Giuseppe Sartori ha parlato sulle pagine dell’Avvenire di tutte le incongruenze sulla strage di Erba, che sarà nuovamente oggetto di discussione in Tribunale tra un paio di mesi per volere dei difensori di Rosa Bazzi e Olindo Romano, i coniugi condannati in via definitiva all’ergastolo. Sartori per la difesa gioca un ruolo fondamentale, perché è uno dei 15 esperti in scienze del comportamento che hanno prodotto nuove prove a favore dei coniugi.



Per la revisione della sentenza sulla strage di Erba, spiega Sartori, “ho coinvolto i migliori esperti a livello nazionale ed internazionale [in] riconoscimento facciale, false confessioni, tecniche d’interrogatorio, decodificazione del parlato degradato”. Lo scopo della revisione del processo, invece, è quello di richiedere che “vengano prodotte nuove prove, le quali devono incidere sulle argomentazioni che hanno in origine portato alla condanna”. In particolare, per la strage di Erba, “alcune argomentazioni su punti molto importanti confliggono chiaramente con risultati scientifici consolidati in questo ultimo decennio”. Le incongruenze, insomma, sono parecchie, ma rimane anche vero che non si sarebbe trattato di ‘errori’ nelle prime indagini, quanto piuttosto di nuove conoscenze scientifiche alla luce delle quali parti del processo e delle prove sono da rivedere integralmente.



Giuseppe Sartori: “Sulla strage di Erba ci sono troppe incongruenze scientifiche”

Sartori, poi, ci tiene ad evidenziare alcune di quelle incongruenze sulla strage di Erba, partendo dal fatto che nelle sentenze si afferma che “il ricordo migliora con il tempo e matura”. Argomentazione che spiega “perché Frigerio cambia versione sull’identità dell’aggressore: prima lo descrive come uno sconosciuto e poi lo riconosce in Olindo Romano”. Scientificamente, tuttavia, “il ricordo peggiora con il tempo” e “se è familiare, il volto viene riconosciuto immediatamente. Se Frigerio avesse visto Olindo Romano”, sintetizza, “avrebbe dovuto riferirlo subito“.



Similmente, secondo Sartori, nella strage di Erba non quadra neppure la confessione dei coniugi, che secondo gli esperti del campo hanno “il profilo tipico del ‘falso auto-accusatore‘ e producono una descrizione dei fatti decisamente disancorata dai dati raccolti”. Non si tratterebbe tanto di una confessione, quanto di “un sì o un no ad affermazioni fatte dall’interrogante. Manca un qualsivoglia racconto spontaneo della vicenda” e nei pochi casi in cui c’è, “non corrisponde ai fatti”. Sui racconti dei coniugi sulla strage di Erba, evidenzia Sartori, emergono “tantissimi errori, più di 200” tra cui il fatto che essendo “la scena del crimine al buio, i due non potevano descrivere come erano vestite e posizionate le vittime”, mentre è emerso che “durante le confessioni i due indagati avevano davanti a sé le fotografie della scena del crimine”. Infine, l’ultimo importantissimo dettagli è che “la condizione psichica dei condannati” non è stata oggetto di “nessuna accertamento all’epoca dei processi”, mentre loro hanno appurato con una “disabilità intellettiva su Rosa Bazzi“.