E’ passato quasi un anno dalla strage di Corinaldo avvenuta la notte tra il 7 e l’8 dicembre scorsi alla discoteca Lanterna Azzurra dove si sarebbe dovuto esibire il trapper Sfera Ebbasta. Per Donatella Magagnini, mamma 53enne del giovane Daniele Pongetti tutto è rimasto impresso nella memoria, come confermato al Corriere della Sera. La sera della tragedia la figlia di Donatella si trovava in pronto soccorso insieme ad un’amica quando circolò la notizia di quanto accaduto presso la discoteca. Il fratello non rispondeva al telefono ma la madre minimizzò, tranquillizzandola nonostante temesse il peggio. A tornarle in mente con una certa ricorrenza è però il ricordo delle scarpe del figlio: “Quando sono arrivata davanti alle transenne mi sono avvicinata a un carabiniere e gli ho detto: devo entrare, voglio vedere se c’è mio figlio sotto uno di quei teli”. Il militare la lasciò passare. “Mi sono avvicinata a quella fila di lenzuoli e a un certo punto ho visto spuntare una scarpa. Non avevo più dubbi mentre sollevavo il telo, anche se poi guardandolo non sembrava più lui, era un ragazzino irriconoscibile”, commenta oggi la donna. Daniele aveva appena 16 anni e sognava di fare l’ingegnere meccanico. Con lui persero la vita altre cinque persone di età compresa tra 14 e 39 anni, ancora con tutta una vita piena di sogni da realizzare.

STRAGE CORINALDO, MAMMA VITTIMA CONTRO SFERA EBBASTA

La mancanza del giovane Daniele per la madre e la sua famiglia è estrema. Donatella Magagnini ha commentato: “Mi manca tantissimo la fisicità, poterlo stringere a me, alzarmi in punta di piedi per arrivare al suo metro e 80 a dargli un bacio, sentire quella sua voce da adulto…”. I ricordi dei giorni felici vengono a galla sempre con grande dolore. Gli amici di Daniele le hanno mandate tantissime foto di vari momenti felici vissuti dal giovane e la donna ha deciso di racchiuderle tutte in un album digitale che scorre all’infinito sul mobile nella sua casa. “Mi vengono a trovare, a volte andiamo a mangiare una pizza assieme. Stare con loro, parlare di lui e guardare le fotografie mi fa stare bene”, ha raccontato. Ogni giorno la donna va a trovare il figlio morto al cimitero: “resto un po’ lì e gli parlo, gli racconto come va la vita quaggiù”, dice. “È innaturale perdere un figlio. Ti chiedi: che sono rimasta a fare? Perché io sono rimasta e lui è andato?”, sono le domande ricorrenti della donna. Oggi, pensando al figlio 16enne, lo immagina “in giro per il mondo, in un viaggio lunghissimo”. Eppure da quando non c’è più, dice, non l’ha mai sognato. “Vorrei tanto che succedesse”. Non solo dolore però, ma anche rabbia, come quella volta che Sfera Ebbasta scrisse un post social che ai suoi occhi fu molto offensivo. “I nostri ragazzi erano morti da poco e lui parlava dei suoi concerti con la mano nel pacco, chiamiamolo così. Non ci ho visto più e gli ho risposto. Mio figlio è morto, smettila di postare foto idiote. Tu e i tuoi collaboratori imparate a non giocare con i sogni dei ragazzini”.