Sono passati poco meno di 18 anni da quella terribile dell’11 dicembre del 2006 quando la tranquilla via Armando Diaz di Erba – alle porte di Como – venne sconvolta da una strage tra le più violente (e per certi versi misteriosa ed intricata) che si ricordino nell’intera storia italiana: il bilancio delle vittime fu di quattro persone, tra cui un bambino di solamente 2 anni; mentre a conti fatti dal 26 novembre del 2008 gli autori del quadruplo omicidio si trovano nel carcere milanese Opera. Questa sera la trasmissione Le Iene Inside tornerà a parlare approfonditamente della strage di Erba, schierandosi (come ha sempre fatto negli ultimi anni) dalla parte di Rosa Bazzi e Olindo Romano: i due autori condannati già in tre gradi di giudizio all’ergastolo e protagonisti – tra una manciata di giorni – di una nuova revisione del processo a loro carico.



Ma cosa è successo nella strage di Erba? Senza scendere nei dettagli della revisione (che abbiamo trattato in un altro pezzo), tra queste righe vogliamo ripercorrere le tappe di quella terribile nottata, passando poi agli elementi che hanno permesso di incastrare Rosa e Olindo e al parere – unanime – dei numerosi giudici che li hanno condannati. Il punto di partenza è ovviamente quell’11 dicembre 2006 in cui attorno alle ore 20 e 20 venne lanciato un allarme per un incendio proprio all’interno della palazzina che da lì a pochi minuti sarebbe diventata protagonista della strage di Erba.



Il primo intervento venne fatto da un residente in via Armando Diaz che era anche volontario dei Vigili del fuoco: fu proprio lui a rinvenire il corpo esanime di Mario Frigerio – gravemente ferito ma ancora in vita – e l’ormai deceduta Raffaella Castagna. I pompieri pochi minuti dopo si trovarono davanti ad una scena agghiacciante con i corpi straziati di Youssef Marzouk (che aveva solamente 2 anni), della madre di Raffaella Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini.

Strage di Erba cosa è successo? Che ruolo hanno avuto Rosa e Olindo nella strage di Erba: dallo scontrino alle confessioni ritrattate

Mentre l’intervento dei Vigili del fuoco era ancora in corso e gli inquirenti iniziavano a ricostruire le primissime ipotesi sulla strage di Erba, nella palazzina di via Diaz arrivarono anche Rosa Bazzi e Olindo Romano che insospettirono per il loro “comportamento anomalo” – quasi apatico e disinteressato – gli inquirenti; oltre a presentare ferite fresche (ma lievi) su mani e braccia. Furono loro, quasi senza che gli venisse chiesto, a ‘scagionarsi’ mostrando uno scontrino del McDonald’s che li collocava a Como nei momenti (presunti) della strage di Erba.



Fu poi – in un secondo momento, dopo che si riprese dal coma – Mario Frigerio ad indicare Olindo come autore degli omicidi, raccontando di averlo incrociato sulle scale della palazzina in quei concitatissimi minuti che sono costati la vita a quattro persone. Arrestati l’8 gennaio, i coniugi ci misero solamente due giorni a confessare – separatamente e con versioni del tutto simili all’accaduto – la loro responsabilità nella strage di Erba; salvo poi ritrattare il 10 ottobre successivo, ma senza che il giudice credesse a nessuno dei due.

Ad oggi – come vi dicevamo anche poche righe fa – Rosa e Olindo sono stati condannati all’ergastolo, seppur dal conto loro continuino a dirsi innocenti, manipolati fino a portarli alla confessione e completamente estranei all’accaduto. Solamente l’11 luglio potremo scoprire se la revisione del processo per la strage di Erba porterà a qualche svolta e forse (ma visto che sono passati 18 anni è improbabile) a qualche nuovo indagato, sperando così di svelare una volta per tutte cosa è successo nella strage di Erba.