Ancora una bambina trovata morta sulle spiagge della Tripolitania, vittima di un naufragio di migranti. Come il bambino siriano deceduto sulle spiagge della Turchia, come quelli che annegano cercando di attraversare il Rio Grande tra Stati Uniti e Messico. Non esistono più migranti nordafricani e basta, ma l’intera parte del mondo meridionale è in movimento verso il nord. Si torna a parlare di migranti libici adesso che una bimba di cinque mesi, restituita dal mare sulla spiaggia di Sourman, in Libia, dopo l’ultimo naufragio in cui quattro giorni fa hanno perso la vita 12 persone, tra cui due bambini, 18 i superstiti. La piccola era una dei due bimbi a bordo del gommone. Il giorno prima altre 60 persone avevano perso la vita in un altro naufragio vicino alle coste della Tunisia. Troppo occupati con il coronavirus, nessuno pensa più all’emergenza migranti e alla guerra civile che infuria in Libia dove gli stessi che di giorno combattono con le divise, di notte diventano trafficanti di uomini per finanziare la loro guerra, come ci racconta Mussie Zerai, sacerdote cattolico eritreo che vive in Italia e si occupa di migranti e di rifugiati politici dall’Eritrea, dall’Etiopia e non solo. “L’Africa — aggiunge — è diventata terreno di guerra di diverse potenze internazionali che così non devono più combattere a casa loro. Si parla di jihadisti, di stragi in Sudan, Centrafrica, Nigeria e Libia, ma sono solo il braccio di potenze straniere”.
Secondo i dati di Frontex, il numero dei migranti dalla Libia è triplicato da gennaio a maggio rispetto allo scorso anno. Tanti continuano a morire, ma probabilmente a causa del coronavirus nessuno ne parla più. Qual è la sua impressione?
È sempre stato così. Nessuno si è mai interessato di questa gente, se non per tutelare i propri interessi politici o economici in Libia. Se ne sono disinteressati del tutto. Quanto, poi, all’aumento dei migranti in queste ultime settimane, corrisponde alla solita logica: quando si avvicina l’estate e il mare è più calmo, ne partono di più.
C’è anche la guerra civile in Libia, che rende la situazione più drammatica. Da tempo i migranti partono dalla zona vicino alla Tunisia e non più dalla Cirenaica. Come mai?
Con il caos della guerra i trafficanti ne approfittano per guadagnarci doppiamente, sono gli stessi che di giorno indossano la divisa e di notte fanno partire i gommoni. Partono da quella zona perché è quella più coinvolta nei combattimenti, dove c’è più caos. Dalla Cirenaica non parte quasi più nessuno. Il caos è in Tripolitania, dove si combatte aspramente, dove c’è il governo difeso dalla comunità internazionale, anche se in realtà il potere è in mano a varie milizie, che fanno quello che vogliono.
Sempre in quella zona, in questi giorni, sono state rinvenute alcune fosse comuni. L’Italia ha chiesto che sia avviata una commissione indipendente per individuare i responsabili. Che ne pensa?
L’Italia avrebbe dovuto farlo prima, non oggi. Ma l’Italia ha perso terreno. Adesso deve tentare di salvare quel poco dei suoi interessi che le rimangono. Ma anche l’Italia non si è mai interessata veramente della Libia ed è ancor più grave, perché in quanto ex colonia ha delle responsabilità morali. Nelle situazioni non curate in tempo è più difficile poi accorgersi di quando altre potenze subentrano.
Lei è sempre in contatto con i migranti in Libia?
Sì, sono in contatto con i centri di detenzione. La gente mi chiede aiuto, ma data la situazione di guerra non si sa a chi rivolgersi. In Italia, prima che scoppiasse la pandemia, avevamo chiesto di creare un corridoio umanitario per far evacuare le persone presenti nei centri di detenzione, affinché non vengano usate per ricattare l’Italia. Invece si sono firmati accordi pericolosi. Io l’ho fatto presente: guardate che vi state consegnando ai ricatti, lo avete già fatto con la Turchia, lo state ripetendo con la Libia: useranno i migranti per ricattarvi.
Questi morti, come la bambina deceduta sulle spiagge della Tripolitania, pesano sulla nostra coscienza…
Sì, come tutte le persone ammazzate, decine di migranti, per rappresaglia dopo l’arresto di alcuni trafficanti in Libia. Erano gli stessi pagati con i fondi europei per fermare i migranti ed ecco cosa succede. Il fatto che più mi addolora è il rovesciamento della coscienza umana, che si ripete da almeno dieci anni.
Cosa intende dire?
I diritti dei più poveri non vengono più considerati diritti, contano solo i diritti dei potenti, dei ricchi. Ma non è così: anche gli ultimi hanno i loro diritti.
(Paolo Vites)