Si torna a parlare di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati per la strage di Erba. Il riferimento è a quanto accadde l’11 dicembre 2006 nel paesino in provincia di Como: ad essere uccisi, a colpi di spranga e a coltellate, furono Raffaella Castagna, il figlio Youssef, la nonna del bambino Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. Unico superstite, nonostante fosse stato dato fuoco all’abitazione, il supertestimone Mario Frigerio.
Sulle colonne de Il Dubbio è Valentina Stella a ripercorrere il caso e a citare le tre grandi perplessità condivise dagli innocentisti, nonostante la coppia sia stata condanna in Cassazione. Il primo riguarda la testimonianza di Mario Frigerio. La giornalista cita in particolare il professor Piergiorgio Strata, neuroscienziato di fama internazionale e accademico italiano, che scrive: “Nel primo interrogatorio del 15 dicembre da parte del Pm Dott. Pizzotti, secondo la relazione del perito sull’esame tecnico ricavato dalle registrazioni originali dell’interrogatorio, il teste Frigerio risponde con precisione e lucidità alle varie domande e poi descrive il suo aggressore di carnagione scura (poi precisa olivastra) capelli corti, tanti capelli corti, grosso di stazza, capelli neri. Inoltre, su precisa domanda risponde di non aver mai visto prima quella persona. Fra l’altro tra il 15 ed il 20 dicembre 2006 il Sig. Frigerio dirà al figlio Andrea di poter riconoscere lo sconosciuto aggressore tramite identikit o fotografia segnaletica. Trattandosi di fatti raccontati a pochi giorni dagli eventi questa memoria va considerata la più genuina e affidabile”.



Il ragionamento è che a Frigerio sia stato di fatto suggerito che l’assalitore fosse stato Olindo Romano nel corso di un serrato interrogatorio reso al Luogotenete Gallorini. Nella relazione fatta durante la consulenza richiesta dagli avvocati di Olindo e Rosa, il prof. Strata osserva infatti come “questo pressante esercizio di immaginazione avvenuto nell’interrogatorio da parte del Luogotenente Gallorini sulla figura di Olindo ed il ripetuto tentativo di insinuare un dubbio costituisce la più potente arma per falsificare il ricordo. Il valore della testimonianza del Sig. Frigerio, il quale ha sicuramente sempre agito in buona fede, richiede di essere valutata con molta cautela. Dall’esame del materiale in mio possesso non risulta che il teste Frigerio abbia fatto dichiarazioni “senza mai mostrare contraddizioni fra una versione e l’altra”. La seconda versione deve ritenersi sicuramente influenzata dall’invito a meditare sulla possibilità che l’aggressore fosse il Sig. Olindo Romano. La seconda versione, quindi, non può avere un peso determinante agli effetti di un’eventuale condanna, mentre la prima versione va considerata altamente affidabile”.



OLINDO E ROSA: LA TRACCIA EMATICA NELL’AUTO NON ESISTE?

Ma quali sono gli altri due grandi dubbi relativi all’inchiesta secondo Valentina Stella? Il primo riguarda la traccia ematica della vittima Valeria Cherubini rinvenuta nell’auto di Olindo e Rosa e che secondo la coppia sarebbe la prova che i due coniugi hanno calpestato il sangue delle vittime portandole in auto. Scrive Valentina Stella: “Per il biologo forense Eugenio D’Orio, incaricato di condurre le indagini biologiche e genetiche per conto di Azouz Marzouk, ovvero della parte offesa, «la “traccia di sangue” non esiste! Quella traccia biologica, che appartiene alla vittima Cherubini, è certamente non di provenienza ematica. Una cosa è dire che c’è sangue della vicina di casa barbaramente uccisa nell’auto di Olindo, altra cosa, diametralmente opposta, è dire che c’è Dna della tua vicina di casa nell’auto, ma che questa traccia è, con certezza, non-sangue. Il che esclude, a priori, che questa sia una “prova del delitto”»”.



OLINDO E ROSA, I DUBBI SULLA CONFESSIONE

Ultimo elemento, quello della confessione resa da Olindo e Rosa. Anche a questo riguardo la giornalista spiega: “nche gli innocenti confessano. Un esempio su tutti: Giuseppe Gulotta nel febbraio del 2012, all’esito di una sentenza di assoluzione, dopo trentasei anni di calvario giudiziario e ventidue anni di carcere, viene assolto per non aver commesso il fatto. Era accusato dell’omicidio di due carabinieri ad Alcamo Marina, in provincia di Trapani. Fu picchiato e costretto a confessare. E ancora, come riportato nel libro “I grandi delitti dalla ’A’ alla ’Z”’ di Gennaro Francione ed Eugenio D’Orio, negli Usa «nel 25% dei casi in cui una persona è stata scagionata grazie all’esame del Dna, l’imputazione era avvenuta tramite una falsa confessione». Per quanto riguarda Olindo e Rosa, come disse uno dei legali, Nico D’ Ascola, « è vero che i Romano confessano la loro responsabilità, ma lo fanno sulla base di una ricostruzione dei fatti nella quale l’avvocato Schembri è stato capace di individuare ben 384 contraddizioni rispetto alla realtà dei fatti che risulta da prove oggettive e accertate». Per chi fosse interessato, segnaliamo una approfondita inchiesta de Le Iene, a cura di Antonino Monteleone”.