17 anni dopo la strage di Erba, ancora molti dubbi insistono intorno alla condanna di Olindo e Rosa nonostante l’esito definitivo del processo a loro carico. La difesa dei coniugi Romano-Bazzi si batte da sempre per provare l’estraneità della coppia nonostante la conclusione granitica del giudizio, che li ha ritenuti colpevoli della mattanza in cui persero la vita quattro persone tra cui un bimbo di 2 anni. Vittime del massacro Raffaella Castagna, il figlioletto Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Testimone chiave dell’accusa il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, scampato per un soffio alla morte la sera dell’11 dicembre 2006 nella corte di via Diaz.



Olindo Romano e sua moglie Rosa Bazzi confessarono gli omicidi e poi ritrattarono per dirsi, ancora oggi, innocenti. A ritenere che non siano gli assassini di Erba e che siano precipitati nel vortice di un clamoroso errore giudiziario non c’è soltanto il loro pool difensivo, ma anche un magistrato di lungo corso come Cuno Tarfusser – che nel marzo 2023, nella sua veste di sostituto procuratore generale a Milano, ha presentato istanza di revisione del processo -, e il loro tutore, l’avvocato Diego Soddu. Anche lui ha depositato richiesta di revisione, riporta Ansa, chiedendo l’unificazione del suo documento con quello prodotto da Tarfusser per sollecitare che la vicenda venga rimessa in discussione in tribunale. A dedicere sarà la Corte d’appello di Brescia, la sola competente per valutare l’ammissibilità di una riapertura del caso. Olindo e Rosa sarebbero innocenti anche secondo Azouz Marzouk, padre del piccolo Youssef e marito di Raffaella Castagna, convinto che i coniugi non siano gli autori della mattanza e che i veri killer siano a piede libero.



Olindo e Rosa sono innocenti? Nella battaglia per riaprire il caso c’è anche la richiesta del tutore

Pochi giorni fa, un altro colpo di scena si è insinuato nelle trame della cronaca sulla strage di Erba e, in particolare, sulla condanna all’ergastolo in via definitiva che vede i coniugi Olindo e Rosa dietro le sbarre da ormai 16 anni. Mentre loro continuano a professarsi innocenti, dopo aver ritrattato le confessioni che contribuirono a inchiodarli al profilo degli assassini di via Diaz, tra le aule di giustizia c’è un fermento che non smette di far discutere. A muovere la prima pedina nella complessa partita per tentare la riapertura del caso non è stata la difesa della coppia, bensì un noto magistrato nella sua veste di sostituto pg: Cuno Tarfusser. Subito dopo la presentazione della sua istanza di revisione del processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi, è arrivata quella del tutore dei due, l’avvocato Diego Soddu, anch’egli convinto della loro innocenza.



Gli avvocati che assistono i coniugi depositeranno la loro richiesta a seguire, certi di avere in mano “nuove prove scientifiche” utili a riscrivere la storia e a dimostrare, una volta per tutte, che l’ex netturbino e consorte non hanno commesso alcun delitto e non sono responsabili della strage di Erba. Dal carcere, i due condannati non hanno mai smesso di gridare la loro estraneità al massacro dopo aver ritrattato le confessioni. Sostengono di essere caduti in una sorta di trappola perché fosse assicurato alla giustizia un colpevole, ma ritengono di non aver mai ucciso nessuno. Le loro parole si infrangono, giocoforza, con l’esito dei tre gradi di giudizio chiusi in una sentenza che li riconosce assassini. “Puntarono su di noi perché eravamo i più fragili per chiudere il caso, ma non siamo stati noi“, ha ribadito nell’agosto 2023 Olindo Romano in una intervista rilasciata a Cronaca Vera. Secondo chi rappresentò l’accusa nel giudizio a carico di Olindo e Rosa, però, non c’è spazio per una rilettura degli eventi in ottica innocentista: sono loro gli autori del massacro, oltre ogni ragionevole dubbio.