L’ombra di una più ampia rete di fanatici religiosi dietro la strage di Altavilla Milicia (Palermo) sembra farsi sempre più ingombrante nel corso delle indagini sul massacro della famiglia di Giovanni Barreca, muratore 54enne accusato di aver sterminato moglie e figli – lasciando viva solo la primogenita 17enne, ora indagata per l’ipotesi di aver partecipato alla mattanza – con la complicità di una coppia di “fratelli di Dio”, i palermitani Massimo Carandente e Sabrina Fina. È dalle dichiarazioni della ragazza – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, coinvolta nelle torture inflitte alla madre Antonella Salamone, 42 anni, e ai fratelli minori Kevin ed Emanuel, di 16 e 5 anni – che emergono i contorni di un delirio collettivo e di sevizie che sarebbero andate avanti per almeno una settimana prima di sfociare nel triplice omicidio.



Stando alla versione della 17enne, nella villetta teatro della mattanza sarebbero stati portati avanti riti di purificazione estremi, conditi con atti di violenza inaudita sulle vittime, ed esorcismi per “scacciare le presenze demoniache” dalla casa e dai parenti ritenuti “posseduti dal diavolo”. Ore 14, trasmissione di Milo Infante in onda su Rai2, ha riportato quanto detto dalla minorenne in sede di interrogatorio e cristallizzato nell’ordinanza di convalida del fermo emessa dal Tribunale per i minorenni di Palermo.



Strage di Altavilla, a casa di Giovanni Barreca una settimana di orrori prima del triplice omicidio

A casa di Giovanni Barreca e Antonella Salamone, la 42enne uccisa e bruciata prima di essere seppellita in giardino, l’orrore delle torture sarebbe durato almeno una settimana prima degli omicidi. La figlia 17enne, che secondo gli investigatori avrebbe partecipato attivamente alle sevizie sulla madre e i fratelli, avrebbe fornito un resoconto agghiacciante di quanto accaduto tra le mura della loro abitazione fino al 10 febbraio scorso, giorno in cui l’uomo si sarebbe consegnato ai carabinieri confessando il massacro. I figli maschi, Kevin ed Emanuel, di 16 e 5 anni, come la mamma avrebbero subito terribili violenze prima di essere assassinati.All’inizio di febbraio – ha raccontato la ragazza – mia madre ha conosciuto una coppia, Massimo Carandente e Sabrina Fina. Sin dall’inizio dicevano che in casa c’erano i demoni, allora hanno iniziato a interrogare mamma chiedendole chi fosse e cosa volesse, le davano schiaffi e papà li aiutava“.



La giovane ha aggiunto che la donna sarebbe stata poi sottoposta a digiuno e a torture “picchiandola con una pentola e con un guanto di plastica“. “Massimo e Sabrina mi avevano convinto di essere pure io vittima di una maledizione (…). Ero convinta di avere vomitato i capelli di mia madre (…). Massimo e Sabrina a un certo punto dormivano a casa nostra e mi hanno chiesto di partecipare attivamente alle torture per il bene della famiglia. Volevano che picchiassi mamma con una padella ma mi sono rifiutata, l’ho colpita con un guanto di plastica. Mamma è stata ustionata con le pinze da camino e bruciata con l’asciugacapelli incandescente. Hanno riservato lo stesso trattamento anche a mio fratello Emanuel mentre io lo tenevo fermo. Lui è stato torturato per giorni, mamma è stata picchiata anche da Kevin, colpita ripetutamente e calpestata da tutti, anche io l’ho presa a calci sulla schiena. Dopo la sua morte, hanno bruciato il cadavere“. La 17enne avrebbe raccontato che il fratellino, un bimbo di 5 anni, sarebbe stato costretto a bere latte e caffè amaro “che gli veniva iniettato in bocca”. “Insieme a mio padre, Massimo e Sabrina lo hanno legato al letto, lo hanno lasciato così, poi lo hanno ustionato con il phon ad alta temperatura sul corpo e sul viso. Kevin invece è stato l’ultimo, soffriva per il dolore, lo hanno legato al collo con una catena arrugginita – ha aggiunto – e dei cavi elettrici. Gli adulti mi hanno detto di saltargli sulla pancia e l’ho fatto“. Dopo l’uccisione dei tre, secondo la 17enne “a un certo punto tutti se ne sono andati” e lei si sarebbe chiusa a chiave in camera da letto. “Mi sono addormentata finché sono arrivati i carabinieri“. Per oltre una settimana, la ragazza avrebbe avuto il telefono a disposizione e avrebbe chattato normalmente con le amiche mentre in casa si consumava l’orrore. La madre l’avrebbe implorata di chiedere aiuto e di chiamare le forze dell’ordine, ma non l’avrebbe fatto.