Non ci sarà nessun nuovo processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi sulla strage di Erba, ma la loro battaglia non è ancora finita. Le tre istanze di revisione presentate dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser e dalla difesa sono state respinte, quindi è stato confermato il carcere a vita per i coniugi, e il perché verrà spiegato nelle motivazioni che verranno depositate nei prossimi 90 giorni, ma la difesa ha già annunciato che presenterà ricorso in Cassazione.



Lo ha annunciato l’avvocato Fabio Schembri, uno dei legali di Olindo Romano, dopo la sentenza della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Brescia, che ritiene «molto discutibile dal punto di vista tecnico». Il legale ha spiegato che «i procedimenti di revisione finiscono con una ordinanza di inammissibilità laddove vi è una fissazione delle udienze e si arriva a sentenza, vanno sentiti i testimoni», ma a detta sua ciò non è stato fatto in questa vicenda sulla strage di Erba, di conseguenza «non essendo state assunte le prove, ci sarà un vizio di legittimità da far valere».



STRAGE DI ERBA, LA POSIZIONE DELLA PG E DELL’AVVOCATO GENERALE

Diversa è la posizione della procura generale di Brescia e dell’avvocato generale. Quest’ultimo ha precisato che si era diffusa la convinzione che tutte le sentenze si basavano solo su tre indizi, invece c’è una «piattaforma indiziaria» che porta a Olindo Romano e Rosa Bazzi. Guido Rispoli, procuratore generale di Brescia, spiegando la sentenza, ha aggiunto che conferma le prove «granitiche» sancite nelle sentenze.

Quelle presentate dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi come “nuove” sulla strage di Erba in realtà sono state ritenute inammissibili, perché ​non utili né sufficienti per rivedere il vecchio verdetto. Infatti, a tal proposito Rispoli ha affermato che «fin dall’inizio, man mano che studiavamo gli atti, ci siamo accorti della non valenza» degli elementi portati dalla difesa.



STRAGE DI ERBA, COSA SUCCEDE ORA CON IL RICORSO IN CASSAZIONE

La Corte d’Appello di Brescia ha respinto le istanze di revisione, precisa Repubblica, sulla base dell’articolo 634 del codice di procedura penale, la cosiddetta declaratoria d’inammissibilità, che delinea i requisiti di forma della richiesta di revisione. Il sito giuridico Brocardi, ad esempio, ricorda che tale articolo stabilisce che la richiesta di revisione debba contenere l’indicazione precisa delle ragioni e delle prove che la giustificano, insieme a documenti e atti.

Ora che i giudici hanno deciso di non ammettere la revisione per la strage di Erba, la “partita” non è comunque finita, non ancora, perché la sentenza di bocciatura può essere impugnata in Cassazione dai loro legali, che infatti hanno annunciato di voler intraprendere questa strada. Questo vuol dire che la decisione verrà contestata e che c’è ancora una possibilità per la difesa di ottenere la revisione.