Strage di Erba: non è ancora finita per Olindo e Rosa, la coppia condannata all’ergastolo per il massacro di via Diaz dell’11 dicembre 2006 che lo scorso luglio si è vista rigettare l’istanza di revisione del processo dalla Corte d’Appello di Brescia. La difesa ora ha proposto ricorso per Cassazione proprio contro la sentenza con cui è saltata la possibilità di ribaltare il giudicato con un nuovo dibattimento.



Il collegio difensivo ribadisce la “abbondanza di prove a favore” dei coniugi Romano-Bazzi e chiede l’annullamento della sentenza per “manifesta illogicità”. Si tratta di un documento corposo di 111 pagine, riporta Adnkronos, nel quale gli avvocati Nico D’Ascola, Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello mettono in fila tutti i vizi che renderebbero illegittimo quanto accaduto a Brescia pochi mesi fa.



Strage di Erba, la tesi difensiva nel ricorso per Cassazione contro la sentenza bresciana

I legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi sostengono che la sentenza sia costellata di criticità e la motivazione “è del tutto scollata dal contenuto dell’istanza difensiva”. Nel ricorso si contesta l’approccio della Corte d’appello di Brescia e si sottolinea lo “strabismo motivazionale” nel descrivere le fasi della aggressione e della morte della vittima Valeria Cheribini, ma non solo. 

I difensori ribadiscono di aver prodotto una serie di elementi nuovi che avrebbero potuto acquisire il rango di prova a dibattimento, cosa negata dal clamoroso rigetto dei giudici bresciani. Nel documento del collegio che assiste la coppia, si parla delle “plurime acquisizioni scientifiche nuove” e dei “dirompenti dati clinici nuovi” capaci di scardinare l’attendibilità dell’unico sopravvissuto Mario Frigerio e totalmente bypassati dalla Corte. La sentenza, sostiene ancora la difesa, sarebbe viziata “sia nella interpretazione giuridica del concetto di ‘prova nuova’, sia nella motivazione, la quale risulta in più punti omessa o meramente apparente“. Per riaprire il processo a carico di Olindo e Rosa erano state depositate ben tre istanze di revisione: la prima a firma del sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, la seconda del tutore dei coniugi, avvocato Diego Soddu, e la terza dei loro legali.



Quello che gli avvocati dei Romano-Bazzi contestano fermamente è anzitutto il modo in cui sarebbe stato scombinato il rito della revisione attraverso “la sovrapposizione indebita delle regole probatorie di due fasi distinte” (che sono quella della ammissibilità e la discussione vera e propria in dibattimento), oltre alla “erronea interpretazione di concetti giuridici, richiamati in modo inappropriato”. Un pasticcio procedurale, secondo gli avvocati di Olindo e Rosa, in cui la tesi della difesa e il lavoro di decine di esperti di varie discipline, incaricati di produrre consulenze che potrebbero ribaltare le sorti giudiziarie della coppia, sono stati liquidati come fantascientifici.