La Guardia costiera italiana nega la ricostruzione di tre sopravvissuti alla strage di Cutro, secondo cui un elicottero avrebbe sorvolato il barcone. Dopo ore e ore di lavoro per risolvere il mistero, fra sabato e domenica i comandi delle quattro Sezioni Volo Elicotteri (Sarzana, Catania, Pescara e Decimomannu) hanno effettuato le verifiche che la procura di Crotone chiederà. Hanno controllato tutti i dettagli dei vecchi piani di volo, a partire da quelli della sera del 25 febbraio. «Il pomeriggio e la sera prima del naufragio di Cutro nessun elicottero della Guardia costiera si è alzato in volo dalle nostre basi per sorvolare un’aera compatibile con la possibile posizione del barcone in quelle ore», fa sapere la Guardia costiera, come riportato dal Corriere della Sera.
La nota ufficiale «smentisce che ci fossero in volo elicotteri della Guardia costiera italiana». Dopo aver appreso la notizia delle testimonianze dal giornale, la Guardia costiera italiana ha preferito non replicare a caldo e frettolosamente, ma approfondire, anche perché c’è di mezzo l’inchiesta sui presunti mancati soccorsi al barcone naufragato. Dopo il controllo, è stato diffuso il comunicato: nessun elicottero della Guardia costiera italiana era in quella zona la sera della strage di Cutro.
STRAGE DI CUTRO, GUARDIA COSTIERA “FORSE SI SONO CONFUSI CON ALTRI ELICOTTERI”
Sulla vicenda è intervenuto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, che in tutto ciò vede una «campagna di fango e menzogne» e un «insulto nell’insinuare che qualcuno non sia intervenuto di proposito». Ma fonti qualificate della stessa Guardia costiera ritengono che non c’è motivo di pensare che i tre sopravvissuti abbiano mentito. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, potrebbero «essersi confusi con altri elicotteri» (Grecia o Malta, per esempio) o ricordare dettagli che hanno magari visto successivamente. In effetti, le livree delle Costiere dei vari paesi sono simili. Potrebbero aver confuso il velivolo con la Guardia costiera greca, anche se il colore sulla coda in quel caso non è rosso, come loro indicano.
Dunque, neppure la Guardia costiera ipotizza che i tre testimoni abbiano inventato quel particolare. Quando sono stati sentiti, i tre testimoni erano in campi profughi differenti e lontani. Quindi, è pure difficile anche solo ipotizzare che si siano messi d’accordo per diffondere un dettaglio non vero di questo tipo. Ne hanno parlato spontaneamente agli avvocati che solo in un secondo momento hanno mostrato loro le fotografie degli elicotteri chiedendo se li riconoscevano. I legali, dal canto loro, hanno fatto quello che consente il codice di fare: indagini difensive. Ma la strage di Cutro resta un nervo scoperto, di sicuro non è un capitolo chiuso, non solo sul fronte giudiziario.