Inammissibile nel merito, perché assenti elementi di novità capaci di demolire il giudicato, e nella forma, perché proposta da un soggetto non legittimato: è la sintesi della tesi portata avanti dalla Procura generale di Brescia relativamente alla istanza di revisione del processo per la strage di Erba firmata dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser, oggetto di discussione in Corte d’Appello dal 1° marzo scorso insieme a quelle presentate in seguito dalla difesa e dal tutore dei coniugi condannati per il massacro, Rosa Bazzi e Olindo Romano. Tarfusser respinge con forza questa linea sostenendo che parlare di inammissibilità della sua richiesta “è una cosa che fa inorridire“.
Più volte il magistrato, già giudice della Corte penale internazionale dell’Aja, ha difeso il suo operato sottolineando di aver agito nel rispetto della legge e in nome della legge, forte di un ruolo, quello del pubblico ministero, che deve per sua natura “coltivare la cultura del dubbio“. Una posizione che, secondo il suo punto di vista, nelle indagini sui Romano-Bazzi a margine della mattanza dell’11 dicembre 2006 sarebbe completamente saltata attraverso l’uso di metodi di investigazione e di interrogatorio lontani anni luce dai cardini della giustizia. Tarfusser ha ribadito il concetto a Radio Libertà, in una intervista nella quale ha replicato alle critiche mosse dai suoi colleghi – quella del suo capo Francesca Nanni sfociata addirittura in un procedimento disciplinare in Csm con l’esito della censura – per aver “osato” mettere in discussione l’intera vicenda, indagini, processo e sentenze, convinto di un possibile errore giudiziario.
Strage di Erba: Tarfusser parla del “contesto malato” in cui sarebbero maturate le prove a carico di Rosa Bazzi e Olindo Romano
Nella sua istanza di revisione del processo per la strage di Erba, Tarfusser ha scritto che le prove a carico di Rosa Bazzi e Olindo Romano sarebbero maturate in un “contesto che definire malato è fare esercizio di eufemismo“. Una lettura che ha scatenato un terremoto a margine del deposito della sua richiesta e che lo stesso sostituto pg ha spiegato come segue: “È una cosa che fa scalpore, la verità fa scalpore. È evidente che non può essere un clima sereno quando in una piccola cittadina viene commesso un fatto del genere e la stampa di tutta Italia la invade. È chiaro che c’è una fortissima pressione mediatica, resistere è difficilissimo, però i professionisti come lo sono i magistrati devono poter resistere. Io sostengo che ci sono degli evidenti segni che qualcuno non ha resistito alla pressione, ha cercato di chiudere il sacco velocemente per riappacificare la situazione“.
Secondo Tarfusser, inoltre, le confessioni dei coniugi sarebbero false e sostiene che “l’ascolto lascia esterrefatti”. “Due cose mi hanno indotto ad approfondire le ricerche e lo studio degli atti sulla strage di Erba: una è che un ruolo investigativo centrale, fondamentale, lo aveva assunto il comandante della stazione di Erba, Gallorini, colui che per 30-40 anni era comandante. Nella mia esperienza, il comandante della stazione del luogo in cui succede l’evento lo devi escludere a prescindere perché è quello che, in buona fede, ti inquina perché ‘so tutto io’, vuole prendere in mano come è stato fatto. Qui ho visto che era il dominus. La seconda cosa è proprio sugli interrogatori di Rosa Bazzi e Olindo Romano. Due dell’8 e due del 10 gennaio, in tutti questi interrogatori erano presenti quattro, ripeto quattro pubblici ministeri creando a questi due, una semianalfabeta e un netturbino, ma lo dico con tutto il rispetto, uno squilibrio pazzesco anche sul profilo dei rapporti di forza in campo che io trovo vergognoso perché un pubblico ministero non può approfittare, non può esercitare questa pressione. Poi ci sono alcune domande che mi hanno lasciato interdetto e l’ho scritto“.
Strage di Erba, Tarfusser difende il suo operato e parla di “schizofrenia giudiziaria”: “Sono inorridito da quello che sento”
Tarfusser si è detto orgoglioso di aver chiesto la revisione del processo per la strage di Erba, sicuro di non aver violato alcun regolamento interno, come invece contestatogli dalla pg del suo ufficio, Francesca Nanni, e tantomeno l’ambito di competenza del suo ruolo di magistrato. Durante la prima udienza di revisione che si è svolta in Corte d’Appello a Brescia il 1° marzo scorso, l’istanza Tarfusser è stata aspramente criticata dal pg di Brescia, Guido Rispoli, e dall’avvocato dello Stato Domenico Chiaro che la definisce inammissibile.
“Questa della inammissibilità – ha replicato il sostituto procuratore generale di Milano a Radio Libertà – veramente è una roba che fa inorridire perché io sono un magistrato, sono legittimato a fare quello che ho fatto. Al di là di quello che dice Chiaro, quello che non si è mai visto nella storia giudiziaria è che un ufficio giudiziario, ovvero la Procura generale di Milano, ufficio impersonale, manda a Brescia un atto chiedendo di dichiarare quello stesso atto inammissibile (cosa che ha fatto la procuratrice generale Nanni, allegando parere di inammissibilità alla istanza del sostituto pg trasmessa ai colleghi bresciani dopo mesi dal deposito a Milano, ndr). Questa mi sembra una follia, un unicum giudiziario. Ho scritto e studiato per fare quello che ho fatto, sono orgoglioso di averlo fatto perché ritenevo giusto farlo, ora sarà la Corte d’Appello di Brescia, non il dottor Chiaro o il dottor Rispoli, a dire se è inammissibile o no. Loro sostengono una tesi che io trovo del tutto inconsistente, ma deciderà la Corte d’Appello. Nell’immediatezza, ha superato il primo vaglio di ammissibilità sollevato dal pg titolare. Sono inorridito da quello che sento e leggo, perché io ho visto tutta l’udienza, evidentemente hanno anche studiato male gli atti“. Tarfusser ha definito “schizofrenia giudiziaria” quella che ritiene una contraddizione sostanziale nell’azione della Procura generale di Milano che, pur trasmettendo un atto (la sua istanza di revisione) nato nel suo ufficio chiede che si dichiari inammissibile. “Della udienza del 1° marzo scorso in Corte d’Appello a Brescia – ha concluso Tarfusser – mi ha colpito la violenza con cui un ufficio giudiziario parla di un atto dello stesso ufficio giudiziario. L’ufficio è impersonale. Io credo che una delle cose fondamentali per il magistrato è coltivare quotidianamente la cultura del dubbio. Qui non è stata coltivata“. La prossima udienza di revisione del processo per la strage di Erba sarà il 16 aprile, la parola passerà alla difesa di Rosa Bazzi e Olindo Romano.