La strage di Bolgna è un pozzo senza fine. Benché i maggiori protagonisti siano stati arrestati e condannati, ad esempio Licio Gelli, continuano a emergere novità riguardo ai motivi e al significato che tale strage doveva avere. Come ci ha detto il giornalista e storico Giovanni Fasanella in questa intervista “è proprio questo il passo ulteriore da fare, capire il contesto geopolitico e interno in cui nacque e venne applicata l’dea della terribile strage”. Le ultime novità riguardano ulteriori prove a carico di Licio Gelli come mandante e finanziatore dell’attentato da parte della Procura di Bologna, stabilendo con certezza il luogo e il giorno dell’incontro tra il leader massone e i terroristi. Come dice Fasanelli, che ha appena pubblicato un libro che si occupa proprio di questo argomento (Le menti del Doppio Stato. Dagli archivi angloamericani e del servizio segreto del Pci il perchè degli anni di piombo (con Mario José Cereghino), Chiarelettere 2020) citando Cossiga “è impossibile che un materassaio come Gelli potesse essere a capo da solo di una tale organizzazione”. Ma allora chi c’era?
Torna alla ribalta Licio Gelli: siamo davanti a una semplice conferma di quanto la magistratura ha stabilito o c’è qualcosa di nuovo?
Licio Gelli come sappiamo è già stato condannato per la strage, quindi queste informazioni se fossero confermate, si tratta di anticipazioni, non stupirebbero affatto ma confermerebbero quello che la magistratura bolognese ha già stabilito.
Dal suo punto di vista sarebbe una conferma importante?
Assolutamente sì. Naturalmente a questo punto il passo avanti da fare nelle ricostruzioni del caso della strage, sarebbe di capire per chi lavorava Licio Gelli. Perché come diceva Cossiga è difficile pensare che un materassaio da solo potesse tenere in mano l’intero apparato di sicurezza del paese, potesse esercitare ricatti così grandi nei confronti di un pezzo importantissimo della classe dirigente della politica, della burocrazia, dei vertici militari e della finanza.
Intende che insieme a lui o sopra di lui c’erano forze più potente di lui?
La domanda da porsi sarebbe se Licio Gelli era l’unico architetto del disegno stragista o se sopra di lui cerano forze molto più potenti che probabilmente avevano radici anche all’estero.
Infatti dalle nuove indagini spunta che Gelli finanziasse Federico Umberto D’Amato, ex piduista e direttore dell’ufficio affari riservati del Ministero dell’interno legato alla Cia.
Infatti, spunta la Cia. Nel libro che ho recentemente pubblicato, Le menti del doppio stato, attraverso documenti di archivio americano, soprattutto inglese, dello stato italiano e del vecchio Pci, l’archivio Gramsci, raccontiamo come dal 1944 al 1948 si formò in Italia un apparato clandestino da non confondersi con Gladio che era un’altra cosa. Questo apparato serviva per la guerra politica e la manipolazione politica. Federico D’Amato era l’uomo di fiducia del super agente della Cia in Italia James Angleton che costruì quell’apparato facendo dell’Italia un laboratorio per la guerra clandestina, modello poi applicato ed esportato in altre parti del mondo.
Siamo dunque ancora lontani a capire il movente della strage? Cosa volevano ottenere?
Non solo la strage di Bologna, ma dalla strategia della tensione del 1969 bisogna stabilire il legame tra i personaggi implicati con quell’esperimento compiuto nel laboratorio italiano tra il 1944 e il 1948.
Ma perché nel 1980 gli americani, se sono stati loro a volere la strage, compiono l’attentato di Bologna?
Non parlo necessariamente dell’America, James Amgleton fece carriera ma negli anni 70 venne licenziato con centinaia di agenti della sua sezione per aver costruito all’interno della Cia una Cia parallela.
Le chiedo di nuovo: nel 1980 che segnale si voleva dare con una strage di quelle proporzioni?
E’ questo il punto interrogativo. Bisogna ricostruire il contesto della strage ma non è ancora stato fatto. Ci sono sentenze definitive, la strage si può leggere solo nelle carte giudiziarie o ci sono risvolti che vanno ben oltre. E’ il contesto geopolitico e interno che va ricostruito. C’è una ipotesi su cui si comincia a lavorare ed è che non solo la guerra fredda possa aver causato la strage, ma anche che fosse in atto una guerra mediterranea tra paesi anche alleati che vedeva l’Italia combattere contro interessi petroliferi di altre nazioni. E’ possibile che Bologna come Ustica e Moro siano tre anelli della stessa catena da leggere all’interno della guerra mediterranea.
(Paolo Vites)