last but not least”, attraverso l’acquisizione di Enhancers e altre importanti realtà, abbiamo dato vita all’area digital & innovation e siamo in grado di progettare e implementare soluzioni digital.



Lei era un dipendente Enhancers anche prima che Warrant Hub, con l’avallo della controllante Tinexta, vi acquisisse. Come è cambiata l’azienda?

Per due anni consecutivi Enhancers è stata inserita dal Financial Times nella classifica delle mille imprese in più rapida crescita in Europa. Nel 2022, anno dell’acquisizione, il nostro organico contava più di 80 persone tra designer e sviluppatori distribuiti tra Torino e Bologna, impegnati nella realizzazione di prodotti digitali custom per grandi marchi italiani e internazionali. Oggi siamo parte di una realtà strutturata che conta 800 persone ed è in grado di supportare PMI e grandi aziende nel fare innovazione su diversi fronti. Il machinery nell’ultima decade è stato permeato dalla digitalizzazione che ne ha modificato confini e metodologie di lavoro. Così, in poco tempo, il controllo dei macchinari che prima avveniva tramite pulsantiere e schermi colmi di numeri, oggi si svolge attraverso pannelli touch, anche svincolati dalla macchina, molto più “usabili” e al passo con le moderne tecnologie digitali. Un cambio drastico che ha aperto le porte di un nuovo business per chi, come noi, realizza interfacce digitali da sempre. Così abbiamo raccolto questa sfida approfondendo l’esperienza maturata in contesti consumer da Enhancers e sfruttando le competenze di Warrant Hub che nel settore manifatturiero aveva già una fitta rete di clienti fidelizzati.



Alessio Manfrin

Nel settore machinery, però, anche la componente software delle HMI (Human Machine Interface) viene da sempre realizzata da colossi internazionali: perché un produttore di macchinari industriali dovrebbe scegliere voi e non loro?

Innanzitutto, la scelta non è esclusiva: infatti, il produttore di macchinari oggi può decidere di adottare una piattaforma software standard di mercato e successivamente affidarsi a noi per la personalizzazione dell’interfaccia utente. Ci sono poi aziende che preferiscono essere completamente indipendenti rispetto alle soluzioni standard di mercato e necessitano di un sistema del tutto proprietario. Ed è qui che entriamo in campo pronti a creare qualcosa di unico. In questi casi i nostri progetti partono da un foglio bianco, per creare un prodotto ad hoc basato su obiettivi di business e requisiti del nostro cliente. Oggi, l’interfaccia utente è molto più che un pannello di controllo, è un ponte dell’azienda verso il suo cliente, molti produttori di macchinari ne sono consapevoli ed è per questo motivo che scelgono di realizzare interfacce digitali del tutto custom.

Ci spieghi meglio…

La differenziazione tecnologica tra un macchinario e quello dei concorrenti è sempre un elemento di grande importanza, ma oggi la differenziazione è una battaglia che non si gioca più esclusivamente sul terreno delle prestazioni dell’hardware, ma anche e soprattutto in campo software. L’HMI oggi fa percepire il valore del macchinario, la sua sofisticazione, l’avanguardia tecnologica. È il touchpoint attraverso cui l’azienda che produce il macchinario e il suo cliente entrano in contatto, ovvero la porta di accesso con cui l’utilizzatore comunicherà con il costruttore anche dopo l’installazione in fabbrica. Si aprono dunque nuovi scenari di utilizzo delle interfacce che, oltre a essere più intuitive ed eleganti, si stanno evolvendo da pannello di controllo a hub operativo, aprendo nuove opportunità di business, come l’assistenza da remoto o la richiesta dei ricambi.

Non si rischia in questo modo di spostare il focus della competizione tecnologica e magari avvantaggiare costruttori che sono più avanti con l’elemento digital? Penso in primis ai produttori orientali e a quello che sta accadendo nell’automotive con la transizione verso l’elettrico…

Il settore del manifatturiero è stato l’ultimo ad avvicinarsi al tema della User Experience (UX) e in alcuni settori gli italiani, hanno accumulato un leggero ritardo rispetto alla concorrenza mondiale. Del resto, nel machinery la competizione si è sempre giocata sul campo della qualità e della precisione della lavorazione, ambito in cui gli italiani hanno sempre primeggiato. In questa “era digitale dei macchinari industriali“, però, la concorrenza è molto più agguerrita ed è stata spinta verso l’alto proprio dai costruttori orientali che lei ha citato e che, per certi versi, forse gli europei “non hanno visto arrivare” in tempo. Quel che è certo è che nel futuro dell’industria, le HMI evolute saranno al centro delle dinamiche di acquisto da parte dei clienti.

Come sta cambiando per l’uomo il lavoro nelle fabbriche con l’avvento delle nuove interfacce digitali?

Il presupposto delle HMI digitali basate sui principi della UX è quello di essere progettate intorno alle esigenze dell’uomo che ne deve fare utilizzo, ossia l’operatore di macchina. Tenere in considerazione le esigenze dell’utente e il suo contesto lavorativo nella progettazione del suo strumento di lavoro permette di semplificare sia il processo di apprendimento, sia il suo lavoro quotidiano. Le nuove HMI migliorano il processo di formazione delle nuove risorse e ottimizzano l’efficacia del lavoro prevenendo gli errori umani. Non vi è alcun dubbio che ottimizzare le interfacce uomo-macchina e le modalità di utilizzo prima molto complesse per tecnici, operai e videoterminalisti, semplifichi la vita a tutti creando efficienza. Una HMI di facile utilizzo abbatte le barriere all’ingresso della fabbrica. Oggi anche un neoassunto può adoperare un macchinario dopo poche ore di formazione. Queste HMI sono anche più “inclusive” verso gli operatori affetti da problemi molto comuni come il daltonismo. Le HMI moderne sono infatti progettate nel rispetto delle norme di accessibilità che già orientano da anni ogni altro strumento digitale che noi tutti utilizziamo quotidianamente.

Come cambia invece il business delle aziende produttrici di macchinari che adottano una soluzione di software HMI proprietario?

Abbiamo già citato alcuni benefici apportati da questo tipo di tecnologia come la differenziazione e la soddisfazione dei clienti ma ci sono altri cambiamenti altrettanto importanti, quello su tutti che vorrei mettere in evidenza è relativo al modello di business. Un software HMI proprietario, associato a una piattaforma IIOT, permette di andare oltre il semplice controllo del macchinario fornendo al cliente funzionalità e servizi a corredo. L’introduzione e di queste tipologie di funzionalità e di servizi sono il vero cambiamento. Si aprono per il costruttore di macchinari, nuovi modelli di business che possono includere elementi che finora sono stati appannaggio di altri settori come la servitizzazione, l’erogazione di VAS (Value Added Services), le politiche di fidelizzazione dei clienti e molto altro.

A proposito delle macchine utensili, cosa vi ha spinto ad aderire a UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE che rappresenta questo mondo dal 1945?

Per innovare dobbiamo prima ascoltare. Aderire a UCIMU, partecipare ai workshop proposti ed essere coinvolti nelle ricerche è un generatore di conoscenza fondamentale che ci consente di orientare al meglio il nostro lavoro nello sviluppo di HMI avanzate per l’industria. E siccome ci troviamo in un mercato con un alto grado di avvicendamento, sia del personale interno che dei settori clienti che acquistano e adoperano le macchine, abbattere le complessità diventa determinante per mantenere alto il livello di competitività dei sistemi per produrre. Il settore delle macchine utensili poi, è in parte il compendio della tecnologia meccanica, elettronica e dei materiali. La sua evoluzione tecnologica porta alla richiesta di nuove competenze nel Paese e spinge verso l’ammodernamento degli impianti produttivi italiani. Questa è una delle ragioni per cui il Paese deve proteggere e incentivare un settore così strategico. In questo senso il lavoro di UCIMU è sempre stato importante e trasversalmente riconosciuto da tutto il mondo industriale e non solo quello italiano. Avere un dialogo fitto con le sue associate ci ha permesso di fare quell’ultimo step per essere annoverati a pieno titolo tra i protagonisti di questo settore determinante per lo sviluppo industriale del Paese.

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