La stagione televisiva di Quarto Grado e Le Iene volge al termine, ma sulla strage di Erba continua a consumarsi lo scontro tra i due programmi. Da una parte c’è Gianluigi Nuzzi che sostiene la colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo. Dall’altro c’è Antonino Monteleone, che ha condotto un’inchiesta con Marco Occhipinti. Non sono mancate battute e frecciate incrociate, come quelle di oggi. Sul sito de Le Iene è comparso infatti un lungo articolo di Edoardo Montolli, giornalista di Oggi che si è a lungo occupato del caso, e che ora attacca il conduttore di Quarto Grado smontando pezzo per pezzo quanto dichiarato nelle varie puntate. Infatti ha messo in guarda il programma dal rischio fake news su alcuni punti. «Si vede che dove si fa informazione si preferisce non leggere i giornali e non guardare le trasmissioni di intrattenimento dove si fanno suggestioni», scrive infatti Montolli con evidente sarcasmo. Ma ci va anche più pesante: «Purtroppo Quarto Grado non è Chi l’ha visto?. Se però, come ho documentato, la trasmissione di Federica Sciarelli subì “azioni” non appena, nel 2011, iniziò a ricostruire in maniera sensata la strage (senza basarsi su occhi, emozioni e opinioni), Le Iene sono almeno andate fino in fondo».
STRAGE DI ERBA, LE IENE CONTRO QUARTO GRADO: PARLA MONTOLLI
Edoardo Montolli prende posizione sulla strage di Erba e si schiera con Le Iene, condividendo i dubbi sulle sentenze che hanno portato alla condanna all’ergastolo di Rosa Bazzi e Olindo Romano per la strage di Erba. Del resto da anni ha approfondito i punti meno chiari della vicenda. E oggi tra un attacco sarcastico e uno velato ha smontato i servizi e gli approfondimenti di Quarto Grado. In primis, torna sulla risata di Rosa Bazzi durante la proiezione del video del piccolo Youssef, «il video però non esisterebbe e non sarebbe stato mai mostrato in aula». Contesta il fatto che il programma neghi che siano state mostrate foto dell’eccidio ai due coniugi. «La cosa invece è documentata agli atti». Montolli non è neppure d’accordo sull’insistenza nel ritenere la macchia di sangue delle vittime sull’auto di Olindo come prova fondamentale. «La problematicità del rilevamento e il possibile inquinamento della prova sono stati ammessi invece anche da chi l’ha refertata ovvero il brigadiere Carla Fadda». C’è poi l’audio del supertestimone Mario Frigerio. «La sua frase “è stato Olindo” era stata trasformata durante la rielaborazione del file, come sostenuto anche dalla sentenza di secondo grado. In realtà aveva detto “stavano uscendo” o “è stato uscendo”». Infine, smentisce che il modo in cui è stata uccisa Valeria Cherubini potesse essere noto solo a lui: «Era già scritto nel provvedimento di fermo e nella prima relazione dell’autopsia».