Il clamoroso nuovo atto del caso strage di Erba, che vede Olindo e Rosa a un passo dalla revisione del processo dopo il primo via libera alla discussione dell’istanza da parte della Corte d’Appello di Brescia, non è soltanto un motivo di rinnovato slancio per la difesa. All’entusiasmo dei legali della coppia condannata in via definitiva per il massacro nel 2011 si somma la “soddisfazione professionale enorme” di Cuno Tarfusser, il sostituto procuratore generale di Milano che per primo, anticipando persino gli avvocati dei coniugi, depositò istanza di revisione convinto della non colpevolezza dei Romano-Bazzi e dell’ipotesi che siano vittime di un errore giudiziario.
A margine della fissazione dell’udienza dibattimentale che si terrà il prossimo 1 marzo a Brescia, Tarfusser è intervenuto ai microfoni dei giornalisti per ribadire di essere certo di aver agito nel rispetto della legge e del suo ruolo, sicuro di aver fatto la cosa giusta dopo aver studiato gli atti e aver ravvisato la debolezza di quelle che furono ritenute “prove granitiche” a carico di Olindo Romano e Rosa Bazzi nei tre gradi di giudizio conclusi con l’ergastolo. Per il sostituto pg si tratta di una “rivincita” dopo l’avvio di un procedimento disciplinare che lo vedrà davanti al Csm l’8 febbraio, accusato di aver “scavalcato” le gerarchie del suo ufficio e di non aver seguito le regole del sistema quando, in contrasto con il procuratore generale di Milano Francesca Nanni, decise di proporre la sua richiesta di riapertura del caso.
Cuno Tarfusser sulla revisione del processo per la strage di Erba: “Mi ripaga dalle negatività subite”
Ai microfoni di SkyTg24, Tarfusser ha ribadito la sua prospettiva sulla revisione del processo per la strage di Erba: “Ci sono nuove prove che sono state prodotte insieme alla richiesta di revisione, evidentemente le prove già deboli ab origine vengono, a mio avviso, disintegrate. Poi vedremo cosa dirà la Corte d’Appello di Brescia. È una soddisfazione professionale enorme, devo dire, che mi ripaga anche di qualche delusione, di qualche negatività che ho subito in questi anni“.
Dopo il deposito della sua istanza di revisione a favore di Olindo Romano e Rosa Bazzi, qualcuno lo aveva definito “pazzo”, quasi uno scellerato che, come una mina vagante, attentava al buon andamento della giustizia arrivando a calpestare norme e protocolli per difendere due assassini. Ma Cuno Tarfusser oggi ribadisce di rispedire al mittente le accuse e rivendica la sua decisione. Il magistrato ha ripetuto quello che pensa durante un intervento nella trasmissione Cinque minuti di Bruno Vespa, nella puntata che ha trattato il colpo di scena del primo via libera all’iter di revisione: “Ho fatto la richiesta di revisione affinché si rifaccia il processo perché ritengo che le prove che all’epoca hanno in qualche modo portato alla loro condanna all’ergastolo non giustificano la loro dichiarazione di colpevolezza. Penso che già a suo tempo le prove erano debolissime e poco consistenti, se mai si può parlare di prove. Anche se c’è il rispetto di fondo verso le sentenze. Però anche le sentenze possono sbagliare e io credo che siano sbagliate e l’ho scritto“.
Intervistato dal Messaggero, il magistrato ha inoltre precisato di ritenere inconsistenti le prove considerate dall’accusa “pilastro” a carico della coppia: “Prove che non provano nulla, o almeno di dubbia provenienza” come la macchia di sangue di Valeria Cherubini (quarta vittima) indicata dagli inquirenti come presente sul battitacco dell’auto di Olindo e in realtà mai correttamente repertata. Di quella traccia, unica prova “scientifica” tra quelle che inchiodarono i coniugi, non c’è alcuna evidenza: assenti foto che ne evidenziassero, come da protocolloSecondo Tarfusser, marito e moglie si sarebbero “addossati la responsabilità sulla base di una pressione alla quale era difficile resistere“. Uno scenario inquietante, quello delineato dal sostituto pg, che se confermato in un giudizio di revisione inciderebbe il nome dei coniugi nella cronaca di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia.