Il passaggio di un’intercettazione del 2020 relativa a una conversazione tra soggetti di spicco coinvolti in un presunto traffico di droga nella zona di Erba e di Como, evidenziato in una ordinanza di custodia cautelare del maggio scorso nell’ambito di una inchiesta su una rete di spaccio e riciclaggio che ha portato a diverse misure cautelari nella provincia, riaccende con prepotenza la pista degli affari loschi dietro la strage che nel 2006 costò la vita a Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini. Torna così con forza uno scenario, quello della vendetta trasversale per presunti conti non saldati riferiti al “mercato” locale degli stupefacenti, che per gli inquirenti non ebbe mai consistenza nell’indagine sul massacro di via Diaz e che oggi, però, potrebbe davvero cambiare tutto. A scovare l’intercettazione, portandola a conoscenza dei legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i giornalisti Edoardo Montolli e Felice Manti che hanno pubblicato il clamoroso contenuto nel loro podcast “Il grande abbaglio”. La difesa dei coniugi ora sembra avere una carta potenzialmente esplosiva – da sommare alle prove nuove al vaglio dei giudici bresciani – per ribaltare, in sede di revisione del processo, le sorti dei due condannati all’ergastolo e consegnare alla giustizia una storia diversa dalla verità processuale finora conosciuta.



Emerge quindi che nel 2020, in tempi “non sospetti” per la vicenda dei Romano-Bazzi e cioè quando ancora non si parlava concretamente di una revisione del processo sulla strage di Erba e loro erano in cella ormai da 13 anni, qualcuno avrebbe cercato di acquisire informazioni online usando dispositivi “coperti” con schede sim riservate da non utilizzare per il traffico telefonico. Nessuna chiamata da quelle utenze top secret, dunque, ma solo attività di “controllo” sul web per carpire notizie sulla mattanza e su un altro delitto, avvenuto nel 2017, nei dintorni di Longone, nella stessa zona. Vittima, in questo caso, un giovane albanese, Metaj Beesnik, trovato sepolto circa un mese dopo la scomparsa nei boschi del Cornizzolo e per la cui morte sarebbe stato recentemente condannato un connazionale, Edmond Como, già entrato nell’inchiesta “Crimine Infinito” sulla ’ndrangheta nell’area e poi assolto. Perché i trafficanti di droga di Erba usavano schede coperte, nel 2020, per fare ricerche online sulla strage? È la domanda che i due giornalisti pongono al centro di quella che potrebbe rivelarsi la chiave per demolire il giudicato a carico della coppia ritenuta responsabile della mattanza nei tre gradi di giudizio conclusi nel 2011. “La circostanza inquietante – spiegano Manti e Montolli – emerge da un’intercettazione riportata nell’ordinanza che ha portato all’arresto di più organizzazioni criminali a fine maggio 2024”, una operazione della polizia sfociata nell’arresto di diversi soggetti appena pochi mesi fa. Il tutto mentre a Brescia, davanti alla Corte d’Appello, si sta giocando la partita cruciale per decidere se le condanne emesse in via definitiva per la strage di Erba siano da rimettere in discussione. E con esse l’intero impianto di una indagine, quella condotta all’epoca dei fatti, che per i legali dei Romano-Bazzi ha fallito completamente portando dietro le sbarre due innocenti.



Strage di Erba, la nuova intercettazione sul massacro di via Diaz: sim riservate per ricerche online sulla mattanza

Nel 2020, quindi, come si legge nel documento portato a galla da Manti e Montolli, presunti trafficanti di droga recentemente finiti nel cono di una operazione sfociata in diversi arresti tra Erba e Como parlavano di “sim riservate” da usare solo per fare ricerche online e non per telefonare. Schede telefoniche che sarebbero servite per acquisire informazioni in Rete sull’omicidio dell’albanese Beesnik avvenuto nella stessa provincia e la strage di Erba. I due fatti, almeno a giudicare dal contenuto riportato dai due giornalisti nel loro podcast su YouTube, sembrerebbero essere messi in relazione dagli stessi interlocutori.



L’intercettazione è stata portata a conoscenza degli avvocati di Rosa Bazzi e Olindo Romano nel 2024 ed è parte di una recentissima inchiesta sul traffico di stupefacenti condotta dalla Dda di Milano e dalla Squadra mobile di Como. Il particolare che balza subito agli occhi, come sottolineato dai giornalisti, è che il passaggio della conversazione tra due degli indagati, risalente al 2020 e in cui si parla della strage di Erba e del delitto del 2017 al Cornizzolo, sarebbe stato evidenziato in neretto dagli inquirenti e poi dallo stesso giudice per le indagini preliminari nella ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di alcuni dei soggetti coinvolti nell’indagine come a indicarne un peso specifico notevole. Con questa intercettazione, sottolineano Manti e Montolli, riprende quota la testimonianza del tunisino Abdi Kais, che risultava residente a casa di Raffaella Castagna e Azouz Marouk all’epoca della strage, secondo cui dietro il massacro di via Diaz si celerebbe una faida tra gruppi rivali di tunisini e marocchini per il controllo della piazza di spaccio tra Erba e Merone.

Il contenuto dell’intercettazione e l’ipotesi di un legame tra la strage di Erba e l’omicidio del giovane albanese avvenuto nel 2017

Chi parla nell’intercettazione, ricostruisce Felice Manti sul quotidiano Il Giornale, sono due uomini, di cui uno sospettato di avere un ruolo di primo piano nel traffico di stupefacenti nella zona di Erba. Nella conversazione evidenziata dal gip, parte della recente inchiesta sul presunto sodalizio criminale dedito allo spaccio, si fa riferimento a sim segrete da usare soltanto per fare precise ricerche su Internet: “ – dice uno dei due interlocutori –, ma non chiamerò mai. Sai qual è il problema? Questa qua la uso, riguarda l’omicidio. Chiudi il telefono, ascolta me, chiudi il telefono e i ca**i (inc.). Devi guardare l’omicidio Longone e chiudi. Strage di Erba e chiudi. Non lo devi usare mai per chiamare e mandare WhatsApp, hai capito cosa voglio fare io con questa, hai capito cosa devi fare? Il fatto di Raimondo“.

Quest’ultimo nome, secondo quanto avrebbero rilevato gli inquirenti, come riportano ancora Manti e Montolli, sarebbe riferito a Edmond Como, proprio l’albanese condannato in via definitiva all’ergastolo nel 2023 per l’omicidio del connazionale Metaj Beesnik. Un delitto per questioni di droga, si legge su Il Giorno, eseguito con tre colpi di pistola nella zona di Longone, vicino a Erba, con modalità da vera e propria esecuzione e per il quale lo stesso soggetto sarebbe stato fermato pochi giorni prima dell’intercettazione che lo tirerebbe in ballo nei contenuti che farebbero riferimento anche alla strage di Erba. L’avvocato Fabio Schembri, storico legale di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ha ricevuto notizia di questa intercettazione nelle scorse settimane e, ai microfoni del podcast “Il grande abbaglio”, ha commentato come segue: “Ho appreso di questa indagine dai giornali, non conoscevo questa intercettazione e prendo atto che si fa riferimento alla strage di Erba in un contesto nel quale viene riportata da un gip e quindi avrà un significato ben preciso (…). Certo è che si associa la strage di Erba a un omicidio, parrebbe di comprendere che la funzione di quelle sim fosse fare ricerche in modo del tutto coperto in modo tale da non essere in futuro identificati nella ricerca afferente anche alla strage“.