Si parlerà oggi a Le Iene della Strage di Erba. Una delle battaglie cruciali che il programma Mediaset sta combattendo per l’assoluzione di Rosa e Olindo. Ma entriamo nel merito dell’inchiesta delle Iene. La macchia di sangue di Valeria Cherubini sul battitacco dell’auto di Olindo Romano, lato guidatore, è uno dei capisaldi dell’accusa che ha portato l’ex netturbino e la moglie Rosa Bazzi all’ergastolo per la strage di Erba. Unica “prova scientifica” nell’architettura di elementi che hanno inchiodato la coppia e che, per la difesa, è un dato “fantasma” anzitutto per le modalità con cui è stata repertata. O peggio, non repertata: la foto che dovrebbe documentarne localizzazione ed entità, infatti, fu scattata dall’allora brigadiere Carlo Fadda del Nucleo operativo di Como il 26 dicembre 2006, 15 giorni dopo il massacro, alla luce e non al buio, come protocollo invece richiede, e non ne rilevò la luminescenza a seguito della asserita aspersione dell’area con il luminol. Un dettaglio non secondario per i legali dei coniugi, pronti a discutere di questa e altre anomalie in sede di revisione del processo a Brescia dal prossimo 16 aprile.



A sostenere l’inammissibilità di quella traccia ematica tra le prove utili a portare a una condanna oltre ogni ragionevole dubbio è anche il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, che nella sua istanza per la riapertura del caso della Strage di Erba ha sottolineato le falle nella catena di custodia del reperto che ha contribuito a incastrare la coppia. Per Tarfusser, nessuna aula di tribunale potrebbe accogliere un simile elemento tra le prove a carico di un imputato semplicemente perché, agli atti, “non esiste”.



Strage di Erba, Tarfusser sulla macchia di sangue: “Per me non esiste”

La macchia di sangue non è documentata – ha precisato Tarfusser dopo aver depositato la sua richiesta di revisione del processo per la strage di Erba. Nell’unica foto che è agli atti, non c’è. Non si vede nessuna macchia di sangue e quindi per me non esiste“. Parole che si abbattono come macigni sull’impianto accusatorio a carico dei coniugi Romano-Bazzi e che potrebbero contribuire a riscrivere la storia di massacro conclusa con l’ergastolo in via definitiva per la coppia. Ma cosa ha detto l’ex brigadiere Fadda a proposito delle modalità con cui repertò la traccia ematica sul battitacco della Seat Arosa di Olindo Romano? Intervistato anni dopo da Antonino Monteleone per Le Iene, Fadda affermò quanto segue sui rilievi condotti sul mezzo dell’ex netturbino (e messi a verbale soltanto due giorni più tardi, il 28 dicembre, nonostante si trattasse di accertamenti di natura urgente): “Quella foto non è stata eseguita, non è una mancanza grave. Non si è potuto farla in quel momento lì, non per questione di tempo ma di tecnologie. Ci voleva una macchina fotografica più adeguata per poterla fare. Non avevamo l’attrezzatura per poter fare quella foto (…), si poteva fare però avendo più tempo di esposizione e tutto quanto. Mancava una macchina fotografica adeguata. (…) Purtroppo non si è espresso nell’immagine che è stata fatta. Non è stata fatta perché non è risultata, quando sono state fatte le fotografie non è risultata. Non era la prima volta che usavamo quella macchina fotografica, quella lì non è uscita, non è stata impressa. È stata scattata e non è uscita la foto“. Sempre a Monteleone, l’ex brigadiere aveva detto la sua sulla possibilità di una contaminazione: “Non posso sapere se la macchia è stata portata da un collega o meno. La macchia è stata trovata lì e basta. Secondo me gli avvocati possono puntare più sull‘inquinamento di quella traccia, perché quella macchia lì, quella soltanto, non li avrebbe mai mandati all’ergastolo (…). Quella macchia lì era smontabile secondo me“.



Per la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, Fadda “deve spiegare cosa ha visto, se ha visto“. L’avvocato Fabio Schembri, parte del pool difensivo, ha sottolineato le ombre che da anni insistono su quella operazione, una costellazione di domande ancora senza risposta che riguardano la Strage di Erba: “Colui che avrebbe repertato la traccia poi esaminata dal dottor Previderé, ha fatto solo e soltanto delle foto alla luce. Io mi chiedo come possa aver visto una traccia invisibile dato che non solo non ha documentato nulla, ma addirittura le foto sono tutte alla luce. Quello che viene documentato è una ispezione generica della traccia ematica, oltetutto non ci sono né numeri né lettere né righello, un verbale fatto due giorni dopo e non firmato. La targa dell’auto sbagliata, tutto sbagliato. Il problema è se non hai fotografato, non hai repertato, il verbale lo hai fatto due giorni dopo, ma come hai fatto a vedere una traccia invisibile? Non ci sono numerini e lettere, se è invisibile, quantomeno due giorni dopo per ricordarti dove l’hai vista dovresti avere una fotografia con quegli elementi e con la luminescenza. O almeno una foto al buio. Previderé ha analizzato una traccia ‘purissima’, ma non c’è corrispondenza tra quanto dichiarato dal brigadiere che avrebbe rilevato quella traccia fantasma sul longarone, che lui dice essere ‘degradatissima‘ e quindi lavata, e ciò che dice Previderé parlando di una traccia purissima”.