Un documento mina l’istanza di revisione del processo per la strage di Erba. A rivelarlo è Gianluigi Nuzzi in un lungo articolo pubblicato sulla Stampa. Il conduttore di Quarto Grado l’aveva anticipato proprio durante l’ultima puntata della sua trasmissione. Si tratta della relazione di 14 pagine inviata dal capo dell’Avvocatura generale della procura di Milano, il magistrato Lucilla Tontodonati, al procuratore generale del capoluogo lombardo, Francesca Nanni, nell’aprile dell’anno scorso. Si chiedeva a Tontodonati di valutare la revisione della sentenza di condanna contro Rosa Bazzi e Olindo Romano, depositata il 31 marzo dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser.
La richiesta di revisione del processo sulla strage di Erba fu respinta dall’Avvocatura perché «tutte e tre le nuove consulenze della difesa consistono, a mio parere, in diverse valutazioni di prove già conosciute ed esaminate nel giudizio, valutazioni, peraltro, inidonee a determinare un effetto demolitorio del giudicato, anche alla luce di una eventuale completa rivisitazione del costituito probatorio né possono assurgere ad elementi atti a fondare una richiesta di revisione per l’assenza di un accertamento irrevocabile sulla falsità o sull’esistenza di fatti criminosi posti a fondamento della condanna».
STRAGE DI ERBA, PERCHÉ LE CONFESSIONI DI OLINDO ROMANO E ROSA BAZZI SONO CREDIBILI
Inoltre, secondo l’Avvocatura, le confessioni sono state ritenute credibili nei tre gradi di giudizio perché hanno avuto riscontri nella ricostruzione della dinamica e nelle prove. Infatti, per l’avvocato generale sono sono dirimenti «gli elementi che gli imputati non potevano sapere se non per essere stati sulla scena del crimine, la loro compatibilità con gli accertamenti tecnici effettuati, in particolare con la perizia chimica sulle cause dell’incendio e la perizia medico-legale». Infatti, tutti i giudici «hanno escluso un’autocalunnia da parte degli imputati e reputato sempre false le ritrattazioni della confessione degli omicidi». I coniugi hanno ritratto con «sospetta tardività», senza contraddittorio e spiegazioni della scelta mentre al contrario nelle confessioni mostravano di conoscere particolari inediti agli stessi inquirenti, conoscibili «solo dagli autori del delitto», mai divulgati dai media.
Pertanto, non ci sarebbero elementi sufficienti per un nuovo processo, in quanto non sarebbe emersa alcuna prova nuova, ma solo «ricostruzioni alternative ed ipotetiche». Il documento è prezioso secondo Nuzzi, perché per la prima volta argomenta il giudizio di altro magistrato su parte delle argomentazioni avanzate dalla difesa di Rosa Bazzi e Olindo Romano. Tontodonati boccia anche le intercettazioni mai trascritte, perché «non appaiono in alcun modo determinanti a demolire il giudicato».
LA MORTE DI VALERIA CHERUBINI E LA TESTIMONIANZA DI FRIGERIO
Nel documento si sottolineano le «risultanze oggettive relative alla ricostruzione della dinamica dei fatti», come le ferite inferte alle vittime, «risultate essere state provocate da colpi inferti da due soggetti con forza diversa: più deboli i colpi inferti da un soggetto mancino, più forti quelli provocati da un soggetto destrimano». E Rosa Bazzi, si legge nel documento, «è risultata mancina mentre il marito destrimano». Per quanto riguarda le ricostruzioni del sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, in merito alle circostanze della morte di Valeria Cherubini, poggiano su «valutazioni delle risultanze autoptiche all’epoca esperite e che, peraltro, confliggono con dati oggettivi accertati, come le tracce di sangue» individuate nella casa della strage di Erba. Tontodonati si sofferma anche sulle numerose perizie psichiatriche già eseguite sui coniugi, che non presentano le «deficienze del tipo sostenuto nell’attuale consulenza». Peraltro, non si comprende per l’Avvocatura come i due coniugi, «se dotati di tali scarse capacità cognitive, avrebbero potuto memorizzare dati frutto di suggestioni per poi riferirli ripetutamente con particolari anche minimi e dettagliati».
Inoltre, non sarebbero emerse nuove prove neppure sul riconoscimento da parte di Mario Frigerio, sopravvissuto alla strage di Erba, del suo assassino, avvenuto in secondo momento. Ci sono valutazioni diverse, non prove nuove. Pertanto, si tratta di elementi già valutati e che tecnicamente escluderebbero la possibilità di celebrare di nuovo il processo. Una prova importante è la famosa macchia di sangue sul battitacco dell’auto di Olindo Romano, messa in discussione da Tarfusser. Ma neppure la consulenza del genetista Capra, tesa a confutare la bontà della traccia, può costituire una nuova prova, in quanto non è «fondata su nuove acquisizioni scientifiche e tecniche diverse ed innovative, tali da fornire risultati non raggiungibili con le metodiche in precedenza disponibili», scrive Nuzzi, citando il documento esclusivo. In conclusione, la riapertura del caso della strage di Erba è tutt’altro che scontata.
Esclusiva #Quartogrado: per la procura di Milano non c’è nessuna prova nuova e tutto è già stato valutato nel caso di Rosa e Olindo. pic.twitter.com/kx6nInWblv
— Quarto Grado (@QuartoGrado) January 12, 2024