A Quarto Grado si torna a parlare della strage di Erba in attesa del prossimo 10 luglio, quando si capirà se i giudici decideranno di dare il via libera alla revisione del processo che ha portato alla condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi in virtù delle presunte nuove prove portate dalla difesa. Al centro di queste ultime c’è la testimonianza fornita dall’unico sopravvissuto Mario Frigerio al comandante Luciano Gallorini mentre ancora si trovava in ospedale.



A parlare della strage di Erba nel corso della puntata è stato il perito fonico forense Marco Perino, il quale ha analizzato l’audio della conversazione durante cui Mario Frigerio avrebbe accusato Olindo Romano di essere l’assassino. “Non è possibile migliorare la qualità dell’audio perché il volume del parlato e quello del rumore sono sostanzialmente identici, per cui se si toglie il secondo va via anche il primo. Ho fatto delle prove di filtraggio e non si è ottenuto nessun risultato”, ha spiegato. Non si potrà mai ascoltare dunque con maggiore chiarezza le parole del testimone.



La strage di Erba e i problemi nell’audio della testimonianza di Mario Frigerio

Le testimonianze di Mario Frigerio Sto arrivando!lla strage di Erba a disposizioni degli inquirenti sono due. La prima è più chiara, ma qui non viene mai accusato Olindo Romano. La seconda, quella incriminata, invece, no. Il motivo è da ricondurre ad un errore tecnico. In un caso infatti oltre alla microspia c’era anche un registratore, per cui la traccia di quest’ultimo dispositivo è migliorabile, nell’altro caso invece c’era solo la microspia. “O è stata posizionata male oppure il guadagno della registrazione del microfono non era stato regolato bene”, ha spiegato l’esperto. 



Il perito fonico forense Marco Perino si è detto rammaricato per il problema in questione e anche per l’ignoranza in materia da parte della magistratura. “Io tendenzialmente faccio dalle 50 alle 60 perizie annue. Non saprei quante commissionate dai giudici, il 10%. Il resto sono consulenze tecniche di parte. Il motivo è che in Italia non c’è ancora una buona conoscenza dell’utilità della perizia fonica. Gli audio si fanno ascoltare a persone senza competenze, col risultato che emergono tanti errori giudiziari”, ha concluso.