Sarà la Corte d’Assise di Como a fissare l’udienza pubblica sui nuovi accertamenti della strage di Erba. Al centro ci sarà l’esame di pochi reperti rimasti mai esaminati, trovati nell’appartamento di via Diaz teatro dell’assurdo massacro. All’Adnkronos è intervenuto l’avvocato Schembri, difensore di Rosa e Olindo: “Si tratta di pochi reperti rimasti, in sostanza campioni biologici, sopravvissuti alla distruzione degli oggetti ritrovati nell’appartamento di via Diaz” – ha spiegato – “Dopo la confessione di Olindo e Rosa forse non si ritenne opportuno insistere con le indagini esaminando altro materiale”. Non solo i reperti in oggetto: la difesa ha anche inviato la richiesta di accedere a server e della procura in cui furono depositati i file delle intercettazioni ambientali. “Ci piacerebbe capire perchè sono sparite”, dice ancora il legale. In realtà la storia che ruota attorno ai referti è abbastanza controversa in quanto la difesa chiese di poter analizzare il materiale mai esaminato ma la risposta si rivelò un continuo rimbalzo di competenze tra diverse Corti. Dopo i “no” agli accertamenti, i legali fecero ricorso in Cassazione e nel 2017 fu ammesso l’incidente probatorio rimandando tutto a Brescia dove l’iter fu bloccato ancora per “inammissibilità”. Quindi la nuova impugnazione fino all’udienza del luglio del 2018 in cui la Cassazione rigettò il ricorso rimandando alla Corte d’Assise di Como ma prima della sentenza alcuni oggetti mai analizzati andarono distrutti. Quindi l’ultimo capitolo con la Corte di Como che ha bocciato la richiesta a nuovi accertamenti su reperti rimasti auspicando a un nuovo intervento della Cassazione “che possa fare chiarezza sui poteri del giudice di esecuzione, che sarebbe la stessa Corte d’Assise di Como”. La difesa di Rosa e Olindo, intanto ha annunciato nuovamente una richiesta di revisione del processo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



VIZIO DI FORMA: CASO RIAPERTO?

Si riapre il caso della strage di Erba, per la quale sono stati condannati Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi, vicini di casa di Raffaella Castagna che venne uccisa insieme al figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini. L’episodio risale all’11 dicembre 2006, uno dei più efferati della storia della cronaca nera degli anni recenti. Romano e la Bazzi furono indicati sin da subito come i responsabili, loro stessi ammisero la colpa, dovuta, dicono, a continue liti fra vicini. Ma dal punto di vista delle indagini e da quello tecnico, hanno poi dichiarato a Quarto Grado e Le Iene che sono ben poche le prove concrete che portavano a loro. Numerosi poi i reperti andati distrutti per colpa delle forze dell’ordine e della magistratura.



LA CASSAZIONE ORDINA UNA NUOVA UDIENZA

I due hanno presentato ricorso ricevendo un no all’apertura di nuove indagini parte della Corte d’Assisi di Como, ma oggi la Cassazione ha qualificato il ricorso come opposizione e, quindi, ha trasmesso di nuovo gli atti alla Corte d’assise di Como. Sarà fissata una udienza, per ottenere nuove indagini, nuovi esami su campioni biologici trovati sul luogo della strage e su un vecchio telefono cellulare, nonché l’accesso ai server della procura per analizzare le registrazioni delle intercettazioni ambientali compiute subito dopo il delitto. Entro un mese i giudici di Como devono adesso fissare l’udienza. E’ presto per sapere se le richieste di nuove indagini saranno aperte, ma intanto è stato sollevato un legittimo dubbio sulle indagini che hanno portato alla condanna all’ergastolo.

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