Quando era ormai prossimo alla chiusura della fase preliminare, il processo sulla strage del Mottarone è stato rispedito al punto di partenza per decisione della Gup di Verbania Rosa Maria Fornelli che proprio nella giornata di oggi ha rispedito il fascicolo di indagine alla Procura chiedendo che si giunga ad un nuovo impianto accusatorio contro gli indagati; facendo – di fatto – ripartire le indagini dato che buona parte delle ipotesi di reato si erano basate sui capi d’imputazione caduti (spiega la stessa Gup) ai sensi della riforma Cartabia, il tutto ignorando le proteste dei procuratori che volevano – già prima dell’estate – il rinvio a giudizio di tutti gli indagati



Procedendo per ordine, si ricorderà che la strage del Mottarone risale a più di tre anni fa quando – il 23 maggio del 2021 – una cabina della funivia che sovrasta le aree di Stresa e del Lago Maggiore si staccò dalle funi precipitando rapidamente (e violentemente) al suolo: il bilancio fu impietoso perché morirono 14 dei 15 occupanti della cabina, con il solo piccolo Eitan – che aveva 9 anni – che sopravvisse miracolosamente al fatale incidente.



Le indagini arrivano alla scoperta di diversi errori commessi da chi doveva garantire la sicurezza della funivia del Mottarone e portarono a processo – da un lato – Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini (impiegati nell’impianto in qualità di gestori, direttori e capi) e – dall’altro lato – i top manager dell’azienda che doveva svolgere la manutenzione Peter Rabanser, Martin Leitner e Anton Seeber: quest’ultimo fu prosciolto per l’assenza di deleghe sull’impianto del Mottarone, mentre per gli altri cinque la Procura chiese il rinvio a giudizio.

Perché la Gup ha respinto il fascicolo di indagine sulla strage del Mottarone: il processo riparte da zero

Già a luglio – nel lungo processo per la strage – la Gup di Verbania aveva chiesto alla Procura di formulare una nuova ipotesi di reato a carico degli imputati, sottolineando in particolare che andavano esclusi dall’impianto accusatorio tutte le aggravanti legate alla (mancata) sicurezza sul lavoro e anche i reati dolosi: contro gli imputati sarebbero – insomma – rimasti i ‘soli’ reati di attentato alla sicurezza dei trasporti, lesioni gravissime e falso; escludendo le ipotesi di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo e omicidio plurimo.

Con la decisione di oggi la Gup ha chiesto – in altre parole – che vengano svolte nuove indagini, rendendo di fatto nullo l’ampio fascicolo di 14 pagine stilato in circa 10 mesi di faticoso lavoro, ritardando (e non di poco) un procedimento che già ora ha avuto una durata di più di 3 anni: esultano – quasi ovviamente – i legali della difesa che sperano di ottenere eventuali sconti di pena per i loro assistiti; mentre la Procura continua a lamentare il danneggiamento “del ‘vulnus’ del principio di irretrattabilità dell’azione penale (..), dell’obbligatorietà dell’azione penale e della ragionevole durata del processo”.