18 anni dopo la strage di Erba – quattro persone massacrate tra cui un bimbo, un processo blindato su tre gradi di giudizio conclusi con la conferma dell’ergastolo a carico di Olindo Romano e Rosa Bazzi, una scia interminabile di ombre nell’incessante battaglia tra colpevolisti e innocentisti – Azouz Marzouk, marito e padre di due delle vittime, torna a ripetere di non credere all’esito giudiziario che ha inchiodato i coniugi e suoi ex vicini di casa al profilo di spietati (e preparatissimi) assassini. Secondo la tesi che il tunisino porta avanti da tempo (da quando si è convinto, nel 2008, dell’estraneità della coppia al massacro), i due condannati sarebbero precipitati nell’abisso di un clamoroso errore giudiziario senza aver alcuna responsabilità nella mattanza. Una posizione che sposa quanto sostenuto dalla difesa ora prossima alla discussione, davanti alla Corte d’Appello di Brescia, di una possibile revisione del processo.
“Non voglio fare supposizioni – ha dichiarato Marzouk a Salvo Sottile durante la trasmissione FarWest – su chi è stato, ma secondo me Olindo e Rosa sono innocenti e non c’entrano con la strage. Aspettiamo il 1° marzo cosa dirà Brescia. Io li sostengo e penso che il 1° marzo ci sarà un ribaltamento. Penso che siano estranei perché tanti argomenti non portano a loro come assassini (…). Dobbiamo essere cauti sulle piste alternative di droga o regolamenti di conti, io per aver parlato di una pista alternativa mi son beccato 2 anni e mezzo per diffamazione (…)“. Secondo Marzouk, tra gli elementi più forti che scagionerebbero i Romano-Bazzi ci sarebbero le modalità di esecuzione dei delitti, omicidi talmente efferati e “chirurgici” che, a suo dire, sarebbero stati commessi da mani esperte e non nuove a crimini di tale portata: “Da precisare come sono stati ammazzati, non stiamo parlando di questi due ingenui (Olindo e Rosa, ndr) che vanno e sanno dove colpire nella gola, perché le vittime sono state accoltellate nello stesso punto. È stato usato lo stesso gesto, l’unico è il signor Mario Frigerio che si è salvato per miracolo, questione di millimetri (l’unico sopravvissuto alla strage scampò alla morte per una malformazione alla carotide che impedì all’unico fendente di ucciderlo, nda). Sicuramente l’azione di killer professionisti, non sono persone normali che non hanno niente a che fare con quel mondo, l’altro mondo. È stato qualcuno che con i coltelli ci sa fare“.
Azouz Marzouk: “Anche io sono una vittima, ma nessuno mi reputa tale”
Azouz Marzouk ha confermato che sarà presente in aula, il prossimo 1° marzo a Brescia, per l’udienza dibattimentale sulla revisione del processo in cui potrebbe delinearsi tutta un’altra storia rispetto a quanto cristallizzato in sentenza. A spendersi per sostenere l’ipotesi della non colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi – oltre al collegio difensivo, al tutore della coppia e, in via collaterale, allo stesso marito della vittima Raffaella Castagna (uccisa con il figlio Youssef, la madre Paola Galli e la vicina di casa, moglie di Mario Frigerio, Valeria Cherubini) – è stato anzitutto il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, il primo, convinto che si possa trattare di un errore giudiziario, ad aver depositato formale istanza di revisione per la riapertura del caso.
Azouz Marzouk fu il sospettato della prima ora quando, la sera dell’11 dicembre 2006, l’inferno consumato nella corte di via Diaz invase le cronache italiane con il suo carico di orrore e atroci interrogativi. A escluderlo in poche ore dal fuoco investigativo – mentre alcuni telegiornali facevano a pezzi la presunzione di innocenza dipingendolo già come assassino della sua famiglia – fu il suo alibi: al momento della strage di Erba era in Tunisia. “Anche io sono una vittima – ha dichiarato Marzouk a FarWest –, ma nessuno mi reputa tale“. In merito agli attriti di vicinato che, secondo l’accusa a carico di Olindo e Rosa, sarebbero l’humus in cui sarebbe maturato il movente del massacro, il tunisino li ridimensiona: “I rapporti con loro erano un pochino complicati per il rumore, quelle cose, ma non c’era nulla che potesse portare a così tanto. Non lo posso neanche immaginare (…). Cosa chiederei a Olindo e Rosa? Gli chiederei perché hanno confessato una cosa che non hanno commesso“.