Chissà quanti di voi sono stati in vacanza a La Thuile, o per sciare o per fare qualche tipo di vacanza un po’ più cattolica. Ma sono sicuro che quasi nessuno conosce la storia di Natale Verri, detto Nino. Milanese, giovane scout (Aquile randagie) diserta dalle truppe della Repubblica di Salò per unirsi ai partigiani della Val d’Aosta. Non abbandona un compagno ferito e così viene catturato dai fascisti che lo condannano alla fucilazione. Inutilmente il parroco di La Thuile cerca di distogliere gli ufficiali dall’eseguire la sentenza. In effetti è ormai evidente a tutti che la guerra sta per finire. Ma non c’è nulla da fare. E Nino, per non abbandonare l’amico ferito, rifiuta anche il piano di farlo fuggire attraverso il vicino confine con la Svizzera.
I due giovani partigiani vengono fucilati presso la frazione Salpetiera di La Thuile il 16 aprile 1945, 9 giorni prima della Liberazione. Se andate al Cimitero Monumentale di Milano, magari per fare una visita culturale o per pregare presso la tomba di qualche persona a voi più cara, non dimenticate di cercare quella di Natale Verri, detto Nino. È semplice e bellissima. Il monumento mostra una madre affranta che tiene tra le braccia il figlio morto, ma intanto con una mano gli indica il cielo.In Ucraina, pare, è cominciata la grande controffensiva. Quante madri ancora dovranno accogliere i figli caduti, quelli che non hanno voluto o saputo scappare? Si parla, giustamente, del disastro ecologico che incombe dopo la distruzione della diga vicino a Kherson. Ma di tutti quei morti preannunciati? E di quelle persone anziane rimaste là isolate, come la mamma del parroco ortodosso di Kherson, mio ospite da tre mesi, questa donna che non si lascia convincere a lasciare la “sua” parrocchia? Ci stiamo preparando per andarla a prendere, magari travestiti da terroristi ceceni venuti per rapirla. Ma non potremo portar via tutte le vecchie mamme di Kherson e dintorni.
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