Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale di Milano che per primo ha proposto istanza di revisione del processo per la strage di Erba, rompe il silenzio sulla sanzione disciplinare del Csm e annuncia il ricorso per Cassazione perché convinto di non aver violato alcun regolamento né le competenze del suo ruolo. A segnalarlo al Consiglio Superiore della Magistratura era stata Francesca Nanni, procuratrice generale al vertice dell’ufficio del capoluogo lombardo che non ha gradito l’iniziativa del suo sostituto e per questo, oltre a dare impulso al procedimento disciplinare concluso il 27 febbraio scorso con la censura a carico di Tarfusser, aveva accompagnato la richiesta di revisione del collega con un parere di inammissibilità per presunta infondatezza anche nel merito.



Secondo Nanni erano assenti i criteri di novità delle prove che devono necessariamente sussistere per accedere all’istituto della revisione, ma la Corte d’Appello di Brescia, la sola competente in questo caso a valutare se ammettere o no le istanze, ha avuto evidentemente un parere diverso avendo infatti fissato la prima udienza dibattimentale per l’1 marzo 2024. Brescia, in sostanza, non ha ritenuto “manifestamente infondata” la richiesta di Tarfusser né quella della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi e ora, 17 anni dopo il massacro, la storia torna al vaglio della giustizia italiana nel tessuto di un potenziale ribaltamento delle sorti dei coniugi.



Tarfusser contro la censura del Csm sul caso strage di Erba: “Decisione politica per tutelare un sistema giudiziario in decomposizione”

Il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser difende il suo lavoro di magistrato e sostiene, in una dichiarazione riportata da altoadige.it, che la sanzione disciplinare del Csm a suo carico per l’iniziativa sulla riapertura del caso strage di Erba, ritenuta una violazione dal vertice del suo ufficio, sia frutto di una decisione di “politica giudiziaria per via disciplinare volta a tutelare un sistema giudiziario ormai in decomposizione”.

Ai microfoni di Alanews, Tarfusser ha annunciato di non essere disposto ad abbassare la testa davanti a quella che ritiene una decisione ingiusta: “Prendo atto della censura, che è in realtà una sorta di buffetto che non incide su nulla. Ritengo che sia profondamente sbagliata perché non c’è una norma che io abbia violato, vedremo cosa scrivono nella sentenza contro cui, qualunque cosa scrivano, comunque ricorrerò per Cassazione perché sono certo che io non ho fatto null’altro che il mio mestiere di magistrato. Io non sono condizionato e non sono condizionabile. Ho letto gli atti e ho scritto quello che ho scritto, convinto di quello che stavo facendo e basta. La sanzione disciplinare è arrivata con un tempismo quasi chirurgico, a meno tre giorni dalla prima udienza di revisione del processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi davanti alla Corte di Brescia. Senza l’azione di Tarfusser, probabilmente non si sarebbe mai arrivati a questo punto della storia per tentare di fugare tutti i dubbi che insistono, da anni, intorno alla sentenza.