E’ dedicato alla drammatica strage di Duisburg il film tv in onda nella prima serata di Raiuno questo mercoledì 22 maggio, dal titolo “Duisburg, linea di sangue” e che vedrà protagonista Daniele Liotti. I fatti narrati sul piccolo schermo, tuttavia, sono realmente accaduti a Duisburg, appunto, in Germania, nel 2007. Era il 15 agosto (la vicenda fu per questo ribattezzata anche strage di Ferragosto), quando davanti ad un ristorante italiano, Da Bruno, furono uccisi sei giovani – uno ancora minorenne – per un regolamento di conti. Sullo sfondo le lotte tra due famiglie della ‘Ndrangheta. A compiere l’omicidio plurimo furono infatti alcuni affiliati della ‘ndrina dei Nirta-Strangio all’epoca in lotta contro la ‘ndrina dei Pelle-Vottari nell’ambito della faida di San Luca che andava avanti tra i clan dal 1991. La mattanza fu compiuta nei parcheggi del ristorante e le sei vittime – tutte di età compresa tra i 16 ed i 39 anni, quattro dei quali originari di San Luca, in provincia di Reggio Calabria – furono notate per caso da un passante che allertò prontamente le forze dell’ordine. La polizia tedesca trovò così quattro corpi in una Volkswagen Golf ed altri due in un furgone. Per cinque di loro non c’era più nulla da fare mentre per la sesta si tentò il trasporto in ospedale ma morì prima del suo arrivo. La sera della strage, nel ristorante si stava festeggiando proprio il compleanno di una delle vittime, Tommaso Venturi, appena 18enne.
STRAGE DI DUISBURG: VITTIME E INDAGINI
Furono in tutto oltre 70 i colpi di pistola esplosi contro le sei vittime della strage di Duisburg nella quale rimasero uccisi i fratelli Francesco e Marco Pergola rispettivamente di 22 e 20 anni, Tommaso Venturi di 18 anni, Marco Marmo di 25, Francesco Giorgi, ancora minorenne di 16 anni e Sebastiano Strangio, 39 anni, proprietario del locale e affiliato alla ‘ndrina Pelle-Vottari. Dopo essere usciti dal ristorante i sei erano saliti sulle auto quando i killer entrarono in azione, aprendo il fuoco e colpendo alla testa ciascuna delle vittime. Principale obiettivo era Marmo, mandato in Germania da Antonio Pelle per l’acquisto di un furgone blindato e di un fucile d’assalto americano Colt Ar-15, utili a compiere un agguato ai danni del boss nemico, Gianluca Nirta, sfuggito alla strage di Natale dove perse però la vita la moglie Maria Strangio. Le indagini furono compiute dalle forze dell’ordine italiane in stretta collaborazione con quelle tedesche e rivelarono una scia di sangue lunga oltre 15 anni come retroscena della faida che portò alla strage in Germania. Dopo l’individuazione di Giovanni Strangio, considerato uno dei killer presenti nel parcheggio del ristorante a Duisburg, gli inquirenti identificarono anche Sebastiano Nirta.
I PROCESSI
E’ il luglio del 2011 quando la Corte d’Assise di Locri emette la sentenza di primo grado sulla strage di Duisburg condannando all’ergastolo Giovanni Strangio, Gianluca, Francesco e Giuseppe Nirta, Francesco Pelle, Sebastiano Romeo, Francesco e Sebastiano Vottari. Altri imputati, per i quali era stata chiesta una condanna a 25 anni, furono invece condannati a pene inferiori o assolti, mentre altri tre furono assolti. In seguito ad ulteriori indagini della DDA di Reggio Calabria, fu condannato all’ergastolo anche Sebastiano Nirta, assolvendo il cugino Giuseppe e condannandolo a 12 anni per associazione mafiosa. In Appello furono dichiarati colpevoli della strage e condannati definitivamente all’ergastolo Giovanni Strangio considerato l’ideatore e autore della strage, Francesco Nirta, Giuseppe Nirta, Sebastiano Vottari, Francesco Vottari e Francesco Pelle. Altri imputati si videro ridurre la pena mentre fu assolto Antonio Carabetta. Nel maggio del 2016 si è svolto il terzo grado di giudizio in Cassazione che ha confermato l’ergastolo per tutti gli imputati, assolvendo Antonio Pelle e Sonia Carabetta. Francesco Pelle e Sebastiano Nirta furono invece rinviati alla Corte d’Appello. Per Nirta il processo è ricominciato nel febbraio del 2017 e dopo un annullamento con rinvio della Cassazione, lo scorso febbraio la Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria presieduta dal giudice Daniele Cappuccio ha confermato il carcere a vita per l’ultimo imputato della strage di Ferragosto.