La diretta di Ore 14 – il programma condotto ogni giorno su Rai 2 da Milo Infante – è tornata ad occuparsi della cosiddetta strage di Altavilla con il parere della criminologa Roberta Bruzzone che è stata scelta come consulente di parte per la difesa di Giovanni Barreca: quest’ultimo – infatti – ha ammesso di aver ucciso tutta la sua famiglia con l’aiuto della figlia minorenne (anche lei reo confessa e incarcerata) per liberarla da una possessione demoniaca; il tutto con l’aiuto di un’altra coppia di fanatici religiosi che – dal conto loro – si dicono innocenti.



Prima di arrivare a Bruzzone, è interessante partire dal fatto che solo recentemente Barreca è stato sottoposto ad un accertamento psichiatrico con il quale è stato definito “incapace di intendere e di volere” e assoggettato alla scarcerazione per la detenzione all’interno di una struttura Rems: un destino che ora – questa è la novità – toccherà anche alla figlia, sulla quale si procederà anche – spiga la criminologa – ad “un’indagine personologica non soltanto tesa a valutare la presenza di un disturbo delirante come il padre, ma anche la condizione di immaturità psichica“.



Roberta Bruzzone sulla stage di Altavilla: “Barreca è ancora in carcere perché non ci sono Rems disponibili”

Soffermandosi sulla figlia – infatti – Bruzzone ci tiene a precisare che allo stato attuale delle cose “lei si dice ancora convinta di aver agito per salvare la famiglia” con una chiara discrepanza nella comprensione “del disvalore di quanto accaduto, restando fermamente legata alla visione paterna della presenza demoniaca”: una condizione che secondo la criminologa è innegabilmente incompatibile con la carcerazione dato che la ragazzina non sarebbe in grado di comprendere a fondo di aver commesso un reato.



“Barreca – continua Bruzzone passando al principale autore della strage di Altavilla – è ancora in carcere” perché attualmente si starebbe faticando a “trovare una Rems in Sicilia” ricordando che “ogni giorno che ci sta dopo l’ordinanza è un’ingiusta detenzione” che alla fine dei conti finirà oggetto di un risarcimento da parte dello stato che viaggia attorno ai “250/300 euro al giorno”; e seppur si potrebbe effettivamente chiedere la libertà vigilata, la criminologa ci tiene a mettere in chiaro che “non lo faremo perché sappiamo che non può stare da solo ed è socialmente pericoloso“.