Quest’anno ben tre squadre italiane partecipano alle finali delle coppe europee di calcio. Anche questa volta non ci sarà nessuna squadra russa. Per la verità di squadre russe non ce n’era nessuna neanche all’inizio dei tornei, perché erano state escluse per “demeriti politici” del loro governo. Del resto gli amici del Bar dello Sport non ci han fatto neanche caso, perché da molti anni le varie Dinamo, Spartak, Lokomotiv di Mosca e i cugini dello Zenit di San Pietroburgo sono scomparsi dai piani alti dei ranking dell’Uefa.
Il loro destino è stato condiviso da altre squadre di altri sport e dalle rappresentative nazionali, tra cui la formidabile squadra di hockey su ghiaccio. I singoli atleti, invece, continuano a partecipare, a titolo personale, ad esempio ai tornei di tennis, sia pure con l’esclusione della loro bandiera sui tabelloni, cosa che li fa apparire un po’ come figli di nessuno.
Proprio per questo mi ha molto colpito il fatto che la tennista ucraina Anhelina Kalinina, al termine della finale degli Open d’Italia il 21 maggio scorso, persa con la tennista kazakistana Elena Rybakina, abbia abbracciato la sua rivale in un tripudio di fischi. Commentatori distratti e forse meno informati di noi del Sussidiario hanno attribuito i fischi all’insoddisfazione del pubblico per il fatto che la finale si è interrotta durante il secondo set per ritiro dell’ucraina, che ha accusato un risentimento muscolare. In verità i molti spettatori ucraini presenti sapevano bene che Elena Rybakina è kazakistana solo per passaporto, perché è nata e cresciuta a Mosca.
La Kalinina, che viene da una carriera travagliata, anche a prescindere dalla guerra e per la quale arrivare in finale ad un torneo Wtp era sembrato un sogno, non si è associata al dissenso del pubblico e, superando anche il disappunto di aver perso la finale per di più contro una tennista di Mosca, abbracciandola ha dimostrato che ogni tanto ci possono essere ancora sprazzi di vera umanità.
Questa storia, in attesa di un’altra finale, quella di calcio a Istanbul tra Manchester City e Inter, mi ha suggerito una proposta politicamente non corretta. Perché in un futuro, non remoto, una squadra di calcio delle nostre (possibilmente l’Inter vincitrice ad Istanbul) non invita una squadra russa per un’amichevole (non è un caso che si chiamino così queste partite) con incasso a scopo benefico?
L’ho già detto io per primo che la proposta non è politicamente corretta, ma proprio il gesto della Kalinina mi fa pensare che prima o poi qualche gesto distensivo dovremmo pur cominciare a farlo.
Oppure gli unici russi che continuiamo ad accettare sono quelli che con tanto di visto turistico vengono a spendere i loro numerosi “petrorubli” nei negozi di Montenapoleone o negli alberghi di Capri?
Comunque sia chiaro: nel caso in cui si facesse la partita, personalmente tiferei per l’Inter, perché un pareggino che sapesse di biscotto io, e i miei, non saremmo disposti ad accettarlo!
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