A cento giorni dalla richiesta di revisione del processo per la strage di Erba, per la quale sono stati condannati all’ergastolo in via definitiva i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, scoppia lo scontro con la procuratrice generale Francesca Nanni. Le 58 pagine del documento depositato dal sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser sono sulla scrivania della pg, che però non ha ancora deciso quando trasmetterlo alla Corte d’Appello di Brescia, a cui spetta il compito di stabilire ammissibilità della richiesta e merito. Stando a quanto riportato dal Giornale, sembra non voler proprio prendere una decisione.
A fine maggio riferì al quotidiano che non aveva ancora «studiato approfonditamente come necessario» la richiesta. Forse ritiene di essere l’unica ad avere il potere di decidere sulla revisione e che Tarfusser abbia violato il «regolamento organizzativo» della procura generale di Milano. Tarfusser dal canto suo non commenta. «Ancora», precisa però. Inoltre, si lascia sfuggire un commento polemico: «Questa non è certo la giustizia in cui ho sempre creduto. Può mai essere che sia io il problema e non due persone che stanno scontando l’ergastolo?».
TARFUSSER: “IO HO FATTO IL MIO DOVERE, GLI ALTRI…”
Cuno Tarfusser ci tiene a fare una precisazione, che è anche una frecciata tutt’altro che velata: «Solo per chiarezza: ho fatto il mio dovere senza violare nulla. Sono sereno e ho la coscienza pulita. Non so se altri possono dire la stessa cosa». La questione non è di poco conto. Non riguarda solo di capire se Olindo Romano e Rosa Bazzi siano davvero i responsabili della strage di Erba, in ballo c’è il sistema giudiziario. Infatti, secondo il Giornale la vicenda potrebbe finire in Cassazione o al Csm. Da un lato c’è il diritto costituzionale ad una revisione processuale, dall’altro un cavillo su un regolamento interno.
Resta da capire se la richiesta di Tarfusser arriverà mai a Brescia. Dipende tutto da Francesca Nanni, descritta come una stakanovista impegnatissima. Nel frattempo, i due coniugi continuano a sperare. Del resto, c’è l’analisi di Tarfusser, gli elementi raccolti dalla difesa, gli audio del podcast Il grande abbaglio, piste che portano al traffico di droga, a scontri con bande di marocchini e alla ‘ndrangheta, ci sono intercettazioni mai confluite nelle indagini e prove distrutte illegalmente da un cancelliere a Como senza alcun motivo.