Prima della strage di Cutro un elicottero della Guardia costiera volava sul barcone poi naufragato. Lo sostengono tre sopravvissuti. Una donna afghana, come riportato dal Corriere della Sera, ha dichiarato di aver visto «un elicottero bianco» e si è detta sicura di averlo visto bene. «Ce ne sono molti in Afghanistan, so distinguerlo da un aeroplano». Con sé non aveva né orologio né telefono, quindi non ha saputo indicare l’ora esatta, ma ha fornito un particolare durante la sua deposizione: «L’ho visto quando la luce del giorno era ancora lì e non era completamente buio. L’ho visto per 3-5 secondi, poi lo scafista ci ha mandato di sotto». Successivamente lo ha visto di nuovo: «L’ho visto molto bene, due volte da vicino, la prima che era ancora giorno, la seconda era durante la notte. Era bianco e la sua coda era rossa, c’era qualcosa come una bandiera. Guardavo la facciata bianca ma poi lo scafista ci ha mandato di sotto».



Quando le hanno mostrato due foto per capire a quale fosse più simile, la donna afghana ha indicato quello della Guardia costiera. «L’ho visto passare sopra di noi, fare un giro e andare via». Un colpo di scena, una svolta nelle indagini sulla strage di Cutro. La donna e altri due sopravvissuti, una ragazza di 23 anni e un uomo, hanno parlato di un dettaglio che non era ancora emerso. A un certo punto nei loro racconti si è fatto strada il particolare dell’elicottero.



STRAGE DI CUTRO, CHIESTI REGISTRI DI VOLO DELLA GUARDIA COSTIERA

«Noi in Afghanistan avevamo elicotteri sulla testa ogni giorno, so cosa sto dicendo», ha detto l’uomo sopravvissuto alla strage di Cutro all’avvocato Marco Bona, il primo a sentir parlare di quel dettaglio. Dopo di lui le altre due donne. Allora, il legale ha contattato i colleghi a Torino per farsi inviare le foto degli elicotteri di Guardia costiera e Guardia di finanza, per mostrarle ai tre testimoni. Nessuno ha avuto dubbi, tutti e tre hanno indicato quello della Guardia costiera. A quel punto sono state formalizzate le deposizioni con interprete giurato, riconoscimento ufficiale della foto e videoregistrazione delle testimonianze.



Tutto ciò è finito nell’istanza depositata in procura a Crotone, dove ci sono due inchieste, una sugli scafisti, l’altra sui mancati soccorsi al caicco. La richiesta, come riportato dal Corriere, è di acquisire i registri di volo degli elicotteri della Guardia costiera e verificare i racconti dei tre sopravvissuti, le cui versioni coincidono. Dunque, ci sarebbe stato un primo sorvolare sul barcone quando c’era ancora luce, un altro col buio, circa quattro ore prima che Frontex segnalasse il casco all’International coordination center di Pratica di Mare e circa 9 ore prima lo schianto contro la secca.

“FLASH COME SE SCATTASSERO FOTOGRAFIE”

A prescindere dalla possibilità di risalire davvero al piano di volo, resta da capire se ciò sposterebbe il peso delle responsabilità riguardo l’ipotesi dei mancati soccorsi. Quando il barcone è stato avvistato da Frontex, viaggiava a sei nodi ed era a circa 40 miglia al largo delle coste calabresi. Quando il misterioso elicottero avrebbe avvistato i migranti, era forse a 55-60 miglia, secondo l’ipotesi del Corriere, che si interroga sia sulla scena sia sulla possibilità che i testimoni abbiano confuso la livrea della Guardia costiera italiana con quella greca, ad esempio.

Gli avvocati hanno chiesto una consulenza ad un meteorologo sulle condizioni meteo e luce, ma i tre testimoni si dicono certi: l’elicottero era bianco e aveva la coda rossa. Inoltre, durante il secondo sorvolo, «partivano flash, come se scattassero delle fotografie». Sostengono che sia un elicottero italiano che ha fatto una deviazione sul barcone, «prima alle 19 poi di nuovo alle 22». L’uomo afghano, che nella strage di Cutro ha perso moglie e tre figli, aggiunge infine che «nessuno è venuto a osservarci, finché la barca non è affondata».