Olindo Romano e Rosa Bazzi potrebbero essere ad un passo dalla revisione del processo per la strage di Erba, il massacro avvenuto nella corte di via Diaz l’11 dicembre 2006 in cui morirono Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni, Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini. Per quella mattanza, i coniugi sono stati condannati all’ergastolo con sentenza definitiva, ma non smettono di dirsi innocenti. Non siamo noi gli assassini, gridano dal carcere a ripetizione, nonostante la loro iniziale confessione – per la difesa farcita da una mole così impressionante di errori e contraddizioni da rendere verosimile lo scenario di un errore giudiziario -, unitamente a una macchia di sangue sull’auto di Romano appartenente a Valeria Cherubini e alla testimonianza del marito di quest’ultima, l’unico sopravvissuto Mario Frigerio, contribuì in modo decisivo a inchiodarli alla cornice di killer spietati.



Stavolta ad infiammare le cronache sulla strage di Erba non è l’imminente richiesta di revisione del processo che la difesa di Olindo e Rosa ha annunciato di essere prossima a depositare, ma un atto del sostituto procuratore generale di Milano che, anticipando i legali della coppia sulla scorta di “intercettazioni ambientali e testimonianze inedite”, avrebbe depositato un documento che potrebbe segnare la svolta per la riapertura del caso. Ogni cautela è d’obbligo, come spiega la stessa Adnkronos che ha lanciato la notizia: “Non si può parlare di revisione, ma è inutile negare che qualcosa si muove”, avrebbe commentato una fonte all’agenzia.
In Procura generale, quindi, qualcosa si starebbe muovendo dopo ben 16 anni, da quel 2007 in cui Olindo Romano e Rosa Bazzi finirono in carcere senza più uscirne.



Strage di Erba, i cardini della richiesta di revisione del processo a Olindo e Rosa

La richiesta di revisione del processo, secondo quanto più volte espresso dal difensore di Olindo e Rosa, Fabio Schembri, si fonderebbe sul racconto fornito da nuovi testimoni e non solo: esisterebbero anche alcune intercettazioni ambientali finora mai prese in considerazione. Si tratterebbe di elementi, riferisce Adnkronos, su cui il sostituto pg Cuno Tarfusser avrebbe fatto delle considerazioni contenute in una relazione, depositata poche ore fa, sulla quale dovranno esprimersi il procuratore generale Francesca Nanni e l’avvocato generale Lucilla Tontodonati. A loro spetta la decisione finale sull’eventualità di unire la richiesta del sostituto pg all’istanza di revisione del processo che i difensori di Olindo e Rosa sarebbero in procinto di depositare a Brescia. Olindo Romano e Rosa Bazzi, la cui sorte giudiziaria è stata al centro di una recente inchiesta giornalistica del programma televisivo Le Iene, firmata dal collega Antonino Monteleone, dopo aver ritrattato le confessioni non hanno più smesso di dirsi estranei ai fatti di via Diaz.



Così Olindo Romano, poche settimane fa, è tornato a commentare la sua posizione e quella della moglie in merito alla vicenda e alla sentenza a loro carico: “Dovevano approfondire la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi, non sveglissime. Sono passati sedici anni dalla strage di Erba, è arrivato il momento di fare un po’ di chiarezza. (…) Mi capita di ripensare a quei giorni e a come ci hanno abbindolato e preso in giro (…). Non c’entriamo nulla con ls strage di Erba (…). Una strage simile può farla solo chi è abituato a fare quelle cose, non penso sia facile improvvisare un fatto del genere, così efferato. Frigerio è stato usato come noi (…) credo che abbiano manipolato i suoi ricordi per farlo testimoniare contro di noi. Lo considero una vittima come noi”. Per ottenere una revisione del processo servono nuovi e solidi elementi, “un asso” che la difesa della coppia è convinta di avere in mano per giocare l’ultima partita nel tentativo di provarne l’innocenza. A sostenere che i coniugi non siano i veri assassini c’è una persona in particolare, direttamente coinvolta nella storia perché marito e padre di due delle vittime della strage di Erba, Raffaella Castagna e il piccolo Youssef Marzouk. È Azouz Marzouk, recentemente condannato per aver diffamato i fratelli della moglie insinuando un coinvolgimento della famiglia della donna per questioni di eredità, che nonostante i tre gradi di giudizio conclusi con l’ergastolo si dice convinto: “Olindo e Rosa sono innocenti“.